Caccia: Dal Zovo (M5S), con Covid giusto chiudere attività venatoria
(ACON) Trieste, 12 nov - "Il rapporto Intergovernmental
Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services
(Ipbes), recentemente uscito, mette in correlazione pandemia e
biodiversità, proponendo delle soluzioni. Tra le proposte del
rapporto, avanzate non da noi o dagli animalisti, ma da 22
esperti di rilevanza mondiale nei campi della zoologia, della
sanità pubblica, dell'economia e della giurisprudenza, in
rappresentanza di tutti i continenti, ce ne sono due in
particolare alla quale dobbiamo porre attenzione".
Lo fa presente in una nota la capogruppo del Movimento 5 Stelle
in Consiglio regionale, Ilaria Dal Zovo, in replica a chi chiede
di aprire la caccia tutto l'anno.
"La prima proposta riguarda la prevenzione della pandemia
riducendo il contatto con la fauna selvatica - spiega la Dal Zovo
-. Il rapporto sottolinea che il rischio di pandemie può essere
notevolmente ridotto, contenendo le attività umane che causano la
perdita di biodiversità, aumentando il livello di conservazione
della natura e allargando l'estensione delle aree protette
esistenti, creandone delle nuove, riducendo lo sfruttamento
insostenibile delle regioni del pianeta ad alto grado di
biodiversità. Questo porterà alla riduzione del contatto tra
fauna selvatica ed esseri umani e aiuterà a prevenire la
diffusione di malattie conosciute e nuove malattie. In sostanza,
si dice chiaramente di lasciare in pace la fauna selvatica".
"La seconda, invece, indica come sia necessario ridurre i rischi
di malattie zoonotiche nel commercio internazionale - aggiunge la
capogruppo del M5S - attraverso la riduzione o l'eliminazione
delle specie ad alto rischio di malattia nel commercio della
fauna selvatica, il rafforzamento dell'applicazione della legge
in tutti gli aspetti del commercio illegale della fauna selvatica
e il miglioramento dell'educazione delle comunità locali rispetto
ai rischi per la salute legati al commercio di fauna selvatica".
"Inoltre, vogliamo ricordare come più volte autorevoli organi, e
non il Movimento Cinque Stelle o le associazioni animaliste,
abbiano constatato come le politiche fatte finora si siano
rivelate sbagliate - rimarca la Dal Zovo -. La pressione
venatoria messa in atto sulle specie animali non ha fatto altro
che aumentare il loro numero e il foraggiamento, legale o meno,
non ha fatto altro che portare gli animali nei centri abitati,
così come la distruzione e la non manutenzione dei luoghi dove
abitualmente vivono".
"I dati lo dimostrano. Se prendiamo ad esempio il Piano
faunistico provinciale di Pordenone, del 1999 notiamo che il
censimento segnalava 130 esemplari di cinghiali, e il piano
prevedeva il ripopolamento conservativo della specie. Con la
legge 30 - così ancora la consigliera - si è previsto tra le
misure l'autogestione venatoria dei distretti e ad oggi, la
situazione dei numeri di cinghiali, o anche altre specie
cacciabili, è di gran lunga superiore ai 130 del 1999. Il
censimento effettuato per l'annata venatoria 2019/2020 parla di
683 esemplari nella solo provincia di Pordenone. Ciò vuol dire
che delegare ai cacciatori un'attività prettamente nazionale e
regionale, non ci ha portati a risolvere il problema, ma bensì ad
aumentarlo in maniera esponenziale".
"Se a tutto questo aggiungiamo che la caccia non è certo una
attività essenziale, soprattutto nel corso di una pandemia, non
possiamo che dirci a fianco della richiesta avanzata dalle
associazioni animaliste di fermare la caccia in questa fase
emergenziale, per buon senso e perché al giorno d'oggi le persone
hanno acquisito una sensibilità maggiore nei confronti della
fauna selvatica - conclude la pentastellata -. Sarebbe ora di
chiedersi e di chiedere alla popolazione se sia ancora utile
praticare la caccia o meno".
ACON/COM/rcm