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Caccia: Dal Zovo (M5S), con Covid giusto chiudere attività venatoria

12.11.2020
13:01
(ACON) Trieste, 12 nov - "Il rapporto Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (Ipbes), recentemente uscito, mette in correlazione pandemia e biodiversità, proponendo delle soluzioni. Tra le proposte del rapporto, avanzate non da noi o dagli animalisti, ma da 22 esperti di rilevanza mondiale nei campi della zoologia, della sanità pubblica, dell'economia e della giurisprudenza, in rappresentanza di tutti i continenti, ce ne sono due in particolare alla quale dobbiamo porre attenzione".

Lo fa presente in una nota la capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale, Ilaria Dal Zovo, in replica a chi chiede di aprire la caccia tutto l'anno.

"La prima proposta riguarda la prevenzione della pandemia riducendo il contatto con la fauna selvatica - spiega la Dal Zovo -. Il rapporto sottolinea che il rischio di pandemie può essere notevolmente ridotto, contenendo le attività umane che causano la perdita di biodiversità, aumentando il livello di conservazione della natura e allargando l'estensione delle aree protette esistenti, creandone delle nuove, riducendo lo sfruttamento insostenibile delle regioni del pianeta ad alto grado di biodiversità. Questo porterà alla riduzione del contatto tra fauna selvatica ed esseri umani e aiuterà a prevenire la diffusione di malattie conosciute e nuove malattie. In sostanza, si dice chiaramente di lasciare in pace la fauna selvatica".

"La seconda, invece, indica come sia necessario ridurre i rischi di malattie zoonotiche nel commercio internazionale - aggiunge la capogruppo del M5S - attraverso la riduzione o l'eliminazione delle specie ad alto rischio di malattia nel commercio della fauna selvatica, il rafforzamento dell'applicazione della legge in tutti gli aspetti del commercio illegale della fauna selvatica e il miglioramento dell'educazione delle comunità locali rispetto ai rischi per la salute legati al commercio di fauna selvatica". "Inoltre, vogliamo ricordare come più volte autorevoli organi, e non il Movimento Cinque Stelle o le associazioni animaliste, abbiano constatato come le politiche fatte finora si siano rivelate sbagliate - rimarca la Dal Zovo -. La pressione venatoria messa in atto sulle specie animali non ha fatto altro che aumentare il loro numero e il foraggiamento, legale o meno, non ha fatto altro che portare gli animali nei centri abitati, così come la distruzione e la non manutenzione dei luoghi dove abitualmente vivono".

"I dati lo dimostrano. Se prendiamo ad esempio il Piano faunistico provinciale di Pordenone, del 1999 notiamo che il censimento segnalava 130 esemplari di cinghiali, e il piano prevedeva il ripopolamento conservativo della specie. Con la legge 30 - così ancora la consigliera - si è previsto tra le misure l'autogestione venatoria dei distretti e ad oggi, la situazione dei numeri di cinghiali, o anche altre specie cacciabili, è di gran lunga superiore ai 130 del 1999. Il censimento effettuato per l'annata venatoria 2019/2020 parla di 683 esemplari nella solo provincia di Pordenone. Ciò vuol dire che delegare ai cacciatori un'attività prettamente nazionale e regionale, non ci ha portati a risolvere il problema, ma bensì ad aumentarlo in maniera esponenziale".

"Se a tutto questo aggiungiamo che la caccia non è certo una attività essenziale, soprattutto nel corso di una pandemia, non possiamo che dirci a fianco della richiesta avanzata dalle associazioni animaliste di fermare la caccia in questa fase emergenziale, per buon senso e perché al giorno d'oggi le persone hanno acquisito una sensibilità maggiore nei confronti della fauna selvatica - conclude la pentastellata -. Sarebbe ora di chiedersi e di chiedere alla popolazione se sia ancora utile praticare la caccia o meno". ACON/COM/rcm



Ilaria Dal Zovo, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale