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DDL FAMIGLIA. ORGOGLIO ROSOLEN MA PER OPPOSIZIONE MISURE INSUFFICIENTI

23.11.2021
18:48
(ACON) Trieste, 23 nov - I consiglieri di opposizione riconoscono che il ddl 148 nasce al termine di un percorso di ascolto, apprezzano alcune delle novità che introduce e registrano con soddisfazione la scelta di non inserire definizioni per il concetto di famiglia, in modo da non escludere nessuno. Ma restano convinti che il disegno di legge sulla famiglia non riuscirà "a risolvere il tema dei temi, cioè la denatalità" (Bolzonello, Pd), anche perché i benefici della norma andranno a ricadere "su un numero limitato di famiglie, circa il 10 per cento del totale" (Shaurli, Pd) e il requisito minimo della residenza in Fvg per 24 mesi "finirà per penalizzare le aree interne, quelle più soggette allo spopolamento e alla perdita di servizi essenziali" (Moretuzzo, Patto) correndo persino il rischio di cozzare con le norme europee e la Costituzione (Ussai, M5S).

Di fronte a tutte queste osservazioni, nel corso della discussione generale sul provvedimento, l'assessore regionale Alessia Rosolen ha risposto riassumendo con orgoglio il lavoro portato avanti negli ultimi tre anni, di cui il disegno di legge è il compimento. A cominciare dalla scelta "di incardinare il Servizio famiglia dentro la direzione lavoro e non nell'ambito dei servizi sociali come hanno fatto tutte le altre regioni. In questa legge - ha rimarcato - manca volutamente un riferimento alle politiche assistenziali, e questo marca la differenza con il passato. Io resto convinta che solo uno Stato sociale, come il nord Europa insegna, dia alle donne la possibilità di fare figli, aiutando a combattere la denatalità. E in questi anni non c'è un solo aspetto sul quale non siamo intervenuti".

L'intervento più critico nei confronti del ddl Rosolen è arrivato da Sergio Bolzonello. "L'Istat - ha ricordato il consigliere del Pd - certifica che nel 2030 la platea che contribuirà a pagare le pensioni sarà al collasso, se non si adottano contromisure. E la denatalità è il problema più importante, da affrontare di petto, in modo meno sofisticato. Arrivo a dire che in questo campo non dovrebbe valere neppure il criterio dell'Isee: bisogna fare figli in Fvg e basta, non esistono famiglie ricche o povere. E questo tema non si affronta con i servizi in più, né dando 300 euro all'anno alle famiglie per pagare un corso ai ragazzi".

Di risorse ha parlato anche il collega di gruppo Cristiano Shaurli: "Visto che di soldi ce ne sono molti, tra Pnrr e assestamenti di bilancio continui, credo che la Giunta dovrebbe investire molto di più se davvero considera strategica la lotta alla denatalità. E invece queste misure rischiano di incidere solo su una fascia limitata di famiglie: in regione sono 560mila, ma solo 157mila hanno un figlio a carico e un terzo di queste rientra nell'Isee che consente di beneficiare dei nuovi contributi". Dello stesso tenore l'intervento di Ilaria Dal Zovo (M5S), convinta che "la norma non affronti i temi veri per dare sostegno alle famiglie: mi aspettavo di più".

"E' apprezzabile che il ddl non inserisca una definizione di famiglia per non escludere nessuno - ha poi osservato il collega pentastellato Andrea Ussai - e noi coerentemente, nei nostri emendamenti, proporremo di sostituire il termine famiglia con famiglie, proprio per valorizzare tutti". Massimo Moretuzzo (Patto) è invece perplesso "sulle modalità di erogazione della Dote famiglia: per rimborsare poche centinaia di euro c'è il rischio di un aggravio del carico burocratico dei Comuni".

Puntuale, come si diceva, la replica dell'assessore. Sulla dimensione finanziaria della legge, Rosolen ha fatto notare "che quelli previsti dal ddl sono tutti fondi nuovi, che prima non venivano messi a disposizione delle famiglie. E le misure che venivano previste in passato erano di 4-5 volte inferiori rispetto a quelle di adesso". "Sono cosciente - ha proseguito l'assessore - che la Dote famiglia da sola non andrà a risolvere il problema della natalità, però tutto questo è complementare al Family act e alle misure messe in campo da altri enti". Quanto al problema tecnico dell'erogazione di quei fondi, Rosolen confida "sull'adeguamento del software gestionale". "La previdenza complementare - ha detto ancora l'assessore - è un intervento limitato, con finalità educative, ma credo sia anche un'importante indicazione politica rispetto a un problema di copertura pensionistica che le nuove generazioni si troveranno ad affrontare". Anche la norma sul micro credito, oggetto di un emendamento di Giunta e richiamata da Shaurli nel suo intervento, "intende accompagnare le persone che si trovano in un momento di difficoltà, attraverso l'istituzione di un fondo di garanzia".

Sul requisito dei 24 mesi di residenza, l'assessore ha fatto notare a Ussai "che quel paletto è garantito da una sentenza della Corte Costituzionale del 2013". Quanto alla definizione di famiglia, infine, Rosolen ha ribadito "di non voler escludere nessuno dall'applicazione di questa norma, in modo da garantire comunque il minore. Noi in modo rispettoso non abbiamo declinato la nostra idea di famiglia, ideologico è semmai chi chiederà di farlo". Concetto ripreso da Antonio Calligaris (Lega), relatore di maggioranza, nella sua replica finale in cui ha ribadito - come il collega Giuseppe Sibau (Prog Fvg/Ar) - il giudizio positivo sul ddl. I relatori di minoranza - Furio Honsell (Open) e Chiara Da Giau (Pd) - hanno invece confermato alcune osservazioni critiche. ACON/FA-fc



L'assessore Fvg alla Famiglia, Alessia Rosolen, con Mauro Di Bert (PrFvg/Ar)
Aula durante lavori
Sergio Bolzonello e Diego Moretti (Pd)
Andrea Ussai (M5S)
Aula durante lavori