PROSECCO. GABROVEC (SSK): CONVOCARE TAVOLO E VALORIZZARE RUOLO CARSO
(ACON) Trieste, 5 nov - "Non è un mistero per nessuno quanto
valga la partita del Prosecco con le centinaia di milioni di
bottiglie per ogni vendemmia e un fatturato miliardario. Non è un
mistero che l'abilissimo allora ministro e poi governatore veneto
Luca Zaia nel 2009 avrebbe fatto carte false per accaparrarsi un
marchio che è nel mondo sinonimo del vino bianco con le
bollicine. L'unico modo per farlo era allargare il Veneto a tutto
il Friuli Venezia Giulia per abbracciare l'abitato di Prosek
Prosecco sul ciglione di Trieste. Perché è stato proprio quel
villaggio documentato come Prosech quanto meno dal 1289 a dare i
natali in epoca asburgica al Prosekar, bevuto e apprezzato alla
corte di Vienna".
Lo sottolinea, in una nota, il consigliere regionale Igor
Gabrovec della Slovenska skupnost. "L'operazione Zaia - continua
il consigliere - andò a buon fine e con ciò si esaurì anche
l'entusiasmo e la memoria delle promesse alla prima patria del
Prosecco, vale al dire all'agricoltura del Carso. Nel 2009 il
ministro Zaia fece firmare un protocollo di impegni che per buona
parte rimase carta straccia. Delle milionate di promessi
contributi e misure ad hoc per il recupero degli storici
terrazzamenti, per il sostegno e lo sviluppo delle produzioni
agricole autoctone del Carso, per il sostegno alle tante giovani
aziende che con le proprie forze hanno giù dimostrato di saper
raggiungere picchi di eccellenza non si sono visti che pochi e
sparuti spiccioli".
"Il protocollo fini nell'oblio e gli amministratori regionali e
nazionali che si sono susseguiti non hanno che aggiunto al piatto
qualche timida promessa. Miliardi di euro a Veneto e Friuli,
promesse marinare al Carso", sostiene ancora Gabrovec, che nelle
discussioni delle varie leggi finanziarie si era sempre fatto
promotore di proposte di sostegni concreti all'agricoltura
carsica.
"Di Prosecco-Prosek ci si ricorda invece molto bene ogni
qualvolta il Vitello d'oro dell'enologia italiana viene
minacciato. Oggi è la volta dello scontro con la Croazia. Fa
quasi tenerezza leggere dichiarazioni secondo le quali Prosek
sarebbe la traduzione asburgico-slava del nome Prosecco, quando
invece la realtà dei fatti è eventualmente l'esatto contrario.
Lasciando da parte la fantasiosa diatriba etimologica, la
questione invece è un'altra ed è indiscutibile: Prosecco-Prosek
esisterà tranquillamente anche senza l'omonimo spumante, mentre
il Prosecco doc senza l'abitato di Prosecco-Prosek è spacciato",
continua il consigliere della Ssk, che avanza una nuova proposta.
"Il presidente Massimiliano Fedriga si faccia con la sua
autorevolezza promotore di un tavolo politico-istituzionale
permanente presso il palazzo regionale a Trieste e che coinvolga
le istituzioni locali e romane, il Veneto, il Consorzio del
Prosecco, la Camera di Commercio e soprattutto le associazioni
rappresentative degli agricoltori e viticoltori del Carso. Per
sbrogliare la matassa dei vincoli burocratici e per aprire nuove
linee di finanziamento. Iniziamo con l'istituzione di un Fondo
dedicato al sostegno allo sviluppo delle potenzialità
turistico-rurali del Carso, alimentato ad esempio con una royalty
privata di un misero centesimo per etichetta di Prosecco doc
imbottigliato - conclude Gabrovec - . Sarebbe questo un primo
vero gesto di riconoscenza al territorio che da oltre un decennio
sostiene gratuitamente uno dei maggiori marchi commerciali
italiani".
ACON/COM/fa