Patto: riforma enti locali flop, territorio inascoltato
(ACON) Trieste, 14 nov - COM/RCM - "Quando abbiamo iniziato a
discutere la legge di riforma degli enti locali - dichiara il
capogruppo di Patto per l'autonomia, Massimo Moretuzzo - avevamo
chiesto con ferma convinzione che si ascoltassero le istanze dei
sindaci, che ormai da anni domandano interventi risolutivi ai
problemi che quotidianamente li assillano. In Aula, però, abbiamo
visto un film ormai ben noto: arroccata nelle sue posizioni, la
maggioranza non è stata capace di accogliere niente di ciò che il
territorio chiedeva. Ecco, dunque, che ci troviamo di fronte a
ben precise richieste avanzate dal Consiglio delle autonomie
locali (in primis soglia minima di abitanti o del numero dei
Comuni per la costituzione delle Comunità e sostegno economico
nella fase di start up di costituzione delle Comunità) che sono
rimaste lettera morta.
"Questo tuttavia non è l'unico appello caduto nel vuoto",
aggiunge Moretuzzo. "Infatti la stessa sorte è toccata anche
all'appello di numerosi sindaci dei Comuni friulanofoni di
riconoscere l'Assemblea di Comunità linguistica friulana come
ente locale non territoriale, dotato di piena personalità
giuridica, con un'autonomia amministrativa e contabile che le
permettesse di esercitare appieno il ruolo cui è deputata".
L'esponente di opposizione fa sapere che il suo Gruppo ha
ritenuto utile presentare un emendamento che accogliesse questa
richiesta, ma la maggioranza ha deciso di bocciarla.
Nel corso della seconda giornata di discussione, Moretuzzo ha
inoltre evidenziato che, "al di là di quanto proclamato dal
presidente Fedriga e di quanto si propone sulla carta, l'unico
risultato certo è il maldestro tentativo di reintrodurre le
Province attraverso l'istituzione degli enti di decentramento
regionale: li potremmo definire un contenitore senza contenuto, i
cui costi sono ancora tutti da scoprire anche perché nascono già
commissariati. Domattina la burocrazia con cui i sindaci devono
scontrarsi sarà la stessa di prima e il personale nei Comuni sarà
sempre quello, ma almeno l'Esecutivo è riuscito anche questa
volta - come aveva fatto con le Ater - a creare nuove poltrone su
cui far accomodare i propri amici, con buona pace dei sindaci
che, da domani, continueranno a confrontarsi con gli stessi
identici problemi di sempre senza una vera rivoluzione negli
strumenti messi a loro disposizione da parte dell'amministrazione
regionale".
"Infine, per quanto riguarda la questione della montagna e di chi
la vive - conclude il consigliere Bidoli -, c'era l'urgente
bisogno di soluzioni che in questo disegno di legge non sono
nemmeno delineate: le Comunità di montagna non sono di sicuro
quello che serve. Nulla c'è, invece, rispetto a una visione di
ampio respiro o a un chiaro segno che la Regione abbia evidenza
della direzione che vuole perseguire negli anni a venire per far
fronte a quanto rischia di compromettere per sempre la vita di
quei territori".