Fotovoltaico: Shaurli in IV Comm, pdl per disciplinare parchi a terra
(ACON) Trieste, 15 giu - La Regione si assuma il compito di
individuare le aree e i siti non idonei all'installazione di
parchi e impianti fotovoltaici per la produzione di energia con
moduli ubicati a terra, accelerando al tempo stesso l'iter di
autorizzazione alla costruzione e all'esercizio dei medesimi
impianti in un quadro di riferimento certo e chiaro.
Questo l'obiettivo principale della proposta di legge 134,
incentrata sulle disposizioni in materia di governo del
territorio e realizzazione di parchi e impianti fotovoltaici a
terra, illustrata nel corso dei lavori della IV Commissione
consiliare, presieduta da Mara Piccin (FI), dal primo firmatario
Cristiano Shaurli (Pd).
La pdl 134, presentata con le sigle di tutti i colleghi del
Gruppo consiliare dem, è stata assegnata alla IV Commissione con
parere della II (la convocazione era infatti estesa anche ai suoi
componenti) e del Consiglio delle autonomie locali. L'istanza
attribuirebbe alla Regione la concertazione su scala locale per
raggiungere un corretto bilanciamento tra esigenze di
accrescimento dei livelli di produzione di energia da fonti
rinnovabili e interessi di tutela della biodiversità e dei suoli
agricoli.
"Mai come in questo momento, caratterizzato dal dibattito legato
alla transizione ecologica del Paese e a come raggiungere gli
obiettivi previsti dal Green Deal europeo, è necessario -
evidenzia il documento - coniugare la tutela della biodiversità e
del suolo con gli obiettivi energetici da fonti rinnovabili
(Fer)".
Shaurli ha delineato un inquadramento giuridico generale,
evidenziando che "come accade anche in altre Regioni, questa
norma consentirebbe di indicare aree e siti ritenuti non idonei,
offrendo un segnale preciso a chi, tra amministratori locali e
agricoltori, potrebbe anche avere delle difficoltà nel rifiutare
le consistenti offerte di qualche multinazionale".
"Il Fvg - ha rimarcato ancora l'esponente Pd- non può certo
permettersi centinaia di ettari di parco fotovoltaico a terra su
terreni naturali e agricoli, mentre agli incentivi regionali
spetterebbe il compito di stimolare le imprese a orientarsi
invece verso discariche, cave, aree industriali o dismesse. La
Regione deve avere l'autorevolezza e l'orgoglio, dimostrando
capacità di programmazione e basandosi su norme specifiche". In
caso contrario, "si assisterebbe al rischio concreto di perdita
di biodiversità, a un mutamento epocale del territorio e del
paesaggio, nonché alla scomparsa di migliaia di ettari di terreno
agricolo e naturale".
La consigliera Mariagrazia Santoro (Pd) ha auspicato
"un'accelerazione della calendarizzazione di questa norma,
altrimenti questo tema importante rischia di sorpassarci", mentre
il collega di partito Sergio Bolzonello ha invocato precisazioni
da parte dell'assessore regionale a Difesa dell'ambiente, Energia
e Sviluppo sostenibile, Fabio Scoccimarro (presente in modalità
telematica), in merito alla competenza delle Regioni rispetto la
normativa nazionale.
Particolare interesse, attraverso le parole di Furio Honsell
(Open Sinistra Fvg), è stato rivolto anche ai temi
dell'approvvigionamento e dello smaltimento, mentre Cristian
Sergo (M5S) ha suggerito di "pensare a una moratoria per il
rilascio delle autorizzazioni fino all'individuazione delle aree
non idonee".
Stefano Turchet (Lega) si è invece detto "contrario alla
concessione di contributi a fondo perduto perché, dopo qualche
anno, il fotovoltaico offre comunque dei profitti". A tale
proposito, Shaurli ha precisato che "in questo particolare
contesto, il contributo costituisce un modo per indirizzare gli
interessati verso zone ex industriali da bonificare, piuttosto
che verso aree agricole subito e più facilmente disponibili. Si
tratta solo di uno strumento per sostenere la copertura delle
maggiori spese iniziali in rapporto a una scelta più etica, ma
anche più onerosa".
ACON/DB-fc