Lega: Bordin/Di Bert/Nicoli/Giacomelli, mozione stop MES
(ACON) Trieste, 3 dic - COM/MPB - "Attivarsi nei confronti del
presidente del Consiglio dei Ministri affinché la sottoscrizione
della riforma del MES - European Stability Mechanism - resti
subordinata sia a una modifica sostanziale dei suoi contenuti e
secondo le ulteriori modifiche che il Parlamento vi intenderà
apportare in sede di approvazione, sia alla parallela e
contestuale trattazione dei temi dell'unione bancaria e della
nascita di un bilancio complessivo della zona euro, solo
all'esito dei quali potrà essere espressa una condivisione
politica di tutte le misure interessate, secondo una logica di
equilibrio complessivo".
E' l'obiettivo della mozione depositata a firma dei capigruppo di
maggioranza, Bordin (Lega), Nicoli (Forza Italia), Di Bert
(Progetto FVG), Giacomelli (Fratelli d'Italia).
"L'approvazione del trattato relativo all'introduzione del MES è
in discussione in Parlamento, documento elaborato nelle
competenti sedi Comunitarie e approvato, per quanto è emerso nel
corso dal dibattito parlamentare, dal Presidente del Consiglio.
L'approvazione di tale trattato non può che passare attraverso un
approfondito e consapevole vaglio parlamentare.
"Le modalità con le quali è stato elaborato e approvato il
documento - commentano i capigruppo - sembrano essere venute meno
dei principi di trasparenza ineludibili in un contesto
partecipativo e democratico.
"Sono stati disattesi i contenuti della risoluzione numero 192
della Camera dei Deputati, dello scorso 19 giugno, con la quale,
ai punti 10 e 11 si impegnavano il Governo e il presidente del
Consiglio a non approvare il MES, con lo specifico mandato di
opporsi ad assetti normativi che finiscano per costringere alcuni
Paesi verso percorsi di ristrutturazione predefiniti e
automatici, con sostanziale esautorazione del potere esecutivo di
elaborare in autonomia politiche economiche efficaci, e di non
approvare modifiche che prevedano condizionalità che finiscano
per penalizzare quegli Stati membri che più hanno bisogno di
riforme strutturali e investimenti, e che minino le prerogative
della Commissione europea in materia di sorveglianza fiscale.
"La riforma del MES - spiegano gli esponenti di maggioranza - non
può essere svincolata e distinta dai temi correlati dell'unione
bancaria e della nascita di un bilancio complessivo della zona
euro, solo all'esito dei quali potrà essere espressa una
condivisione politica di tutte le misure interessate, secondo una
logica di equilibrio complessivo.
Nel caso siano state disattese tutte le premesse fondamentali
relative a tale passaggio fondamentale per il futuro economico e
sociale del nostro Paese, sono evidenti le ripercussioni, dirette
e indirette, anche sul sistema regionale e delle autonomie, alla
luce degli obblighi di solidarietà interna e di bilancio
costituzionalmente vigenti".
Concludono i capigruppo, "con l'approvazione del MES, è stato da
più parti paventato, per taluni Paesi, il rischio 'Grecia',
facendo riferimento agli accordi capestro che hanno condizionato
la concessione di un prestito 'girato', per la quasi totalità, a
banche Tedesche e Francesi. La 'ristrutturazione del debito' ha
imposto a quel Paese riforme sociali ed economiche drammatiche
che hanno avuto l'effetto di spingere larga parte di quella
popolazione in condizioni di indigenza e di miseria,
compromettendo altresì l'erogazione dei servizi pubblici
essenziali, imponendo licenziamenti forzati, riducendo
drasticamente l'importo delle pensioni".