Salute: III Comm, preoccupa carenza medici e pediatri di base in Fvg
(ACON) Trieste, 13 apr - Sono più di mille, visitano in media
quaranta persone al giorno e hanno 12mila contatti all'anno con i
loro pazienti. Parliamo dei medici di medicina generale del
Friuli Venezia Giulia, al centro della seduta di oggi della III
Commissione, convocata in aula consiliare e presieduta dal
leghista Ivo Moras.
Bastano quei pochi numeri per comprendere la rilevanza del loro
ruolo e l'urgenza di risolvere il problema dei problemi, che
periodicamente affligge sindaci e organizzazioni di categoria: la
difficoltà di coprire i posti lasciati vacanti dai medici che
vanno in pensione. Tanto che in regione oggi sono venti le
posizioni ancora scoperte, spesso in località disagiate e lontane
dai grandi centri.
Alfredo Perulli e l'avvocato Sonia Borghese, della direzione
centrale Salute, ne hanno spiegato i motivi, legati alle
complesse procedure di sostituzione e precisando subito quello
che è il nodo fondamentale: medici di medicina generale e
pediatri di libera scelta non sono dipendenti del servizio
sanitario, ma liberi professionisti incaricati di pubblico
servizio. Si tratta dunque di un rapporto libero, disciplinato da
un accordo collettivo nazionale (Acn), su cui Regione e Aziende
sanitarie hanno pochi margini di manovra, potendo intervenire
solo su alcuni aspetti marginali.
La complessa procedura e la tempistica stabilita dall'accordo
nazionale si traducono in attese di mesi, se non di anni, prima
delle nuove assegnazioni. E ad aumentare la preoccupazione c'è la
previsione di pensionamento di ben 471 medici nei prossimi dieci
anni. Ancora più delicato il problema di copertura nel campo
della continuità assistenziale, la vecchia guardia medica, dove
attualmente risultano scoperti 121 incarichi. In questo specifico
settore pesano gli orari disagevoli e l'assenza di benefit e
incentivi, che invece la Regione può prevedere per chi accetta di
andare a lavorare in zone disagiate. Costituiscono un problema
anche la possibilità di rinunciare all'incarico assegnato senza
penali e l'elevato numero massimo di pazienti per ogni medico: in
Fvg il rapporto è di 1300 residenti per ciascun professionista,
che può salire a 1500 e persino a 1800 in caso di situazioni
emergenziali.
La situazione preoccupa anche l'Anci, come ha riferito il
presidente Dorino Favot durante la sua audizione. Mentre Guido
Lucchini, presidente della federazione regionale degli Ordini dei
medici, ha spiegato quanto sia cambiata la professione:
"Quarant'anni fa - ha ricordato - c'erano in regione diecimila
posti letto negli ospedali, mentre oggi sono tremila. Di contro,
sul territorio sono triplicate le case di riposo e sono nate le
Rsa. Si sono sviluppati tanti servizi di domiciliarità e sul
territorio è stato creato un sistema che funziona". Lucchini ha
anche messo il dito nella piaga degli stipendi, ricordando che
uno specializzando in medicina generale guadagna 700 euro al
mese, meno della metà di altre specializzazioni ospedaliere:
"Bisogna incoraggiare questo percorso formativo e premiare il
merito, perché ci dev'essere l'orgoglio di diventare medico di
famiglia, non deve diventare una scelta di ripiego".
Furio Honsell (Open Sinistra Fvg) ha suggerito un intervento
della Regione proprio sull'aspetto retributivo degli
specializzandi, "magari con un emendamento alla legge Omnibus che
stiamo discutendo", mentre Nicola Conficoni (Pd) ha chiesto se i
percorsi formativi saranno in grado di coprire i futuri
pensionamenti. "La risposta è sì, ma resta il problema del
pensionamento anticipato, che richiede un preavviso di soli due
mesi", gli è stato spiegato dai tecnici.
Simona Liguori (Cittadini) ha chiesto e ottenuto informazioni sul
collegamento operativo tra medici di base e professionisti delle
ex guardie mediche. I leghisti Antonio Lippolis e Alfonso Singh
hanno invece insistito sull'obiettivo politico di spingere a una
revisione dell'accordo nazionale, in modo da ridurre il numero
massimo di pazienti per medico. Andrea Ussai (M5S), infine, ha
voluto approfondire il problema della copertura delle zone
disagiate.
Numerosi consiglieri delle Opposizioni avrebbero voluto dedicare
la seduta odierna a un tema di fresca attualità, la recente
uscita pubblica dell'associazione Anestesisti e Rianimatori sui
numeri e il ruolo delle Terapie intensive nella lotta al Covid.
Ne hanno parlato il già citato Ussai, Honsell, Walter Zalukar
(Misto), Massimo Moretuzzo (Patto) e Roberto Cosolini (Pd).
A tutti ha risposto il vicegovernatore con delega alla Salute,
Riccardo Riccardi: "Penso che di questa vicenda si debba parlare
anche qui e fino in fondo - ha premesso - non solo con i
sindacati dei medici ma anche con chi ha a che fare con quelle
regole: cosa sia una Terapia intensiva e chi ci debba andare non
lo stabilisco io e non lo stabilite voi. Se uno mi dice che
qualcosa non funziona, io devo chiederlo a chi se ne occupa, e
questo ho fatto fin dal giorno successivo a quella denuncia".
ACON/FA-fc