Patto: Moretuzzo, FVG in ginocchio e crisi Safilo non sarà l'ultima
(ACON) Trieste, 11 dic - COM/CMC - "Una situazione drammatica,
che coinvolge oltre 250 famiglie e rispetto alla quale le
istituzioni rischiano di rimanere più che senza parole (quelle ci
sono sempre), senza strumenti concreti per agire. In situazioni
come queste siamo in balia di processi legati ai mercati globali
rispetto ai quali non c'è sovranismo che tenga. La potenza
economica, finanziaria, demografica di altre zone del mondo è
nettamente superiore e, pertanto, dobbiamo avere il coraggio di
dirci la verità: la crisi della Safilo non è la prima e - per
quanto sia duro da accettare - non sarà l'ultima.
Ad affermarlo è il capogruppo del Patto per l'Autonomia, Massimo
Moretuzzo, che aggiunge: "E anche quando la storia si ripeterà,
noi continueremo a raccontarci sempre le stesse cose: che in
queste aziende abbiamo ottime professionalità, che il mercato di
quel particolare settore non è in crisi, che la colpa sta nel
management che non ha saputo o voluto trovare le soluzioni
idonee. Tutte considerazioni spesso condivisibili, ma lamentarci
del destino cinico e baro non cambierà di certo la realtà delle
cose".
"Io credo, invece, che ci siano almeno due elementi su cui è
possibile e necessario agire. Il primo - prosegue - è quello di
elaborare una nostra visione di quello che vogliamo sia questa
terra fra 15 o 20 anni, in una prospettiva di medio-lungo
periodo. Si tratta insomma di decidere se vogliamo rimanere in
balia degli eventi che ci stanno travolgendo, oppure se vogliamo
prendere uno dei treni che stanno passando. Personalmente non ho
dubbi: il treno è quello dell'Unione Europea e del Green New Deal
di cui ha parlato ieri Ursula von der Leyen, quel treno che
dovrebbe portare l'Unione Europea alla neutralità climatica entro
il 2050.
"Non è solo una questione etica o ambientale - spiega Moretuzzo
-, si tratta di un modello di sviluppo e di business per il
nostro tessuto produttivo. Un treno che porterà con sé 1000
miliardi di euro di investimenti della Banca europea per gli
investimenti. Per prenderlo, dobbiamo anticipare gli scenari,
interpretare a modo nostro la svolta Green di cui parla la
presidentessa della Commissione Europea, calare queste
riflessioni sulla nostra realtà e, soprattutto, su quello che
sarà il nostro territorio nei prossimi anni. Basta rileggersi il
dossier dell'Arpa sugli impatti dei cambiamenti climatici sul
Friuli-Venezia Giulia per capire che questo comporta - ed è il
secondo elemento su cui agire - di immaginare e mettere in campo
investimenti diversi, straordinari: nei settori dell'agricoltura,
del turismo invernale montano, delle infrastrutture per
approvvigionamento idrico.
"Servono azioni mirate e urgenti alla luce dell'attuale
situazione dell'economia regionale: negli ultimi 10 anni il
Friuli-Venezia Giulia (peraltro sempre più 'vecchio') ha perso
oltre 5.246 imprese (-6,4%); tra il 2009 e il 2018 la manifattura
regionale ha perso 1.541 imprese (-14,5%), i trasporti quasi un
quarto, il commercio oltre l'11%. Tra il 2008 e il 2017 l'export
del Nordest cresce dell'11,6%, mentre quello della provincia di
Udine perde il 15,7% e quella di Pordenone l'11,2%. Nel 2018 i
lavoratori inutilizzati dall'economia del Friuli-Venezia Giulia
(cioè la somma di disoccupati, scoraggiati e sospesi) sono tra le
70 e le 80 mila unità (erano 44 mila 10 anni fa) e la situazione
è ancora peggiore nei primi 9 mesi del 2019, un calo dei nuovi
rapporti di lavoro del 5,4%, che significa 6.400 assunzioni in
meno e la produzione per la prima volta in calo dal 2013, come ci
dice Confindustria sulla stampa di oggi.
"Una situazione talmente grave da favorire un flusso costante
negli ultimi anni di espatri di laureati e diplomati dal
Friuli-Venezia Giulia verso destinazioni più attraenti: nel 2018
sono emigrati 2800 regionali".
"A fronte della situazione straordinaria che sta vivendo la
nostra regione da 10 anni a questa parte e che non ha eguali nel
resto del nord Italia, la manovra finanziaria regionale è
totalmente inadeguata. Che fare? Come agire? È evidente che
l'unica possibilità che abbiamo è quella di investire in quei
settori che sono coerenti con una visione 'verde' e che hanno un
alto effetto moltiplicatore. Il più efficace è quello della
rigenerazione del capitale territoriale, a partire dalla
riqualificazione del patrimonio abitativo della nostra regione".
"E in questo specifico settore, come abbiamo ricordato in tutte
le manovre finanziarie di questa legislatura, c'è una assenza
clamorosa della Giunta. Se la precedente misura prevista per il
riuso del patrimonio immobiliare non andava bene perché si
tergiversa così tanto per trovare i correttivi necessari? La
possibilità di trovare una nostra dimensione dentro la partita
globale che viene giocata sopra le nostre teste passa anche da
qui".
Il sociologo Mauro Magatti dell'Università Cattolica di Milano
nell'evidenziare la necessità di un cambio di paradigma per
uscire dalla crisi, scrive: "Il treno della storia sta passando
davanti ai nostri occhi. Proviamo a non perderlo". Credo che
questo valga a maggior ragione per la nostra regione".