2. Redenzione Gorizia: Cr Fvg, necessario rendere onore a sofferenze
(ACON) Gorizia, 16 set - Non si tratta di stabilire chi ha più
sofferto, ma di dare altresì onore alla sofferenza. Non esiste
perciò alcun distinguo, ma solo l'obbligo umano di assumere fino
in fondo la responsabilità per quanto avvenuto. Altrimenti,
saremmo solo bambini immaturi che sfuggono alle colpe attraverso
scorciatoie riduzionistiche. Il sangue versato su questa terra
non ce lo consente.
Lo ha evidenziato il presidente del Consiglio regionale, chiamato
a rappresentare l'intera Assemblea legislativa in occasione della
cerimonia di commemorazione del 74. Anniversario della Seconda
Redenzione di Gorizia in ricordo del ritorno del Tricolore il 16
settembre 1947.
La deposizione di due corone d'alloro in ricordo dei Caduti,
prima davanti al Monumento Centrale nel parco delle Rimembranze
del capoluogo isontino e poi anche ai piedi dell'attiguo
Lapidario, ha coinvolto anche l'assessore regionale al
Patrimonio, il sindaco di Gorizia, il prefetto di Gorizia,
Raffaele Ricciardi, e il presidente della sezione locale della
Lega Nazionale, Luca Urizio. Oltre a un picchetto d'onore che ha
reso un omaggio iniziale ai caduti, erano presenti numerose
rappresentanze militari e delle forze dell'ordine, nonché le
insegne e i labari delle sezioni locali delle Associazioni
combattentistiche e d'arma (Lega Nazionale, Fante, Alpini,
Finanzieri d'Italia, Vittime civili di guerra, Carabinieri e
Bersaglieri).
Il presidente del Cr Fvg ha ricordato che l'Aula è il luogo in
cui vengono espressi i valori di libertà e democrazia per i quali
vengono ringraziati questi coraggiosi artefici. I territori
locali sono stati bagnati con il sangue di tutti gli italiani,
accorsi giovanissimi da ogni parte della penisola ed è quindi
evocativo il senso di gratitudine da parte di chi è venuto dopo,
perché un sacrificio generoso genera sempre comunità. È giusto
chiamarli eroi, affinché la testimonianza non vada persa anche
quando viene messa in discussione, solo per limitarne
l'importanza.
Il primo cittadino di Gorizia, nel suo intervento, ha menzionato
il grandissimo sacrificio di tante vite, speso per l'unità e la
difesa del territorio. Ragazzi giovani arrivati da regioni
lontane che non sapevano neppure il motivo per cui erano stati
mandati a combattere. Nonostante tante tragedie, il capoluogo
isontino è tuttavia diventato una testimonianza in tutta Europa
di come si riesca a scrivere, insegnare e spiegare la storia per
proporre nuove pagine alle generazioni future. Solo attraverso il
dialogo e le relazioni queste tragedie possono essere impedite.
Il prefetto Ricciardi ha preso la parola evidenziando un contesto
che "mette sempre i brividi. Il monumento alle nostre spalle
dimostra fisicamente gli orrori delle guerre che portano morte e
distruzione. 665 è un numero arido, ma questa cifra rappresenta
altrettante famiglie, storie ed esistenze. Oggi è importante
ricordare, non per mero esercizio accademico, ma per evitare che
queste tragedie si ripetano".
L'assessore regionale, in rappresentanza della Giunta, ha inoltre
espresso l'auspicio che la memoria possa diventare storia,
rendendo giustizia a tutti i dimenticati e a coloro che sono
stati messi da parte. Dobbiamo invece ricordare, questo l'invito,
perché a Gorizia l'Italia è più Italia che altrove.
Dopo aver ricordato il centenario del Milite ignoto, nei
confronti del quale si sviluppò un sentimento spontaneo di
gratitudine nei confronti di un soldato semplice e senza nome che
ha rappresentato l'unità del Paese nel sacrificio, il presidente
del Consiglio Fvg ha concluso menzionando le tragedie legate alla
Seconda Guerra mondiale e ciò che è avvenne dopo, tra le foibe e
l'esodo, quando anche la Patria in qualche modo sembrò
dimenticarsi dei suoi fratelli e non fu in grado di accoglierli
come figli.
ACON/DB-fc