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Garante: emergenza coronavirus e situazione carceraria

11.03.2020
18:07
(ACON) Trieste, 11 mar - Il Garante regionale per i diritti della persona, Paolo Pittaro, con una riflessione che riguarda anche la situazione in Friuli Venezia Giulia, interviene in merito alla situazione carceraria a seguito della normativa sull'emergenza Coronavirus e al forte allarme che ha investito nei giorni scorsi gli istituti penitenziari italiani anche con rivolte e decessi, fortunatamente non nelle carceri della nostra regione.

"La normativa vigente deve essere ben conosciuta e interpretata", spiega con una nota il Garante che formula anche una serie di considerazioni di fondo circa la possibile diffusione del virus all'interno delle carceri. "Se, come è scontato, tutti gli sforzi delle istituzioni del Paese vengono dedicati a contrastare il diffondersi del virus, paradossalmente i soggetti ristretti in carcere, vivendo una situazione interna per così dire blindata, non dovrebbero presentare possibilità di insinuazione del virus. Tuttavia, se questo dovesse avvenire, la diffusione dello stesso all'interno potrebbe essere di particolare gravità proprio perché in una comunità non solo rinchiusa ma molto affollata. Pertanto - sottolinea Pittaro - sorge la necessità di impedire che il virus venga portato dall'esterno all'interno, superando la blindatura dello stesso".

Il Garante ricorda al proposito che il decreto-legge n.11 dell'8 marzo 2020, stabilisce che negli istituti penitenziari e negli istituti penali per minorenni, dal 9 marzo e sino al 22 marzo 2020, i colloqui con i congiunti o con altre persone cui hanno diritto i condannati, gli internati e gli imputati, sono svolti a distanza, mediante, ove possibile, apparecchiature e collegamenti di cui dispone l'amministrazione penitenziaria e minorile o mediante corrispondenza telefonica, che può essere autorizzata oltre i limiti della normativa vigente.

"La disposizione, pertanto, attiene alla tutela della salute dei detenuti stessi, impedendo che il contatto e la stessa vicinanza fisica con terzi provenienti dall'esterno possa favorire la penetrazione nel virus nel delicato ambiente carcerario" - spiega Pittaro che evidenzia come a tali incontri materiali dovrà supplire, da un lato, ove possibile, la comunicazione a distanza, per via telematica, anche visiva, ad esempio mediante Skype, e, comunque, con una corrispondenza telefonica allargata, ossia con una frequenza ed un tempo superiori a quelli previsti dalla normativa vigente.

"Tale provvedimento implica un sacrificio ulteriore a chi si trova ristretto nella sua libertà personale, ma è pure vero che è disposto a tutela della propria salute e di quella dei suoi compagni" - aggiunge il Garante ricordando che la misura è comunque temporanea, in quanto valida fino al 22 marzo e richiamando un altro passaggio della disposizione che prevede che, in considerazione delle evidenze rappresentate dall'autorità sanitaria, la magistratura di sorveglianza possa sospendere fino al 31 maggio 2020 la concessione dei permessi premio e del regime di semilibertà.

"Il forte disagio derivante da tali misure ha innescato le rivolte dei giorni scorsi in vari istituti, da parte dei detenuti, che - siano esse spontanee ovvero anche strumentalizzate - hanno unito al divieto dei colloqui con i familiari anche la protesta per il sovraffollamento carcerario, richiedendo provvedimenti di amnistia e di indulto. Tale sovraffollamento è un drammatico dato di fatto - sottolinea il Garante regionale che ricorda come, in base ai rilievi del 28 febbraio scorso, a fronte di una capienza nazionale di 50.931 unità, le presenze nei 159 istituti fosse pari a 61.230 detenuti -. Per quanto riguarda i cinque istituti penitenziari del Friuli Venezia Giulia (Trieste, Gorizia, Udine, Pordenone e Tolmezzo), a fronte di una capienza regolamentare di 479 unità i detenuti erano complessivamente 663".

Secondo Pittaro, pertanto, "appare ben comprensibile e condivisibile l'invito, formulato dal Garante nazionale, Mauro Palma, a 'mettere in campo misure straordinarie volte ad alleggerire le situazioni di sovraffollamento superando un concetto di prevenzione fondato sulla chiusura al mondo esterno, affiancando a provvedimenti di inevitabile restringimento misure che diano la possibilità di ridurre le criticità che la attuale situazione carceraria determina'".

Infine, il Garante regionale si dice sicuro che i soggetti ristretti negli istituti penitenziari hanno viepiù la consapevolezza che i provvedimenti attengono esclusivamente alla tutela della loro salute, imponendo comprensibili sacrifici, così come avviene per il resto del Paese che si trova, per altro verso e con lo stesso provvedimento, limitato nei suoi spostamenti e nella sua vita quotidiana ed esprime "gratitudine a tutto il meccanismo che opera alla sua efficacia: i Direttori degli Istituti penitenziari della Regione assieme al personale della Polizia penitenziaria, con la costante collaborazione dei Prefetti, dei Questori, delle Forze dell'ordine, del personale sanitario e dei Garanti comunali dei detenuti (previsti, per ora, solo per Trieste ed Udine) operanti sul campo". ACON/COM/mpb



Il Garante regionale per i Diritti della Persona, Paolo Pittaro