VINO. ZANIN: BENE VOTO EUROPARLAMENTO, DIFENDERE PRODOTTI TIPICI
(ACON) Trieste, 16 feb - "L'emendamento di Italia e Francia che
ha cancellato il riferimento al vino nel Piano anti-cancro
dell'Unione Europea è senz'altro un'ottima notizia. Ma dobbiamo
tenere alta la guardia contro l'eccesso di zelo che a Bruxelles
periodicamente prende di mira i grandi prodotti della tradizione
italiana".
Commenta così Piero Mauro Zanin, presidente del Consiglio
regionale del Friuli Venezia Giulia, il voto del Parlamento
Europeo sul piano "L'Europa che combatte il cancro", che da
qualche mese stava mettendo in apprensione l'intero settore del
vino, un comparto che in Italia vale quasi 15 miliardi di euro.
"Nella prima versione del Piano - ricorda infatti Zanin - anche
il consumo di vino era stato indicato tra i fattori cancerogeni,
a dispetto dei numerosi studi scientifici che dimostrano come un
consumo moderato consenta viceversa di rafforzare le nostre
difese contro le malattie cardiovascolari, grazie alle proprietà
antiossidanti di alcune sostanze".
Un approccio dunque totalmente sbagliato, quello inizialmente
adottato in seno alla Commissione Europea, "dal momento che non è
scientificamente plausibile fare di tutta l'erba un fascio,
equiparando il prodotto-vino ai superalcolici e mettendo sullo
stesso piano il consumatore attento che fa un uso moderato delle
sostanze alcoliche e chi cerca lo sballo del binge drinking,
perniciosa abitudine dei giovani specie in alcuni Paesi del nord".
La sollevazione delle associazioni di categoria e l'emendamento
proposto da due europarlamentari italiani e una deputata francese
hanno però consentito di rettificare il testo, stabilendo che il
consumo di vino non è di per se stesso un fattore di rischio e
cancellando ogni riferimento ad avvertenze sanitarie in etichetta.
"È evidente però - osserva ancora il presidente - che qualcuno
porta avanti politiche dirette a colpire i prodotti della
tradizione forse per favorirne altri, gli analcolici realizzati e
distribuiti dalle grandi multinazionali ad esempio, più facili da
bere e universalmente accettati in ogni angolo del mondo in
quanto non violano alcun precetto culturale o religioso".
"Si tratta - conclude Zanin - di una sorta di globalizzazione dei
consumi, una normalizzazione dei gusti che non mi piace per nulla
e che è l'esatto contrario di quel che serve all'Europa, come
vado ripetendo da tempo negli organismi comunitari di cui faccio
parte, il Comitato delle Regioni e la Conferenza delle assemblee
legislative europee. Dovremmo invece valorizzare le specificità
delle diverse regioni e delle diverse comunità. A cominciare dal
vino".
ACON/FA