Coronavirus: Polimeni (Asfo), con Rsa Sacile pronti se nuova emergenza
Già assunti nel Pordenonese 37 nuovi infermieri, presto altri 18
(ACON) Trieste, 23 lug - "Grazie per questa occasione di
confronto trasparente, utile per fare sintesi dei problemi ma che
mi offre anche l'opportunità di ringraziare tutti gli operatori
che in questo periodo hanno messo in capo le proprie energie
psico-fisiche per contrastare l'emergenza Covid-19, un lavoro che
ha portato il sindaco di Pordenone a offrirci il sigillo della
città, una delle massime onorificenze del Comune che ho traslato
al Santa Maria degli Angeli".
È quanto affermato dal direttore generale dell'Azienda sanitaria
Friuli Occidentale (Asfo), Joseph Polimeni, illustrando alla III
Commissione del Consiglio regionale le politiche di Asfo sulla
gestione del Coronavirus durante la Fase 1 e le azioni da attuare
nelle fasi successive dal punto di vista sanitario-ospedaliero e
territoriale.
Il discorso è stato poi ampliato dalle domande dei consiglieri
sulla comunicazione agli amministratori locali delle scelte
strategiche dell'azienda; sui tempi delle liste d'attesa; sulle
assunzioni e licenziamenti di personale medico, infermieristico e
dirigenziale; sulla situazione delle sale operatorie; sulla
Residenza sanitaria assistenziale (Rsa) di Sacile; su presente e
futuro dell'ospedale di Pordenone, tanto dell'attuale quanto di
quello in costruzione; sugli investimenti che si intendono
indirizzare verso l'hub ospedaliero di San Vito al
Tagliamento-Spilimbergo piuttosto che i presidi per la salute di
Sacile e Maniago; sui pediatri di libera scelta per l'area
pedemontana. E, non da ultimo, sullo sciopero indetto per domani,
venerdì 24 luglio, di tutto il personale dell'Azienda sanitaria,
pur garantendo i servizi essenziali.
"Da marzo a maggio, il baricentro è stato ospedaliero - ha
spiegato Polimeni - con il potenziamento dei letti di terapia
intensiva e sub-intensiva, creando reparti Covid e aree di
triage. Questa esperienza ci ha insegnato quanto sia importante
l'integrazione professionale e multidisciplinare in ambito
ospedaliero, esperienza che dovremmo sfruttare per creare
piattaforme assistenziali multidisciplinari. Ora stiamo
accompagnando la prima fase verso il contesto territoriale, dove
spero non venga a mancare lo spirito di collaborazione e dove,
con i sindaci, c'è un rapporto di confronto importante".
La Rsa di Sacile è stata individuata come la più idonea a
ospitare persone positive al Coronavirus, asintomatiche o che
presentano scarsi sintomi (paucisintomatiche), che però non
possono essere curate a domicilio o in altre strutture. "Perché
tra ospedale e domicilio - ha sottolineato il direttore - c'è la
necessità di una struttura di cura intermedia e la Regione, per
il Pordenonese, l'ha individuata appunto nella Residenza
sacilese, dove il paziente può essere accompagnato nella fase di
dimissione. Inoltre, ci fosse una riacutizzazione della
situazione, che oggi sembra sotto controllo, non possiamo farci
trovare sguarniti senza una struttura di riferimento dove
ospitare questi pazienti fragili. Non intendiamo collocarli uno
qui e uno là, ma tenerli sotto controllo con un processo
dedicato".
Altro argomento, l'ospedale nuovo di Pordenone con oltre 500
posti letto e 12 sale operatorie, "dove per nuovo non si intende
solo come struttura, ma anche come occasione di valorizzazione
delle professionalità, acquisizione di strumentazione nuova,
mettere in sinergia l'assetto organizzativo e migliorare i
percorsi. Inoltre non sono previsti solo padiglioni, ma una
Cittadella della salute che sarà attivata entro la prossima
estate".
"C'è un masterplan per il futuro del Santa Maria degli Angeli, ma
molto generico. La nostra intenzione, invece, è capire bene come
agire in accordo con l'Amministrazione comunale, come trasformare
in particolare due o tre padiglioni attuali per i quali sono già
previste delle attività a supporto del nuovo ospedale e anche se
poterne abbattere alcuni, cosa che auspico perché è una zona
molto cementificata e potremmo recuperare aree verdi.
L'importante è mantenere la caratteristica di ospedale per acuti".
"Il futuro della sanità - ha aggiunto - non può essere
ospedalo-centrica, la presa in carico deve essere territoriale.
Il nuovo ospedale dovrà essere completato anche con una forte
riorganizzazione territoriale o avremo sempre accessi al Pronto
soccorso e ricoveri inappropriati".
"Il personale è una criticità", ha quindi ammesso Polimeni,
direttore generale dell'Asfo dal 1 gennaio scorso. "Ho trovato un
Piano attuativo locale (Pal) già deciso e approvato anche dalla
Conferenza dei sindaci all'unanimità, entro il quale mi devo
muovere. Comunque è in corso una valutazione per definire le
dotazioni organiche sulla base dei fabbisogni reali".
Ciò che più manca, per Polimeni, è una dotazione adeguata dal
punto di vista qualitativo, di specificità e abilità che vanno
garantite in modo più uniforme. "L'organigramma va implementato -
ha aggiunto - nel senso che vanno responsabilizzate di più le
figure dei dirigenti sanitari. Su 3.900 dipendenti Asfo, più
della metà sono infermieri e operatori socio-sanitari (Oss)".
Quanto ai primari, si è appreso che i tempi tecnici per nominare
un primario sono lunghi, minimo 5 mesi.
"I concorsi a tempo indeterminato per il settore sanitario li fa
l'Agenzia regionale di coordinamento per la salute (Arcs) - ha
poi specificato il dirigente -. E io, sempre ove emerga un
bisogno reale, sono per una politica di reclutamento a tempo
indeterminato. Abbiamo una graduatoria Arcs per gli infermieri da
cui possiamo attingere, ma non c'è per gli Oss, la cui
graduatoria non sarà disponibile prima di marzo-aprile 2021. Ecco
perché, per tamponare le criticità, dobbiamo procedere con
assunzioni a tempo determinato".
Polimeni ha quindi reso note le assunzioni (37) già avvenute a
tempo determinato di infermieri sino al 31 dicembre 2020, oltre a
proroghe (13) e acquisizioni (8) di Oss interinali, proroghe di
infermieri (7), autisti (6) e ostetriche (5) tutti interinali. Ma
anche proroghe (21 Oss) e assunzioni (18 infermieri e 10 Oss) in
programma a breve, sempre nelle more della definizione del Piano
di fabbisogno delle risorse umane. "L'Azienda vuole combattere il
precariato spinto", ha ribadito.
Quanto al Piano di recupero dei tempi di attesa, "dopo il
lockdown si sono accumulate delle prestazioni - ha ammesso -.
L'Azienda sta cercando di garantire le priorità e ha eliminato le
liste chiuse, non tollerabili, ma abbiamo delle criticità sulle
prestazioni programmate e, soprattutto, sulle visite oculistiche.
Io credo molto nella partnership con il settore privato
accreditato, che dispone di flessibilità che il pubblico non ha.
Perciò abbiamo rinnovato il contratto con il policlinico di San
Giorgio e rimodulato le attività che compriamo dal privato
accreditato per permettere l'abbattimento dei tempi d'attesa. Non
riusciamo a garantire tempi brevi per tutte le prestazioni e su
questo, effettivamente, dobbiamo lavorare".
Infine, all'ospedale di San Vito si dovrà intervenire con un
progetto per rivedere la situazione del triage del Pronto
soccorso, oggi sottodimensionata; la chirurgia di Spilimbergo
presenta delle criticità che dovranno essere corrette all'interno
del nuovo atto aziendale; in merito ai due presidi ospedalieri
per la salute di Sacile e Maniago, ex nosocomi convertiti in
strutture territoriali dove non vi è più la degenza per acuti né
il Pronto soccorso, la cosa importante è conferire loro una
specializzazione; a settembre sarà attivato un punto di primo
intervento a Maniago, ma è anche vero che, dati gli scarsi
accessi sulle 12 ore e le poche sicurezze fornite da queste
strutture, l'auspicio è che la Regione possa rivedere il Piano di
emergenza-urgenza e la loro utilità.
La Commissione ha, da ultimo, espresso parere favorevole unanime
sulla delibera di Giunta 457 con cui si modifica il regolamento
di attuazione della Lr 19/2010 per quanto attiene le coperture
assicurative dell'amministratore di sostegno dei soggetti deboli.
ACON/Red