Giorno Ricordo: Sardos Albertini, esodo e foibe necessari a mire titine
(ACON) Trieste, 17 feb - Ricordare per capire il senso di
quanto è successo, perché il ricordo puro e semplice non basta. È
questa la chiave per comprendere l'esodo fiumano-istriano-dalmata
secondo Paolo Sardos Albertini, presidente della Lega Nazionale e
del comitato Martiri delle Foibe, nato a Capodistria da famiglia
paterna capodistriana e materna dalmata.
Ospite del Consiglio regionale nella commemorazione del Giorno
del Ricordo, Sardos Albertini ha esposto all'Aula la sua
esperienza di sradicamento dalle proprie origini (ha sempre
vissuto a Trieste, ma non ha avito la forza di visitare l'Istria
finché non è cessato il regime comunista) e un'interpretazione
storica di quanto accaduto dal 1945 in poi in quelle terre
d'oltreconfine.
"Grazie alla legge Menia 92/2004 - ha evidenziato - è innegabile
che il Giorno del Ricordo sta progressivamente smantellando la
cappa di silenzio che, per tanti anni, è gravata sulla tragedia
delle foibe e dell'esodo, quando, a guerra finita, migliaia di
italiani sono stati trucidati tra foibe carsiche, acque di
Dalmazia e lager di reclusione. Ma sono stati assassinati anche
migliaia di sloveni e di croati. Sono tutti martiri e, come tali,
potrebbero essere onorati come vittime di una stessa tragedia,
della stessa primavera di sangue, ad opera degli uomini del
maresciallo Josip Broz Tito, ovvero i partigiani comunisti
jugoslavi".
"Tutte queste stragi - ha spiegato ancora il presidente della
Lega Nazionale - rispondevano a una logica ben precisa: Tito
stava costruendo, con lo strumento della guerra rivoluzionaria,
il suo nuovo stato, la Jugoslavia comunista. E la sua rivoluzione
è passata attraverso il terrore. È stato William Klinger, storico
con cittadinanza croato-italiana e specializzato in storia di
Fiume, della Jugoslavia e in particolare del regime di Tito, a
lasciare una chiave diversa della vicenda foibe-esodo. Egli disse
che per capirla bisognava vederla non nella prospettiva delle
vittime, di chi ha subito questa tragedia, ma di chi l'ha
gestita, dunque nella prospettiva del maresciallo di Belgrado".
Sardos Albertini ha quindi menzionato la pulizia etnica, "una
misura che ha trovato applicazione sugli italiani d'Istria: con
tempistiche diverse, Capodistria, Isola, Pirano, Rovigno,
Cittanova e Pola hanno subito l'operazione di pulizia che doveva
garantire le future conquiste territoriali del comunismo titino.
La conseguenza fu l'esilio".
"Perché Josip Broz era un rivoluzionario a tutto tondo - ha
concluso - a cui stava a cuore non il passato ma il futuro,
quello in cui dava vita al suo impero balcanico, costruito
attorno al nucleo del comunismo. Foibe e esodo erano funzionali
alla realizzazione e alla difesa di questo progetto e così ha
ordinato che avvenissero. Il sacrificio di tantissime vittime,
per lui non contava. Era la sua rivoluzione e ciò bastava".
ACON/RCM-fc
Il presidente del Cr Fvg, Piero Mauro Zanin (a dx), consenga un riconoscimento a Paolo Sardos Albertini, presidente della Lega Nazionale e del Comitato Martiri delle Foibe
Minuto di silenzio in Aula in memoria delle vittime delle Foibe e dell'esodo giuliano-dalmata
Il presidente della Lega Nazionale e del Comitato Martiri delle Foibe, Paolo Sardos Albertini, durante il suo intervento in Aula