Azzardo: Garlatti in III Comm, in Fvg giocati 630 mln all'anno
(ACON) Trieste, 11 mag - Un gioco vecchio come il mondo, quello
d'azzardo, che ogni anno in Friuli Venezia Giulia fa puntare dai
630 ai 640 milioni di euro (42 miliardi a livello nazionale) e
una legge regionale modificata negli anni ma mai completamente
applicata per mancanza del previsto regolamento, la 1 del 2014,
contenente disposizioni per la prevenzione e il contrasto della
dipendenza appunto da gioco d'azzardo, aggiornata dalla 26 del
2017 che consente sino al 31 agosto 2021 ai gestori di slot
machine (il 90% degli esercenti, 1.343 soggetti) di
disinstallarle o spostarle oltre un raggio di 500 metri dai
luoghi cosiddetti sensibili: scuole, aree di culto, impianti
sportivi, residenze per categorie protette, ambienti di
aggregazione giovanile compresi ludoteche e biblioteche,
sportelli bancomat, stazioni ferroviarie.
Dei circa 640 mln usciti dalle tasche dei cittadini, 32 entrano
in quelle degli esercenti (circa il 5%), ovvero più o meno 23mila
euro a singolo esercizio: tra i 15mila e i 18mila euro per quei
bar, ristoranti, ricevitorie, edicole, tabaccherie che fanno
delle macchinette un'attività secondaria rispetto al resto delle
vendite, di più per coloro (agenzie scommesse, sale bingo, sale
giochi) che le considerano un introito primario.
Sono questi alcuni dei dati emersi dall'audizione, richiesta da
Andrea Ussai (M5S) in III Commissione consiliare presieduta da
Ivo Moras (Lega), con il vicepresidente Fvg con delega alla
Salute, Riccardo Riccardi, e il direttore del dipartimento di
Scienze economiche e statistiche dell'università di Udine, Andrea
Garlatti, sulla situazione regionale quanto all'applicazione
della Lr 26/2017 e sue possibili evoluzioni.
"Da luglio 2017 - ha ricordato Ussai - la Regione aveva 60 giorni
per scrivere il regolamento con cui elargire il contributo per la
riconversione delle sale ospitanti le slot machine, siamo nel
2021 e non lo abbiamo ancora visto. Nel 2018, è stata bocciata la
nostra mozione con cui chiedevamo un accompagnamento a tale
conversione. Oggi l'Università di Udine ci dice che
quell'accompagnamento è indispensabile per tutelare i cittadini,
ma anche salvaguardare i posti di lavoro coinvolti dal mondi
delle scommesse e del gioco d'azzardo".
"Il regolamento è pronto - ha fatto sapere Riccardi - ma la
situazione da chiusura forzata degli esercizi commerciali causata
dalla pandemia ha cambiato le cose e ci porta a rivedere le
nostre scelte. L'approccio al problema deve essere laico. I dati
rimostrano che non riguarda in particolare le grandi città, bensì
in proporzione molto di più i piccoli centri come quelli di
montagna. Bene l'idea del presidente Moras di creare un tavolo
tecnico ristretto, dove affrontare la questione e le soluzioni da
prendere".
Dai dati raccolti dall'esame condotto da Andrea Garlatti con
Silvia Iacuzzi, sempre dell'ateneo udinese, emerge in effetti che
la maggiore concentrazione di slot per abitanti è a Resiutta: 12,
collocate in 3 esercizi commerciali, per una percentuale rispetto
al numero di abitanti (284) pari al 42,25 per mille. La
percentuale a Palmanova, che conta 5.447 abitanti con 40 slot in
6 esercizi, è invece del 7,34 per mille; Monfalcone, che di
abitanti ne ha 28,816, 279 slot in 53 esercizi, registra il 9,68
per mille; i 6.837 abitanti di Lignano Sabbiadoro possono contare
su 69 slot in 13 esercizi, con un gradimento del 10,09 per mille.
Oltre al fatto di essere aree poco abitate, emerge che si tratta
di Comuni attraversati dalle principali arterie stradali della
regione oppure sono località turistiche.
Un confronto degli ultimi 5 anni (2015-19) evidenzia che si
registravano 8.294 macchinette in 2.140 esercizi, scese a 5.410
in 1.343 luoghi, ovvero -34,8% slot in -37,2% esercizi. Il calo è
stato causato da due fattori: il doversi adeguare alle leggi
regionali; l'aver chiuso l'attività per la crisi innescata dalla
pandemia.
Da Uniud tre tipologie di intervento: il primo è fiscale, con
l'abbattimento della Tari (la Lombardia interviene con un
abbattimento fino al 50%; Comuni come Porcia sono intervenute
autonomamente) non legata alla base imponibile reddituale; il
secondo è culturale, con una spinta all'innovazione per
riconfigurare le attività dell'azienda (ad esempio realizzare
corsi orientati a stimolare l'innovazione del commercio; il terzo
di affiancamento con dei consulenti che ti aiutano a sviluppare
un'idea; utilizzare il crowdfunding); offerta di nuovi servizi,
valorizzando la capillarità territoriale dei gestori e prevedendo
un interfaccia con la pubblica amministrazione.
"In merito al crowdfunding - è entrato nel dettaglio Garlatti -
possiamo dire che è tra le soluzioni migliori perchè si tratta di
far partire una start up innovativa con il supporto tecnico della
Regione, dove il crowdfunding dà diritto al cittadino che ha
investito una somma nella start up un credito di imposta,
immediatamente fruibile, del 50% del capitale sottoscritto, basta
mantenga le proprie quote per almeno 3 anni".
Dando il via al dibattito, Antonio Lippolis (Lega) ha affermato
che si dovrebbero analizzare le conseguenze che ci sono state con
la chiusura forzata delle sale giochi e verificare a cosa si sono
rivolti i cittadini come alternativa, vedi il gioco on line
piuttosto che ancor più il Gratta e Vinci; si dovrebbe rivedere
la lista dei luoghi sensibili, dove compaiono ad esempio i
cimiteri; nella legge regionale si dovrebbe sottolineare la
notevole differenza tra gioco compulsivo, da cui devono essere
difesi i più deboli, e gioco tecnico, ragionato.
"Quella sul gioco d'azzardo è una tassa sulla stupidità", ha
esordito Furio Honsell (Open Fvg), che ha rimarcato la differenza
tra giochi che sottendono anche una certa cultura da quelli più
rozzo che innescano solo dipendenza. Per lui, si dovrebbe
studiare come convincere gli esercenti a sostituire le slot con
altri giochi che non hanno la stessa contropartita in termini di
denaro, ma offrono medesimo appagamento e aiutare chi confida
nelle entrate dalle macchinette proponendo nuove attività.
Franco Mattiussi (FI) ha detto di non essere contrario al gioco
d'azzardo, ma poco favorevole che sia concesso all'interno dei
bar senza una regolamentazione; l'azzardopatia forse è vero che
non può essere eliminata, ma deve essere controllata, anche
perché implica dei costi sociali; negli ultimi 10 anni c'è stato
un rivolgersi alle macchinette, da parte degli esercenti, per
aumentare gli introiti invece di puntare su una maggiore
professionalizzazione.
Se anche il presidente Moras ha fatto proprio questo pensiero,
Alfonso Singh (Lega) ha detto che si deve trovare un compromesso
tra chi resta aperto proprio grazie ai soldi di chi punta al
gioco e i disperati che credono di non avere altra alternativa
che giocare per portare a casa qualche soldo in più, ritrovandosi
invece senza niente e cadendo nell'azzardopatia.
ACON/RCM-fc