Sicurezza: ddl 125, discussione generale con accuse reciproche
(ACON) Trieste, 10 mar - Due visioni molto diverse della
polizia locale sono emerse oggi nel corso della discussione
generale sul disegno di legge 125 all'esame del Consiglio
regionale.
I consiglieri di Opposizione intervenuti nel dibattito sono
convinti che gli agenti debbano continuare a essere l'ideale
interfaccia tra il Comune e i cittadini, sul modello dei vecchi
vigili urbani, mentre l'assessore Pierpaolo Roberti e i
rappresentanti della Maggioranza puntano su un nuovo concetto di
sicurezza integrata, della quale dovranno far parte anche i
volontari e le associazioni civiche che si impegnano nel
monitoraggio del territorio.
Intervenendo per primo, Walter Zalukar (Gruppo Misto) ha
manifestato perplessità sull'opportunità della nuova norma: "Non
ci vedo nulla che mi faccia sentire più sicuro, mi sembra fumo
negli occhi dei cittadini. Vanno bene più telecamere, ma poi chi
le controlla? E stiamo attenti ad affidare troppi compiti ai
volontari della sicurezza".
Enzo Marsilio (Pd) è convinto invece che la nuova legge possa
causare tensioni nei paesi di montagna, dove "non ci sono
problemi di sicurezza, e l'agente di polizia locale è importante
come il parroco. Non servono i volontari della sicurezza, anzi in
questo modo rischiamo di legittimare quelle due-tre persone che
in ogni paese "rompono le scatole" con continue denunce".
"Così la polizia locale diventa tanto regionale e poco municipale
- ha lamentato Tiziano Centis, capogruppo dei Cittadini - . Mi
sembra che qui si voglia mettere in campo una polizia locale più
simile alla polizia di Stato, allontanandola dai cittadini".
Duro il giudizio di Francesco Russo (Pd): "Legge ideologica e
propagandistica, un pastrocchio. E c'è anche il rischio di
incostituzionalità. Ma c'è davvero un problema di sicurezza? E'
questa la priorità? Lo stesso assessore Roberti disse qualche
settimana fa che Trieste è tra le 10 città più sicure al mondo".
Igor Gabrovec (Ssk) ha preannunciato una serie di emendamenti,
invitando a "rispettare il plurilinguismo anche nelle forze di
polizia: è importante che nei Comuni bilingui gli agenti
conoscano la lingua minoritaria tutelata dalla legge".
"Quando divenni sindaco di Pordenone - ha ricordato Sergio
Bolzonello (Pd) - trovai gli agenti trasformati in una specie di
Rambo, io invece ho chiesto loro di tornare a fare i vigili
urbani. Ora in questa legge vedo la stessa impostazione: voi
mettete nella testa di chi si candida a fare il vigile l'idea che
andranno a fare i poliziotti, e invece devono lavorare a servizio
della loro comunità".
Giampaolo Bidoli (Patto per l'Autonomia) ha espresso il timore
che "la partecipazione civica diventi un problema per la polizia
locale e le forze dell'ordine, a causa della possibile
impreparazione dei soggetti impiegati". Il collega di gruppo
Massimo Moretuzzo ha invitato invece a guardare alla società
post-Covid, "che ci imporrà di unire i pezzi dal punto di vista
sociale: dobbiamo salvaguardare la coesione". Del disegno di
legge, a Moretuzzo non piace "l'idea di centralizzare alcune
funzioni. Ed è stato un errore escludere dal dibattito sindaci,
comandanti di polizia locale e sindacati".
Sono poi intervenuti nel dibattito altri quattro consiglieri del
Pd. Mariagrazia Santoro si è chiesta la ragione stessa di
presentare ora questa norma "nel mezzo di una pandemia, quando i
problemi sono altri". Anche la consigliera rimpiange la figura
del vigile urbano e non vuole un agente "armato di tutto punto:
dico no alla sicurezza privata, sono le forze dell'ordine i
professionisti ai quali affidarsi".
"Serve più attività di servizio e meno truppa - ha ribadito
Roberto Cosolini - : la priorità numero uno sarebbero i vigili di
quartiere, che stabiliscono un rapporto duraturo con il
territorio". Cosolini ha poi criticato la scelta di affidare al
nuovo Osservatorio il compito di misurare la sicurezza percepita:
"Gli Osservatori servono a fornire dati certi e reali".
"Stiamo cercando di trasformare gli ex vigili in agenti di
pubblica sicurezza - ha attaccato Cristiano Shaurli - . Io un po'
provocatoriamente dico che avrei fatto un solo emendamento:
torniamo a chiamarli vigili comunali". Secondo la collega di
gruppo Chiara Da Giau "oggi la percezione di insicurezza dipende
dal venir meno delle reti familiari, di vicinato e di quartiere.
Affidare nuovi compiti ai gruppi di vicinato rischia invece di
creare un clima da assedio, come se si fosse circondati".
"Per noi l'impostazione di questa legge è inaccettabile - ha
riassunto il capogruppo dem Diego Moretti - : se l'esempio sono i
social come ha detto il relatore Calligaris, dove si denuncia in
modo anonimo e si postano video, il rischio è di
istituzionalizzare la delazione. Potremo cambiare il nostro
giudizio solo se verranno accolti alcuni dei nostri emendamenti".
Cristian Sergo ha espresso le perplessità del Movimento Cinque
Stelle osservando che "molte delle forme di collaborazione con i
volontari erano già previste nella precedente legge del 2009. E
visto che avremo agenti specializzati inviati anche fuori Comune,
a questo punto si poteva istituire direttamente un Corpo
regionale dei vigili".
Di fronte a questa pioggia di critiche, sono stati in particolare
i consiglieri della Lega a difendere la nuova norma. "Ricordo che
a Trieste vent'anni fa - ha detto Antonio Lippolis - il
centrosinistra era contrario alle telecamere di sicurezza, poi ha
dovuto adeguarsi: spero che tra vent'anni ci possa essere
condivisione anche sulla collaborazione con i volontari". "E' un
giochino - gli ha dato manforte il collega Lorenzo Tosolini -
classificare come ideologica questa legge, si fece lo stesso nel
2009. La realtà è che le telecamere danno un senso di sicurezza
ai cittadini e che una rete di controllo del territorio è
fondamentale".
"Qualcuno dice che stiamo istituendo gli squadroni della morte,
altri che non stiamo facendo nulla di nuovo: ma avete letto tutti
lo stesso testo?", si è chiesto ironicamente il capogruppo del
Carroccio, Mauro Bordin. "Ha ragione Sergo - ha proseguito - ,
molte di queste cose ci sono già, ma è importante riconoscere e
valorizzare i volontari della sicurezza, che già operano bene da
una ventina d'anni".
"La sicurezza è un nostro cavallo di battaglia - ha ribadito
Alessandro Basso di Fratelli d'Italia - ed è improprio dire che
non se ne deve parlare perché ora c'è la pandemia. Vedo che
alcuni vogliono tornare all'ancien regime del vigile urbano e di
quartiere, ma questo non corrisponde alla realtà attuale".
Nella sua replica al termine del dibattito, l'assessore Pierpaolo
Roberti ha rimandato nel campo avversario l'accusa di
ideologismo: "Siete riusciti a mistificare la realtà in un modo
che mi ha lasciato di stucco. La discussione era intrisa di
ideologia e propaganda, tutta arrivata dall'Opposizione".
L'assessore ha poi ribadito l'importanza del concetto di
sicurezza percepita: "I numeri dicono che il Fvg è sicuro, ma
sarebbe sbagliato focalizzarsi solo sui numeri, come se entro una
certa soglia i reati diventassero accettabili e non richiedessero
interventi della pubblica amministrazione. Per me anche 10 furti
in casa sono troppi, anche se è utopistico pensare di eliminare
tutti i reati. Di certo, se ti senti meno sicuro vivi male".
Quanto ai corpi specialistici, Roberti ha ricordato che "il
vigile urbano alla Alberto Sordi non esiste più dal 1986, quando
alla polizia locale vennero attribuite funzioni di pubblica
sicurezza che prima non aveva. Noi non togliamo poteri ai Comuni,
ma a loro diciamo che se hanno bisogno di specialisti in settori
come ambiente, edilizia, commercio, possiamo fornire qualcuno in
grado di dare una mano".
ACON/FA-fc