Fiere: II Comm, 6 mesi per arrivare a sistema regionale condiviso
(ACON) Trieste, 15 set - Un sistema fieristico unico e coeso
che possa rappresentare adeguatamente tutte le realtà specifiche
del Friuli Venezia Giulia. Un soggetto che, passando non
necessariamente attraverso una fusione ma con la Regione Fvg
incaricata di accompagnare l'operazione, semplificandola e
snellendola, entro sei mesi sia in grado di gettare le basi per
un futuro basato sulle eccellenze e sulle esperienze territoriali
già esistenti, tutelando l'occupazione, aprendosi anche al bacino
dell'intrattenimento e dei servizi, nonché regalando una preziosa
vetrina alle imprese locali.
Questa la visione generale, condivisa in maniera trasversale da
tutti gli intervenuti con piccole differenze di vedute solo a
livello strettamente operativo, emersa oggi a Trieste durante i
lavori della II Commissione consiliare, riunita nell'emiciclo di
piazza Oberdan e chiamata ad audire l'assessore Fvg alle Attività
produttive e una decina di ospiti in merito allo stato di fatto e
alle strategie di sviluppo del comparto fieristico regionale e
dei soggetti interessati.
Soddisfazione è stata espressa dai firmatari della richiesta che
aveva condotto all'incontro odierno, deputato anche a portare
all'evidenza dei consiglieri regionali ulteriori approfondimenti
riguardo la situazione dei singoli poli e chiarimenti legati alla
posizione della Regione, delle amministrazioni comunali
interessate, delle rappresentanze del mondo economico e,
naturalmente, delle due Spa interessate, Pordenone Fiere e Udine
e Gorizia Fiere.
La Giunta Fvg, in conclusione di lavori, ha ribadito di voler
accompagnare e velocizzare il processo di valorizzazione del
comparto senza dimenticarsi dei singoli territori, evidenziando
anche che Regione (che, nell'ultimo assestamento di bilancio, ha
già inserito un finanziamento di circa mezzo milione di euro) ed
Enti pubblici non devono e non vogliono appesantire il percorso,
poiché i soci di riferimento hanno i titoli per stabilire le
strategie di sviluppo che, in seguito, saranno amministratori
delegati e amministratori unici a portare avanti, assecondando
gli azionisti senza snaturare nessuna realtà (come, per esempio,
il patrimonio immobiliare di Udine che sarà preservato).
Un sistema fieristico unico costituirà solo un punto di partenza
e sarà seguito da ulteriori interventi di sostegno per uscire da
una crisi iniziata nel 2008 e che quello più volte definito come
cigno nero (la pandemia da Coronavirus) ha ulteriormente
aggravato. Ovviamente, oltre al determinante indirizzo fornito
dalle assemblee dei soci, potranno rivelarsi decisivi anche dati
numerici certi da ottenere attraverso studi sofisticati.
Tutti gli interventi sono stati concordi riguardo la necessità di
rivedere le realtà storiche e di prendere spunto dalle grandi
concentrazioni nazionali (come quelle di Milano o l'asse
Bologna-Rimini che, dopo l'inglobamento di Modena, sta trattando
con Parma e ha già assorbito anche Vicenza) per confrontarsi in
maniera concreta a livello internazionale, attraendo nuovi ospiti
sul territorio e osservatori sull'economia locale.
La Camera di Commercio Pordenone-Udine, evidenziando la
delicatezza della gestione della parte immobiliare a causa dei
severi costi di manutenzione, ha auspicato che la Regione
accompagni il percorso verso una soluzione sotto il profilo
tecnico e politico-territoriale. A parte le cinque realtà
nazionali più importanti, tutte le altre sono coordinate
attraverso la commissione Fiere in rete dalla stessa Pordenone
Fiere che potrebbe quindi rivestire il ruolo di punto di
riferimento in piena e armonica sinergia con Udine e Gorizia,
facendo pesare posizione strategica, patrimonio di esperienza,
competitività e capacità organizzative, nonché le opportunità
fornite dalla digital connection.
Nel capoluogo isontino, inoltre, è già prevista la riconversione
di parte del sito attraverso la concessione di alcuni padiglioni
per creare un campus scolastico e consentire le attività
formative del circuito Innovazione apprendimento lavoro (Ial).
L'idea, infatti, è quella di unire tre tipologie di attività
coordinate ma separate: organizzazione di eventi, business
congressuale e parte immobiliare.
Tutti concordi, in primis i rappresentanti delle Amministrazioni
comunali di Pordenone, Udine e Martignacco, che "non c'è più
tempo da perdere". Inoltre, sono state sottolineate anche le
potenzialità degli spazi fieristici utilizzabili nel capoluogo
friulano dove sono disponibili quasi 10 milioni di euro (3 da
investire su 4 progetti urgenti come i servizi igienici, gli
altri da utilizzare in seguito, una volta definite le vocazioni
del piano strategico) per una serie di ristrutturazioni in grado
di valorizzare un crocevia di interessi e relazioni tanto
singolari quanto uniche, votate allo sport, alla cultura e al
tempo libero.
Confartigianato Imprese Udine, dal canto suo, ha aggiunto che una
fusione porterebbe solo costi aggiuntivi e un aggravamento delle
perdite e che serve, perciò, una società snella con un gestore
unico da affidare a Pordenone (dove, comunque, sono cinque gli
eventi non realizzabili per mancanza di spazi ed esportabili
altrove in regione, approfittando delle zone più congeniali),
trovando la formula per coinvolgere costantemente Udine. Il tutto
senza alcuna forma di concorrenza ma, anzi, avvicinando
ulteriormente il bacino del Fvg ad Austria, Slovenia e Croazia
con i Balcani come obiettivo finale.
ACON/red