Fucilati Cercivento: Zanin, in cima al Monte Cellon contro ogni guerra
"Ridiamo l'onore a coloro i quali è stato tolto 105 anni fa"
(speciale ACON, dall'inviata Roberta Candusso) Passo Monte
Croce Carnico, 30 giu - "D'in su la vetta", come recitava
Leopardi nel Passero Solitario, in questo caso non di una torre
antica ma di una storia vecchia esattamente di 105 anni. La cima
del Monte Cellon, sopra Passo di Monte Croce Carnico, nel cuore
delle Alpi Carniche, perduta e riconquistata a più riprese
dall'esercito italiano e da quello austriaco durante la Grande
Guerra, è stata meta del presidente del Consiglio Fvg, Piero
Mauro Zanin, che ha così dato il via alle iniziative legate alla
1. Giornata regionale della restituzione dell'Onore.
In un contesto uggioso, che pareva voler compiangere anch'esso i
tanti caduti in guerra il cui sangue ha tinto di rosso quelle
rocce, il presidente è infatti salito in cima, a 2.238 metri di
altitudine, cogliendo così l'invito dell'ex sottosegretario alla
Giustizia, Franco Corleone, e dell'associazione La società della
Ragione di commemorare i Fusilâts di Çurçuvint, i fucilati di
Cercivento, andando su quello sperone che costò loro la vita il
primo luglio 1916 per non aver voluto obbedire all'ordine di
conquistarlo in condizioni troppo favorevoli per l'allora nemico
austriaco, una sorta di attacco suicida, dopo che avevano
suggerito inutilmente di attendere un orario più propizio e
utilizzare un'attrezzatura più adatta.
"Questa è stata un'ascesa simbolica, per provare a vivere per
qualche ora ciò che gli alpini hanno vissuto per mesi e mesi
durante la Prima Guerra Mondiale", ha spiegato Zanin, da sempre
sostenitore delle iniziative volte a restituire l'onore in primis
ai 4 alpini fucilati a Cercivento con l'accusa di ammutinamento,
ma anche a tutti quei 750 soldati italiani che sono stati
fucilati "per l'esempio", come si soleva giustificare allora le
decisioni assunte sommariamente dai tribunali di guerra.
"Come istituzioni, così come cittadini qualunque, abbiamo voluto
portare onore a quei soldati - ha aggiunto il presidente una
volta giunto alla croce eretta sul costone italo-austriaco a
imperitura memoria di ciò che è stato affinché non accada mai più
- quale giusto epilogo dopo oltre 100 anni. Siamo saliti fin
quassù per restituire loro la giustizia negata e riallacciare
quel filo che si è interrotto. Quella storia parla di umanità, di
gioventù, di sacrificio e di assurdità: oggi essere qui oggi, per
noi ha un valore che sentiamo profondo e non di maniera".
Con il presidente e Corleone, anche Massimo Brianese, tesoriere
della Società della Ragione, gli esperti di arrampicata Riccardo
De Infanti di Ravascletto, Claudio Moro di Treppo Carnico e
Matteo De Cecco di Paluzza, nonché la giornalista del Messaggero
Veneto, Giacomina Pellizzari, e la troupe televisiva di Agenzia
Consiglio Notizie.
ACON/RCM-fc
Sulla vetta del monte Cellon: Giacomina Pellizzari, Riccardo De Infanti, il presidente Piero Mauro Zanin, Massimo Brianese, Matteo De Cecco e Claudio Moro
Il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, si prepara a salire sul monte Cellon con Giacomina Pellizari, Franco Corleone e Claudio Moro
Il presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, affronta la salita sul monte Cellon
L'ex sottosegretario Franco Corleone con la giornalista Giacomina Pellizzari