FI: Nicoli, nessuno sviluppo commerciale dai rapporti con la Cina
(ACON) Trieste, 9 apr - "Sinora gli accordi diplomatici e
commerciali con la Cina non hanno prodotto l'attesa Nuova Via
della seta: è passato circa un anno dall'avvio dei rapporti che,
nelle previsioni dell'Autorità di sistema portuale del mare
Adriatico orientale, avrebbero dovuto sviluppare un imponente
traffico merci tra il porto di Trieste e la Repubblica popolare,
ma ancora tutto è sulla carta".
Lo afferma, in una nota, il capogruppo di Forza Italia in
Consiglio regionale, Giuseppe Nicoli, commentando quanto apparso
sulla stampa circa il "congelamento", ricondotto alla pandemia di
Coronavirus, dell'annunciata piattaforma per esportare in Cina il
vino del nordest.
"Forza Italia - continua Nicoli - è sempre stata critica sui
rapporti con la Cina sui quali invece l'Autorità di sistema cerca
sempre di portare attenzione, da quand'era in carica il governo
gialloverde, che ha dato il via alle intese, sino alla mozione
approvata in Consiglio regionale sulla necessità di monitorare
gli sviluppi di questa iniziativa, considerando le diversità di
sistemi valoriali tra i due Paesi in campo. Sinora - prosegue il
capogruppo - gli accordi commerciali non pare abbiano consegnato
risultati apprezzabili e non sembravano esserci novità
significative, se non annunci, ben prima dell'emergenza Covid-19.
Quest'ultima, ricordiamo, in Cina non ha comportato l'isolamento
dell'intero Paese, dove si continua a produrre, ma della sola
regione dov'è partita la pandemia che sta vivendo tutto il mondo.
La Cina ci invia medici e mascherine per dimostrare il suo
altruismo, per dimostrare che tiene al nostro benessere, ma non
posso continuare a non pensare che l'obiettivo a lungo termine
del governo comunista cinese, peraltro già concretizzatosi in
altre parti del continente, sia quello di impossessarsi di
importanti infrastrutture nel Mediterraneo unicamente per
agevolare le proprie esportazioni di prodotti a basso prezzo e
qualità: una concorrenza insostenibile per le nostre realtà, che
metterà in crisi il mercato interno dell'Europa e degli stati che
la compongono".
"Mi sembra evidente - conclude Nicoli - che il rapporto non
funzioni e la bilancia commerciale continui a pendere nettamente
dalla parte degli interessi cinesi, con l'attuale beneficenza
all'Italia e all'Europa che appare fatta per mero ritorno
mediatico. Questa pandemia sì cambierà molte cose, compresa la
nostra economia, ma la via non è quella di subire il modello
dittatoriale cinese di una manodopera a due euro l'ora, bensì
quella di valorizzare i prodotti regionali e italiani".
ACON/COM/mpb