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Lega: Bordin/Di Bert/Nicoli/Giacomelli, mozione stop MES

03.12.2019
16:12
(ACON) Trieste, 3 dic - COM/MPB - "Attivarsi nei confronti del presidente del Consiglio dei Ministri affinché la sottoscrizione della riforma del MES - European Stability Mechanism - resti subordinata sia a una modifica sostanziale dei suoi contenuti e secondo le ulteriori modifiche che il Parlamento vi intenderà apportare in sede di approvazione, sia alla parallela e contestuale trattazione dei temi dell'unione bancaria e della nascita di un bilancio complessivo della zona euro, solo all'esito dei quali potrà essere espressa una condivisione politica di tutte le misure interessate, secondo una logica di equilibrio complessivo".

E' l'obiettivo della mozione depositata a firma dei capigruppo di maggioranza, Bordin (Lega), Nicoli (Forza Italia), Di Bert (Progetto FVG), Giacomelli (Fratelli d'Italia).

"L'approvazione del trattato relativo all'introduzione del MES è in discussione in Parlamento, documento elaborato nelle competenti sedi Comunitarie e approvato, per quanto è emerso nel corso dal dibattito parlamentare, dal Presidente del Consiglio. L'approvazione di tale trattato non può che passare attraverso un approfondito e consapevole vaglio parlamentare.

"Le modalità con le quali è stato elaborato e approvato il documento - commentano i capigruppo - sembrano essere venute meno dei principi di trasparenza ineludibili in un contesto partecipativo e democratico.

"Sono stati disattesi i contenuti della risoluzione numero 192 della Camera dei Deputati, dello scorso 19 giugno, con la quale, ai punti 10 e 11 si impegnavano il Governo e il presidente del Consiglio a non approvare il MES, con lo specifico mandato di opporsi ad assetti normativi che finiscano per costringere alcuni Paesi verso percorsi di ristrutturazione predefiniti e automatici, con sostanziale esautorazione del potere esecutivo di elaborare in autonomia politiche economiche efficaci, e di non approvare modifiche che prevedano condizionalità che finiscano per penalizzare quegli Stati membri che più hanno bisogno di riforme strutturali e investimenti, e che minino le prerogative della Commissione europea in materia di sorveglianza fiscale.

"La riforma del MES - spiegano gli esponenti di maggioranza - non può essere svincolata e distinta dai temi correlati dell'unione bancaria e della nascita di un bilancio complessivo della zona euro, solo all'esito dei quali potrà essere espressa una condivisione politica di tutte le misure interessate, secondo una logica di equilibrio complessivo. Nel caso siano state disattese tutte le premesse fondamentali relative a tale passaggio fondamentale per il futuro economico e sociale del nostro Paese, sono evidenti le ripercussioni, dirette e indirette, anche sul sistema regionale e delle autonomie, alla luce degli obblighi di solidarietà interna e di bilancio costituzionalmente vigenti".

Concludono i capigruppo, "con l'approvazione del MES, è stato da più parti paventato, per taluni Paesi, il rischio 'Grecia', facendo riferimento agli accordi capestro che hanno condizionato la concessione di un prestito 'girato', per la quasi totalità, a banche Tedesche e Francesi. La 'ristrutturazione del debito' ha imposto a quel Paese riforme sociali ed economiche drammatiche che hanno avuto l'effetto di spingere larga parte di quella popolazione in condizioni di indigenza e di miseria, compromettendo altresì l'erogazione dei servizi pubblici essenziali, imponendo licenziamenti forzati, riducendo drasticamente l'importo delle pensioni".



La mozione sul MES