Garante: emergenza coronavirus e situazione carceraria
(ACON) Trieste, 11 mar - Il Garante regionale per i diritti
della persona, Paolo Pittaro, con una riflessione che riguarda
anche la situazione in Friuli Venezia Giulia, interviene in
merito alla situazione carceraria a seguito della normativa
sull'emergenza Coronavirus e al forte allarme che ha investito
nei giorni scorsi gli istituti penitenziari italiani anche con
rivolte e decessi, fortunatamente non nelle carceri della nostra
regione.
"La normativa vigente deve essere ben conosciuta e interpretata",
spiega con una nota il Garante che formula anche una serie di
considerazioni di fondo circa la possibile diffusione del virus
all'interno delle carceri.
"Se, come è scontato, tutti gli sforzi delle istituzioni del
Paese vengono dedicati a contrastare il diffondersi del virus,
paradossalmente i soggetti ristretti in carcere, vivendo una
situazione interna per così dire blindata, non dovrebbero
presentare possibilità di insinuazione del virus. Tuttavia, se
questo dovesse avvenire, la diffusione dello stesso all'interno
potrebbe essere di particolare gravità proprio perché in una
comunità non solo rinchiusa ma molto affollata. Pertanto -
sottolinea Pittaro - sorge la necessità di impedire che il virus
venga portato dall'esterno all'interno, superando la blindatura
dello stesso".
Il Garante ricorda al proposito che il decreto-legge n.11 dell'8
marzo 2020, stabilisce che negli istituti penitenziari e negli
istituti penali per minorenni, dal 9 marzo e sino al 22 marzo
2020, i colloqui con i congiunti o con altre persone cui hanno
diritto i condannati, gli internati e gli imputati, sono svolti a
distanza, mediante, ove possibile, apparecchiature e collegamenti
di cui dispone l'amministrazione penitenziaria e minorile o
mediante corrispondenza telefonica, che può essere autorizzata
oltre i limiti della normativa vigente.
"La disposizione, pertanto, attiene alla tutela della salute dei
detenuti stessi, impedendo che il contatto e la stessa vicinanza
fisica con terzi provenienti dall'esterno possa favorire la
penetrazione nel virus nel delicato ambiente carcerario" - spiega
Pittaro che evidenzia come a tali incontri materiali dovrà
supplire, da un lato, ove possibile, la comunicazione a distanza,
per via telematica, anche visiva, ad esempio mediante Skype, e,
comunque, con una corrispondenza telefonica allargata, ossia con
una frequenza ed un tempo superiori a quelli previsti dalla
normativa vigente.
"Tale provvedimento implica un sacrificio ulteriore a chi si
trova ristretto nella sua libertà personale, ma è pure vero che è
disposto a tutela della propria salute e di quella dei suoi
compagni" - aggiunge il Garante ricordando che la misura è
comunque temporanea, in quanto valida fino al 22 marzo e
richiamando un altro passaggio della disposizione che prevede
che, in considerazione delle evidenze rappresentate dall'autorità
sanitaria, la magistratura di sorveglianza possa sospendere fino
al 31 maggio 2020 la concessione dei permessi premio e del regime
di semilibertà.
"Il forte disagio derivante da tali misure ha innescato le
rivolte dei giorni scorsi in vari istituti, da parte dei
detenuti, che - siano esse spontanee ovvero anche
strumentalizzate - hanno unito al divieto dei colloqui con i
familiari anche la protesta per il sovraffollamento carcerario,
richiedendo provvedimenti di amnistia e di indulto. Tale
sovraffollamento è un drammatico dato di fatto - sottolinea il
Garante regionale che ricorda come, in base ai rilievi del 28
febbraio scorso, a fronte di una capienza nazionale di 50.931
unità, le presenze nei 159 istituti fosse pari a 61.230 detenuti
-. Per quanto riguarda i cinque istituti penitenziari del Friuli
Venezia Giulia (Trieste, Gorizia, Udine, Pordenone e Tolmezzo), a
fronte di una capienza regolamentare di 479 unità i detenuti
erano complessivamente 663".
Secondo Pittaro, pertanto, "appare ben comprensibile e
condivisibile l'invito, formulato dal Garante nazionale, Mauro
Palma, a 'mettere in campo misure straordinarie volte ad
alleggerire le situazioni di sovraffollamento superando un
concetto di prevenzione fondato sulla chiusura al mondo esterno,
affiancando a provvedimenti di inevitabile restringimento misure
che diano la possibilità di ridurre le criticità che la attuale
situazione carceraria determina'".
Infine, il Garante regionale si dice sicuro che i soggetti
ristretti negli istituti penitenziari hanno viepiù la
consapevolezza che i provvedimenti attengono esclusivamente alla
tutela della loro salute, imponendo comprensibili sacrifici, così
come avviene per il resto del Paese che si trova, per altro verso
e con lo stesso provvedimento, limitato nei suoi spostamenti e
nella sua vita quotidiana ed esprime "gratitudine a tutto il
meccanismo che opera alla sua efficacia: i Direttori degli
Istituti penitenziari della Regione assieme al personale della
Polizia penitenziaria, con la costante collaborazione dei
Prefetti, dei Questori, delle Forze dell'ordine, del personale
sanitario e dei Garanti comunali dei detenuti (previsti, per ora,
solo per Trieste ed Udine) operanti sul campo".
ACON/COM/mpb