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Cr: ddl 71 riforma enti locali, relatore minoranza Capozzella (5)

13.11.2019
11:58
(ACON) Trieste, 13 nov - RCM - "L'unico dato certo di questa riforma è che le Unioni territoriali intercomunali (Uti) spariranno. I Comuni potranno scegliere di continuare l'esperienza associativa, ma sotto un altro nome: le Comunità".

Così il secondo relatore di minoranza del disegno di legge di riforma degli enti locali, Mauro Capozzella (M5S), che aggiunge: "La volontarietà di questi strumenti di aggregazione raggiunge in questo ddl la sua massima declinazione, fino a diventare libera e incontrollata autodeterminazione. Non solo i Comuni, di qualunque dimensione, vengono lasciati liberi di aderire o meno a qualsivoglia Comunità, ma non vengono delineati né vincoli geografici, né funzioni da gestire in forma associata attraverso il nuovo ente. Non sono previsti neppure contributi all'avvio e non vengono declinate regole o obblighi".

Nel riassumere le disposizioni del provvedimento, Capozzella cita i nuovi enti di decentramento territoriale, che avranno la funzione di gestire l'edilizia scolastica di secondo grado lasciando ai Comuni la proprietà degli edifici e le relative responsabilità. "Auspichiamo che tali enti siano in grado di fronteggiare un'emergenza che non si può più rimandare e che si gioca sulla pelle delle nuove generazioni. Permane qualche dubbio sulla loro capacità di fronteggiare la situazione rispetto a un organico non adeguato, unitamente alla convinzione che la sola funzione dell'edilizia scolastica e la dimensione territoriale di tali nuovi soggetti siano insufficienti rispetto alle vere esigenze del territorio.

"L'errore di fondo in cui la Giunta incappa, a mio parere, è la convinzione che valorizzare il ruolo delle realtà locali e delle peculiarità del territorio voglia dire lasciare ai singoli la totale libertà di determinarsi; libertà tale da poter decidere se aderire o meno a forme di aggregazione che oggi risultano imprescindibili in un'azione amministrativa efficace ed efficiente. Questo almeno per le realtà territoriali di piccole dimensione, che da una aggregazione razionale uscirebbero rafforzati".

Sintomatico infatti, per Capozzella, è che si sia scelto "di non operare così nei territori di montagna, in cui l'adesione alle rispettive Comunità è obbligatoria. Tutto questo mi porta a dire che sarebbe più utile che l'adesione alle Comunità, almeno sotto una certa soglia, fosse obbligatoria e questo non solo per dare uniformità a un territorio che da questa riforma rischia di uscire disomogeneo, ma anche per dare a questo strumento la reale capacità di incidere positivamente sulle politiche regionali".

A suo dire, ci vorrebbe più coraggio perché le Comunità dovrebbero rappresentare "un primo passo verso un naturale sviluppo delle aggregazioni, prevedendo che dopo un periodo di convivenza attraverso l'istituzione delle Comunità, gli enti che ne facciano parte possano convogliare a giuste nozze creando un vero e nuovo ente che sia sintesi ed espressione delle precedenti realtà associative".

(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)

(segue)



Il consigliere regionale del M5S, Mauro Capozzella (foto Acon)