Voto: Aula, no a pdl 103 per introduzione doppia preferenza di genere
(ACON) Trieste, 24 mar - Tutti d'accordo a livello trasversale
sul principio che garantisce piena parità elettiva ed elettorale
a livello di genere, ma visioni inconciliabili in termini di
percorso pratico per l'applicazione di tale principio a livello
prettamente legislativo.
Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, presieduto da
Piero Mauro Zanin, nel corso dell'odierna seduta pomeridiana ha
così respinto a maggioranza la proposta di legge 103 che puntava
a modificare l'articolo 25 della legge regionale 17/2007 sulla
determinazione della forma di governo della Regione Fvg e del
sistema elettorale regionale.
Il provvedimento, presentato su iniziativa di Francesco Russo
(Pd), affiancato da gran parte dei colleghi del Gruppo consiliare
dem, nonché da Simona Liguori e Tiziano Centis (Cittadini), Furio
Honsell (Open Sinistra Fvg), Massimo Moretuzzo e Giampaolo Bidoli
(Patto per l'Autonomia), ha visto aggiungersi in un secondo
momento anche le firme della pentastellata Ilaria Dal Zovo e di
Igor Gabrovec (Ssk).
La pdl 103, reduce dal parere favorevole della Commissione
regionale per le Pari opportunità tra uomo e donna (Crpo Fvg),
agendo sulla modalità di espressione del voto puntava a creare
uno strumento legislativo per introdurre la possibilità di
esprimere uno o due voti di preferenza e, nel caso l'elettore
dovesse optare per questa doppia scelta, imponendo l'alternanza
di genere, pena l'annullamento della seconda preferenza espressa.
In apertura di lavori, presentando la proposta, il primo
firmatario Russo aveva auspicato "un'adesione unitaria. Questo Cr
è in realtà menomato a causa di una presenza femminile solo del
12 per centro. Le donne costituiscono più di metà della
popolazione e bisogna dar loro una risposta politica, affrontando
nuovamente questo tema dopo quasi un anno e mezzo. Spero che,
questa volta, gli esiti possano essere completamente diversi".
L'assessore regionale ad Autonomie locali, Pierpaolo Roberti, ha
invece parlato di "strumentalizzazione politica su un tema
importante e delicato, attraverso una pdl già bocciata e
ripresentata solo per portare avanti un vessillo. La legge
elettorale va costruita insieme o, almeno, va fatto un tentativo
per una proposta alternativa per rispondere agli stessi problemi
ma in un altro modo. Un mese fa avevamo inutilmente chiesto al
principale partito di opposizione di sederci intorno a un tavolo
per discuterne insieme".
Prima del voto conclusivo, determinato da 25 no e 20 sì con la
sola astensione di Emanuele Zanon (Regione Futura) e, tra i voti
favorevoli, anche quello di Walter Zalukar (Misto), era stato
bocciato l'unico emendamento presentato (firmato da Moretuzzo e
Bidoli) che avrebbe comportato una modifica terminologica
all'articolo 1.
Particolarmente intensa, in precedenza, si era rivelata una
discussione generale caratterizzata da oltre 30 interventi che
hanno confermato in maniera piuttosto netta le posizioni opposte
di Maggioranza e Opposizioni. Inoltre, sotto esame è finita anche
la possibilità di una revisione complessiva dell'intera legge
elettorale che, nonostante il precedente tentativo di ispirazione
giuntale non andato a buon fine, può aprire ora la porta
all'apertura di un tavolo di lavoro specifico e a un passaggio in
sede di Commissione consiliare.
Il lungo dibattito (i lavori sono durati oltre tre ore e mezza)
era stato aperto dagli esponenti leghisti Danilo Slokar, Antonio
Lippolis e Simone Polesello che, pur evidenziando "l'elevato
contributo fornito in questa stessa Aula dalle donne, la doppia
presenza non può risolvere il problema legato al loro numero".
Moretuzzo ha invece auspicato l'approvazione come "una prima
risposta a una seria problematica", seguito dal civico Centis che
lo ha definito un possibile "passaggio verso una democrazia
partecipata maggiore".
Sul fronte Pd, Chiara Da Giau ha ricordato "il mancato rispetto
delle proporzioni sociali in termini di rappresentatività",
mentre Mariagrazia Santoro ha sottolineato l'oggetto della
disposizione "sia ormai consolidato in 18 Regioni della penisola
e in tutti i Comuni del Fvg". Il collega dem Cristiano Shaurli ha
rimarcato "l'82. posizione dell'Italia in materia su 144 Paesi
complessivi, segno che il problema è concreto", seguito dal
capogruppo Diego Moretti, sicuro che si tratti "di un'opportunità
in più che va assolutamente colta".
Posizione simile anche per Honsell che ha chiesto "di compensare
un grave deficit: rifiutare la proposta sarebbe un grave errore".
Anche i pentastellati Mauro Capozzella e Cristian Sergo hanno
esplicitato il loro pare favorevole, mentre la civica Simona
Liguori ha auspicato "una svolta culturale".
La forzista Mara Piccin ha invece espresso posizione contraria,
insieme al capogruppo Giuseppe Nicoli, a una norma "così
proposta: le donne non hanno bisogno di questo tipo di
provvedimento, perché alla fine gli elettori valutano la
persona". In linea anche Mauro Di Bert (Progetto Fvg/Ar) che ha
parlato di "gap culturale da superare in fretta, ma con
organicità e senza schizofrenia".
Claudio Giacomelli (FdI) ha sottolineato di rappresentare
"l'unico partito a essere stato fondato e presieduto da una
donna. Tuttavia, esiste una condizione drammatica in questo Paese
e il Centrodestra farebbe un grosso errore se lasciasse il ruolo
del paladino al Centrosinistra".
Infine, nuovamente sul fronte Lega, hanno preso la parola anche i
consiglieri Maddalena Spagnolo, Lorenzo Tosolini e Alfonso Singh.
"Questa non è una risposta reale a favore della donna", hanno
evidenziato, prima di affidare l'ultimo intervento al capogruppo
Mauro Bordin che ha auspicato "un tavolo di confronto, al quale
invitare anche la presidente della Crpo Fvg, Dusy Marcolin, per
offrire alle donne tutti gli strumenti utili e necessari per
garantirne la massima partecipazione a livello politico".
ACON/DB-fc