Contrasto violenza: III Comm si divide, Opposizioni abbandonano aula
(ACON) Trieste, 14 lug - La Lega cancella ogni riferimento
all'identità di genere, le Opposizioni parlano di voltafaccia e
abbandonano l'aula. E così la proposta di legge anti-violenza,
che era stata elaborata dal Comitato ristretto con la
condivisione di tutti i partiti, finisce per dividere la III
Commissione, riproponendo la contrapposizione tra il Centrodestra
e gli altri gruppi politici.
La nuova versione del testo di 27 articoli - che prendeva spunto
dalla pdl 127 di Forza Italia e dalla pdl 6 del Movimento Cinque
Stelle - passa l'esame della commissione presieduta da Ivo Moras
con i voti di Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia, Progetto
Fvg/Ar e Regione Futura. Fuori dall'aula gli altri gruppi, Furio
Honsell di Open Sinistra Fvg e il consigliere Walter Zalukar del
Misto.
È stata Ilaria Dal Zovo, la consigliera del M5S prima firmataria
della pdl 10, a farsi portavoce del malessere delle Opposizioni
in apertura di seduta: "Avevamo fatto un ottimo lavoro, ma con
questi emendamenti il testo di legge prende una piega diversa che
io non comprendo, visto che tutti eravamo d'accordo sul testo
uscito dal Comitato ristretto. Cambiando i termini, si stravolge
il senso dell'articolato".
"Mi chiedo - ha aggiunto Mariagrazia Santoro - come mai
l'assessore Riccardi non sia in aula oggi, e cosa pensi di questo
voltafaccia della Lega". "Sono un po' sotto choc - ha commentato
Honsell - perché questi emendamenti mi sembrano una violenza
morale nei confronti di alcune persone che erano state audite e
lottano su questi temi da molti anni".
"Di solito si fanno le sottocommissioni per arrivare a un testo
condiviso - ha osservato Andrea Ussai del M5S - e non si viene
qui per stravolgere tutto. Sono allibito, potevate dircelo
subito". Sulla stessa linea Simona Liguori dei Cittadini, che è
tornata sull'assenza del vicegovernatore Riccardi: "Avevo sempre
interpretato la sua presenza qui come garante". "Singolare che
oggi l'assessore non ci sia", ha aggiunto Zalukar.
Il dem Roberto Cosolini ha parlato di "questione politica seria"
e ha chiesto e ottenuto dal presidente Moras una sospensione di
mezz'ora. Al ritorno in aula, Dal Zovo ha spiegato la linea
scelta dalle Opposizioni: "Non parteciperemo ai lavori della
commissione perché è stato violato il clima e il senso di quanto
era stato fatto nel comitato ristretto. Credo che la retromarcia
della Lega sia legata al ddl Zan e al polverone che ne è
scaturito a livello nazionale. Non credo che sia una coincidenza
l'assenza di Riccardi, penso che l'assessore abbia voluto restare
fuori da questa triste vicenda".
Dal Zovo è poi entrata nel merito degli emendamenti leghisti,
contestando "il fatto che sia stato tolto il riferimento
all'identità di genere, che peraltro è inserita nella Convenzione
di Istanbul che richiamiamo nei princìpi della legge. Non ci
piace neanche l'introduzione di parole come origine etnica, credo
religioso e nazionalità. Mi dispiace enormemente perché avevo
lavorato molto per arrivare a un testo condiviso. Così abbiamo
fatto perdere tempo a tutti, compresi i tanti soggetti auditi".
Preso atto della scelta, Moras ha dato il via all'esame degli
articoli e degli emendamenti, tutti rapidamente approvati ad
eccezione di quelli preparati da Santoro per il gruppo Pd,
decaduti per assenza dei proponenti. In uno di questi (articolo 6
bis) veniva introdotto un reddito di libertà "quale misura
specifica di sostegno economico alle donne vittime di violenza
domestica, prive di mezzi, con o senza figli di minore età".
Prima del voto finale, Moras ha spiegato il senso degli
emendamenti leghisti: "Abbiamo sostituito le parole identità di
genere con una formula molto più estensiva - ha spiegato il
presidente della III Commissione - che va a comprendere una
molteplicità di persone". Il nuovo comma dei princìpi,
all'articolo 1, recita che la Regione è contraria a ogni forma di
discriminazione e violenza contro le persone "legata all'origine
etnica, credo religioso, nazionalità, sesso, orientamento
sessuale, disabilità nonché quella perpetuato nei confronti dei
soggetti che versano in condizioni di vulnerabilità".
"È strumentale - ha proseguito Moras, controbattendo alle accuse
delle Opposizioni - abbandonare l'aula evitando la discussione su
temi che sono all'ordine del giorno anche a livello nazionale. La
legge non è stata stravolta ma cambiata in alcune definizioni,
per renderle più consone alla volontà politica di questa
maggioranza".
"Anche da parte mia c'è un po' di amarezza per la mancanza di
confronto - ha aggiunto Piccin, prima firmataria della pdl 127,
che farà da relatrice di maggioranza al testo di legge - perché
sostituendo quelle parole credo si siano voluti ampliare gli
orizzonti, e ben venga una tutela estesa a 360 gradi. Questa
legge è frutto di un lungo lavoro e la commissione ha ascoltato e
accolto alcuni dei suggerimenti dei portatori di interesse. Credo
comunque che la discussione sia solo rimandata".
Anche Edy Morandini, a nome del gruppo Progetto Fvg/Ar, ha
auspicato "un confronto franco e non strumentale in aula" dopo
aver espresso amarezza per la scelta delle Opposizioni di
abbandonare la seduta.
ACON/FA-fc