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Voto: Aula, no a pdl 103 per introduzione doppia preferenza di genere

24.03.2021
19:47
(ACON) Trieste, 24 mar - Tutti d'accordo a livello trasversale sul principio che garantisce piena parità elettiva ed elettorale a livello di genere, ma visioni inconciliabili in termini di percorso pratico per l'applicazione di tale principio a livello prettamente legislativo.

Il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, presieduto da Piero Mauro Zanin, nel corso dell'odierna seduta pomeridiana ha così respinto a maggioranza la proposta di legge 103 che puntava a modificare l'articolo 25 della legge regionale 17/2007 sulla determinazione della forma di governo della Regione Fvg e del sistema elettorale regionale.

Il provvedimento, presentato su iniziativa di Francesco Russo (Pd), affiancato da gran parte dei colleghi del Gruppo consiliare dem, nonché da Simona Liguori e Tiziano Centis (Cittadini), Furio Honsell (Open Sinistra Fvg), Massimo Moretuzzo e Giampaolo Bidoli (Patto per l'Autonomia), ha visto aggiungersi in un secondo momento anche le firme della pentastellata Ilaria Dal Zovo e di Igor Gabrovec (Ssk).

La pdl 103, reduce dal parere favorevole della Commissione regionale per le Pari opportunità tra uomo e donna (Crpo Fvg), agendo sulla modalità di espressione del voto puntava a creare uno strumento legislativo per introdurre la possibilità di esprimere uno o due voti di preferenza e, nel caso l'elettore dovesse optare per questa doppia scelta, imponendo l'alternanza di genere, pena l'annullamento della seconda preferenza espressa.

In apertura di lavori, presentando la proposta, il primo firmatario Russo aveva auspicato "un'adesione unitaria. Questo Cr è in realtà menomato a causa di una presenza femminile solo del 12 per centro. Le donne costituiscono più di metà della popolazione e bisogna dar loro una risposta politica, affrontando nuovamente questo tema dopo quasi un anno e mezzo. Spero che, questa volta, gli esiti possano essere completamente diversi".

L'assessore regionale ad Autonomie locali, Pierpaolo Roberti, ha invece parlato di "strumentalizzazione politica su un tema importante e delicato, attraverso una pdl già bocciata e ripresentata solo per portare avanti un vessillo. La legge elettorale va costruita insieme o, almeno, va fatto un tentativo per una proposta alternativa per rispondere agli stessi problemi ma in un altro modo. Un mese fa avevamo inutilmente chiesto al principale partito di opposizione di sederci intorno a un tavolo per discuterne insieme".

Prima del voto conclusivo, determinato da 25 no e 20 sì con la sola astensione di Emanuele Zanon (Regione Futura) e, tra i voti favorevoli, anche quello di Walter Zalukar (Misto), era stato bocciato l'unico emendamento presentato (firmato da Moretuzzo e Bidoli) che avrebbe comportato una modifica terminologica all'articolo 1.

Particolarmente intensa, in precedenza, si era rivelata una discussione generale caratterizzata da oltre 30 interventi che hanno confermato in maniera piuttosto netta le posizioni opposte di Maggioranza e Opposizioni. Inoltre, sotto esame è finita anche la possibilità di una revisione complessiva dell'intera legge elettorale che, nonostante il precedente tentativo di ispirazione giuntale non andato a buon fine, può aprire ora la porta all'apertura di un tavolo di lavoro specifico e a un passaggio in sede di Commissione consiliare.

Il lungo dibattito (i lavori sono durati oltre tre ore e mezza) era stato aperto dagli esponenti leghisti Danilo Slokar, Antonio Lippolis e Simone Polesello che, pur evidenziando "l'elevato contributo fornito in questa stessa Aula dalle donne, la doppia presenza non può risolvere il problema legato al loro numero". Moretuzzo ha invece auspicato l'approvazione come "una prima risposta a una seria problematica", seguito dal civico Centis che lo ha definito un possibile "passaggio verso una democrazia partecipata maggiore".

Sul fronte Pd, Chiara Da Giau ha ricordato "il mancato rispetto delle proporzioni sociali in termini di rappresentatività", mentre Mariagrazia Santoro ha sottolineato l'oggetto della disposizione "sia ormai consolidato in 18 Regioni della penisola e in tutti i Comuni del Fvg". Il collega dem Cristiano Shaurli ha rimarcato "l'82. posizione dell'Italia in materia su 144 Paesi complessivi, segno che il problema è concreto", seguito dal capogruppo Diego Moretti, sicuro che si tratti "di un'opportunità in più che va assolutamente colta".

Posizione simile anche per Honsell che ha chiesto "di compensare un grave deficit: rifiutare la proposta sarebbe un grave errore". Anche i pentastellati Mauro Capozzella e Cristian Sergo hanno esplicitato il loro pare favorevole, mentre la civica Simona Liguori ha auspicato "una svolta culturale".

La forzista Mara Piccin ha invece espresso posizione contraria, insieme al capogruppo Giuseppe Nicoli, a una norma "così proposta: le donne non hanno bisogno di questo tipo di provvedimento, perché alla fine gli elettori valutano la persona". In linea anche Mauro Di Bert (Progetto Fvg/Ar) che ha parlato di "gap culturale da superare in fretta, ma con organicità e senza schizofrenia".

Claudio Giacomelli (FdI) ha sottolineato di rappresentare "l'unico partito a essere stato fondato e presieduto da una donna. Tuttavia, esiste una condizione drammatica in questo Paese e il Centrodestra farebbe un grosso errore se lasciasse il ruolo del paladino al Centrosinistra".

Infine, nuovamente sul fronte Lega, hanno preso la parola anche i consiglieri Maddalena Spagnolo, Lorenzo Tosolini e Alfonso Singh. "Questa non è una risposta reale a favore della donna", hanno evidenziato, prima di affidare l'ultimo intervento al capogruppo Mauro Bordin che ha auspicato "un tavolo di confronto, al quale invitare anche la presidente della Crpo Fvg, Dusy Marcolin, per offrire alle donne tutti gli strumenti utili e necessari per garantirne la massima partecipazione a livello politico". ACON/DB-fc



Aula durante l'intervento di Francesco Russo (Pd)
Chiara Da Giau (Pd)
Simona Liguori (Cittadini)
Giunta in Aula con gli assessori Barbara Zilli e Pierpaolo Roberti e, al Massimiliano Fedriga