DDL FAMIGLIA. ORGOGLIO ROSOLEN MA PER OPPOSIZIONE MISURE INSUFFICIENTI
(ACON) Trieste, 23 nov - I consiglieri di opposizione
riconoscono che il ddl 148 nasce al termine di un percorso di
ascolto, apprezzano alcune delle novità che introduce e
registrano con soddisfazione la scelta di non inserire
definizioni per il concetto di famiglia, in modo da non escludere
nessuno. Ma restano convinti che il disegno di legge sulla
famiglia non riuscirà "a risolvere il tema dei temi, cioè la
denatalità" (Bolzonello, Pd), anche perché i benefici della norma
andranno a ricadere "su un numero limitato di famiglie, circa il
10 per cento del totale" (Shaurli, Pd) e il requisito minimo
della residenza in Fvg per 24 mesi "finirà per penalizzare le
aree interne, quelle più soggette allo spopolamento e alla
perdita di servizi essenziali" (Moretuzzo, Patto) correndo
persino il rischio di cozzare con le norme europee e la
Costituzione (Ussai, M5S).
Di fronte a tutte queste osservazioni, nel corso della
discussione generale sul provvedimento, l'assessore regionale
Alessia Rosolen ha risposto riassumendo con orgoglio il lavoro
portato avanti negli ultimi tre anni, di cui il disegno di legge
è il compimento. A cominciare dalla scelta "di incardinare il
Servizio famiglia dentro la direzione lavoro e non nell'ambito
dei servizi sociali come hanno fatto tutte le altre regioni. In
questa legge - ha rimarcato - manca volutamente un riferimento
alle politiche assistenziali, e questo marca la differenza con il
passato. Io resto convinta che solo uno Stato sociale, come il
nord Europa insegna, dia alle donne la possibilità di fare figli,
aiutando a combattere la denatalità. E in questi anni non c'è un
solo aspetto sul quale non siamo intervenuti".
L'intervento più critico nei confronti del ddl Rosolen è arrivato
da Sergio Bolzonello. "L'Istat - ha ricordato il consigliere del
Pd - certifica che nel 2030 la platea che contribuirà a pagare le
pensioni sarà al collasso, se non si adottano contromisure. E la
denatalità è il problema più importante, da affrontare di petto,
in modo meno sofisticato. Arrivo a dire che in questo campo non
dovrebbe valere neppure il criterio dell'Isee: bisogna fare figli
in Fvg e basta, non esistono famiglie ricche o povere. E questo
tema non si affronta con i servizi in più, né dando 300 euro
all'anno alle famiglie per pagare un corso ai ragazzi".
Di risorse ha parlato anche il collega di gruppo Cristiano
Shaurli: "Visto che di soldi ce ne sono molti, tra Pnrr e
assestamenti di bilancio continui, credo che la Giunta dovrebbe
investire molto di più se davvero considera strategica la lotta
alla denatalità. E invece queste misure rischiano di incidere
solo su una fascia limitata di famiglie: in regione sono 560mila,
ma solo 157mila hanno un figlio a carico e un terzo di queste
rientra nell'Isee che consente di beneficiare dei nuovi
contributi". Dello stesso tenore l'intervento di Ilaria Dal Zovo
(M5S), convinta che "la norma non affronti i temi veri per dare
sostegno alle famiglie: mi aspettavo di più".
"E' apprezzabile che il ddl non inserisca una definizione di
famiglia per non escludere nessuno - ha poi osservato il collega
pentastellato Andrea Ussai - e noi coerentemente, nei nostri
emendamenti, proporremo di sostituire il termine famiglia con
famiglie, proprio per valorizzare tutti". Massimo Moretuzzo
(Patto) è invece perplesso "sulle modalità di erogazione della
Dote famiglia: per rimborsare poche centinaia di euro c'è il
rischio di un aggravio del carico burocratico dei Comuni".
Puntuale, come si diceva, la replica dell'assessore. Sulla
dimensione finanziaria della legge, Rosolen ha fatto notare "che
quelli previsti dal ddl sono tutti fondi nuovi, che prima non
venivano messi a disposizione delle famiglie. E le misure che
venivano previste in passato erano di 4-5 volte inferiori
rispetto a quelle di adesso". "Sono cosciente - ha proseguito
l'assessore - che la Dote famiglia da sola non andrà a risolvere
il problema della natalità, però tutto questo è complementare al
Family act e alle misure messe in campo da altri enti". Quanto al
problema tecnico dell'erogazione di quei fondi, Rosolen confida
"sull'adeguamento del software gestionale".
"La previdenza complementare - ha detto ancora l'assessore - è un
intervento limitato, con finalità educative, ma credo sia anche
un'importante indicazione politica rispetto a un problema di
copertura pensionistica che le nuove generazioni si troveranno ad
affrontare". Anche la norma sul micro credito, oggetto di un
emendamento di Giunta e richiamata da Shaurli nel suo intervento,
"intende accompagnare le persone che si trovano in un momento di
difficoltà, attraverso l'istituzione di un fondo di garanzia".
Sul requisito dei 24 mesi di residenza, l'assessore ha fatto
notare a Ussai "che quel paletto è garantito da una sentenza
della Corte Costituzionale del 2013". Quanto alla definizione di
famiglia, infine, Rosolen ha ribadito "di non voler escludere
nessuno dall'applicazione di questa norma, in modo da garantire
comunque il minore. Noi in modo rispettoso non abbiamo declinato
la nostra idea di famiglia, ideologico è semmai chi chiederà di
farlo". Concetto ripreso da Antonio Calligaris (Lega), relatore
di maggioranza, nella sua replica finale in cui ha ribadito -
come il collega Giuseppe Sibau (Prog Fvg/Ar) - il giudizio
positivo sul ddl. I relatori di minoranza - Furio Honsell (Open)
e Chiara Da Giau (Pd) - hanno invece confermato alcune
osservazioni critiche.
ACON/FA-fc