Covid: Zalukar (Misto), per Fvg è disfatta da imputare al vertice
(ACON) Trieste, 20 mar - "Il Friuli Venezia Giulia è in zona
rosso scuro e Udine quasi nera, la più colpita d'Italia per
numero di contagi e anche di morti. Gli ospedali scoppiano e la
sanità territoriale è ridotta al lumicino, per non parlare di
tamponi e prevenzione. Tuttavia, le ragioni della disfatta non
sono attribuibili alle truppe, ma a chi era ed è al comando".
Lo rimarca in una nota il consigliere regionale Walter Zalukar
(Gruppo Misto), aggiungendo che "la Regione Fvg annuncia una
manovra capace di garantire 200 posti letto Covid aggiuntivi e la
sospensione dell'attività chirurgica programmata. Sembra quasi
che ci sia piombata addosso una calamità improvvisa e
inaspettata; eppure, c'era da aspettarselo, perché nella nostra
regione non solo è mancata un'adeguata programmazione fin
dall'inizio, ma neppure sono stati corretti quei deficit che
hanno mantenuto e potenziato i contagi".
"Abbiamo fatto lavorare medici e infermieri - aggiunge Zalukar -
con mascherine che non filtravano abbastanza. Quanti contagi si
sarebbero potuti prevenire? Solo nell'ultimo trimestre dell'anno
scorso, infatti, si era parlato di 1.300 addetti infettati in
provincia di Udine".
"Il ministero della Salute - ricorda l'esponente del Gruppo misto
- aveva indicato la necessità di identificare prioritariamente
strutture e stabilimenti dedicati alla gestione esclusiva del
paziente affetto da Covid- 19. Laddove impossibile, invece,
percorsi clinico-assistenziali e flusso dei malati avrebbero
dovuto essere nettamente separati. Le buone intenzioni non sono
mancate nei piani pandemici delle aziende, ma sono rimaste tali
solo sulla carta".
"Non è andata meglio - dettaglia ancora Zalukar - neppure la
prevenzione fuori degli ospedali. Avremmo dovuto essere pronti a
contenere la diffusione del Covid-19 con la strategia delle 3T
(testare, tracciare e trattare), riconosciuta come la più
efficace. Ovvero: fare i tamponi e, subito, tracciare i contatti
nel minor tempo possibile, trattare i malati con la massima
urgenza e, se possibile, curarli a casa".
"Una débâcle - conclude la nota - solo in parte mitigata dal
lavoro, fino al sacrificio, delle migliaia di operatori della
salute, mandati in prima linea senza ordini chiari e con
dispositivi di protezione individuale che non proteggevano
abbastanza. Ora, però, serve un cambio di passo".
ACON/COM/db