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Cr: ddl 71 riforma enti locali, relatore minoranza Bidoli (6)

13.11.2019
12:11
(ACON) Trieste, 13 nov - RCM - La cosiddetta riforma delle Unioni territoriali intercomunali (Uti), che ha visto la luce con la legge regionale 26/2014, non è riuscita a dare risposta alle criticità con cui gli enti locali devono confrontarsi quotidianamente e che rischiano di paralizzare la loro attività. La fine delle Province ha fatto allontanare il territorio da alcuni processi decisionali a causa dell'accentramento di funzioni in capo alla Regione, con conseguente trasferimento di personale all'amministrazione regionale medesima.

Lo ha detto Giampaolo Bidoli (Patto), terzo relatore di minoranza del disegno di legge n. 71 sul coordinamento di funzioni e servizi tra gli enti locali.

Con questo provvedimento - ha aggiunto -, diamo il via a un'altra riforma del sistema di governance regionale dove le protagoniste sono le Comunità, le Comunità di montagna e la Comunità collinare. Sono proposti strumenti già noti e in cui si introduce una nuova sovrastruttura locale (la Comunità) che, abbandonato ogni approccio impositivo, sarà caratterizzata dalla massima libertà di scelta di adesione per i Comuni, ma seppure invocate a gran voce da lungo tempo, la norma non contiene incentivi economici o di altro tipo per queste nuove forme di gestione del territorio, lasciando i Comuni, ancora una volta, abbandonati a loro stessi.

La Regione - ha spiegato ancora Bidoli - in questo modo abdica al ruolo di indirizzo e programmazione generale che naturalmente le compete, lasciando uno spazio di libertà totale i cui esiti, senza una visione-guida di ampio respiro, rischiano di frustrare le possibilità di lavoro associato e coordinato tra i vari enti locali. Il Consiglio delle autonomie locali ha individuato alcune questioni dirimenti il funzionamento delle Comunità: il principio di adeguatezza, la necessità di un sostegno economico per i costi di avvio, la valorizzazione della promozione e sviluppo del territorio attraverso un'attività di programmazione pluriennale guidata dalla Regione, la previsione di definire la forma di governo attraverso gli Statuti e non esclusivamente ex lege. Ci auguriamo che queste richieste, e in generale le richieste che arrivano dai sindaci, trovino ascolto.

Anche per lui, gli enti regionali di decentramento amministrativo sono l'embrione delle vecchie/nuove Province, perciò rappresentano "una soluzione provvisoria in cui verranno allocate alcune funzioni (prima delle Province, poi delle Uti) in attesa che si istituiscano i nuovi enti di area vasta. Non possiamo fare ameno di chiederci se sia veramente necessario istituire un ente che nasce commissariato, o se non si possa trovare una forma istituzionale meno laboriosa per dare risposte amministrative nel campo dell'edilizia scolastica, e quale sia la strada che si prospetta per questi enti nell'immediato e nel prossimo futuro".

Un'ultima perplessità, per Bidoli, arriva dal coordinamento delle misure introdotte dal ddl: con le Comunità si crea un ulteriore livello di ente locale, perciò ci troveremo "con ben quattro livelli di governo territoriale. Sarà necessario un pesante sforzo per identificare gli strumenti per amministrare questa complessità evitando di cadere in uno stato caratterizzato dalla confusione, dall'immobilismo e dalla mancanza di una visione organica del sistema".

(foto su www.consiglio.regione.fvg.it; immagini alle tv)

(segue) RCM



Il consigliere regionale del Patto per l'Autonomia, Giampaolo Bidoli (foto Acon)