ALLARME LUPO. AUDIZIONI IN II COMM: ALLEVATORI, INFORMARE E TUTELARE
(ACON) Trieste, 14 mar - In attuazione delle direttive
comunitarie, in tutta Italia sono vietati la cattura,
l'uccisione, il disturbo, il possesso, il trasporto, lo scambio e
la commercializzazione del lupo; ciò che è vietato è sanzionabile
a livello penale. Ogni intervento di reintroduzione in naturaLUPO
è effettuato sulla base di studi di fattibilità valutati
dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale
(Ispra) e dietro autorizzazioni rilasciate dal ministero
competente. Per i contributi regionali quale indennizzo danni, si
deve applicare la normativa europea in materia di aiuti di Stato
nel settore agricolo e forestale, che prevede il regime del de
minimis. Non c'è spazio per norme regionali, sarebbero
incostituzionali; si può fare solo prevenzione, informazione e
indennizzo.
Perciò, far credere che si possa risolvere il problema della
difficile convivenza tra uomo e lupo uccidendo gli esemplari che
si aggirano sul territorio, è una grossa e pericolosa bugia. Ciò
che, invece, si può e si deve fare è agire attraverso una rete di
informazioni univoche e basate su dati scientifici, da divulgare
ad allevatori, agricoltori, cittadini, turisti e a chiunque possa
imbattersi in questo come in un altro animale predatore.
Lo ha fatto presente l'assessore regionale alle Risorse
agroalimentari e forestali, Stefano Zannier, come premessa alle
audizioni organizzate dalla II Commissione consiliare presieduta
dal leghista Alberto Budai (Lega), dietro richiesta del collega
di partito Luca Boschetti, "sollecitato da diversi allevatori di
armenti per conoscere e valutare le azioni da intraprendere
appunto per una convivenza con il lupo, animale che si sta
avvicinando sempre più anche alle abitazioni".
In audizione non sono mancate le esperienze dirette. "Si parla
tanto della sicurezza dei lupi, ma non della sicurezza umana", ha
detto Roberto De Prato, rappresentante di un'azienda zootecnica
in zona Ravascletto, raccontando gli attacchi ai suoi animali,
l'ultimo avvenuto poche sere fa con lo sbranamento di tre capre.
"Facciamo tutto in regola, con reti e recinti, noi lasciamo in
pace i lupi e così gli orsi, ma loro non lasciano in pace noi",
ha commentato chiedendo maggiori informazioni su come
comportarsi.
Luca Petris, allevatore con alpeggio estivo in quota, ha
evidenziato come il lupo abbia sempre meno paura, perciò si
dovrebbe pensare a una sorta di rieducazione di questo animale
alla diffidenza, allo stare lontano dagli insediamenti umani e al
poter delimitare la sua presenza a determinate zone, prima che la
situazione diventi incontrollabile. "Anche i nostri pascoli
devono essere tutelati, altrimenti torneranno all'abbandono", ha
previsto, parlando poi del tabellario dei risarcimenti per la
perdita del bestiame, che avviene senza che si tenga conto delle
reali spese e del mancato guadagno.
Anche per Alberto Pischiutti, vicepresidente della cooperativa
malghesi Carnia-Val Canale, è fondamentale avere notizie precise
sul comportamento del lupo, perché oggi non lo sono, mentre sono
fondamentali anche per tranquillizzare chi lavora in malga e
imparare il giusto comportamento da tenere. Altrimenti si finirà
con l'abbandonare la montagna.
Marino Screm, allevatore della Carnia, ha sottolineato che "non
siamo sterminatori, ma come va tutelata la specie lupo, dobbiamo
tutelare anche la specie allevatore di montagna. Siamo a chiedere
la gestione del problema e che ciò avvenga con la nostra diretta
partecipazione. Quanto ai rimborsi, oggi non si tiene conto di
spese come il recupero della carcassa dell'animale, il suo
smaltimento, l'acquisto di nuovi capi, cosa questa che deve
avvenire in breve tempo per mantenere la densità obbligatoria del
bestiame per ettaro". Non da ultimo, per Screm si dovrebbero
trovare altre tecniche di dissuasione, perché in montagna a volte
è impossibile posizionare reti. Si dovrebbe, poi, "intervenire
con una modifica di legge almeno per il passaggio che impedisce
persino solo di disturbare il lupo, allora tanto vale chiudere
ogni attività".
Dai rappresentanti del mondo agricolo l'allarme è stato che il
lupo, che oltretutto si sta avvistando anche in pianura e non
solo in montagna, non è l'unico problema, perché riguarda anche
l'orso e lo sciacallo dorato. La situazione impone di trovare un
nuovo equilibrio, a livello nazionale.
In particolare, per Francesco Chiabai è mancata a lungo la
trasparenza sui rischi e sul numero dei casi. Soprattutto,
"servirebbero più incontri per discutere del problema tra
cittadini, associazioni, Comuni e Regione. E serve un maggiore
confronto con i colleghi di Austria e Slovenia (qui è previsto
l'abbattimento del lupo). Il numero delle presenze di predatori
va calcolato includendo quelli oltre confine". Altro aspetto,
l'utilizzo dei cani da guardiania, che però dovrebbe prevedere la
formazione degli allevatori nel possedere questo particolare tipo
di cani, affinché non risultino pericolosi, e contributi per
stipule assicurative. Quanto ai rimborsi, anche per lui "è
inaccettabile il regime del de minimis. E spesso tanti allevatori
rinunciano a denunciare gli attacchi, perché le modalità di
verifica registrano notevoli ritardi e complicazioni nel
riconoscimento del danno".
Piena disponibilità dall'università di Udine, tramite Stefano
Filacorda, per monitoraggi e trovare un sistema di convivenza con
questi animali, dal Carso alla montagna. "Ci sarà una riduzione
delle aree pascolate, alcuni allevamenti dovranno cambiare gli
animali da portare all'alpeggio, perciò ci vogliono trasparenza e
informazione tecnica. Per l'orso abbiamo utilizzato il controllo
con collare, ma sappiamo che non basta. Ed è vero che il lupo è
sempre più vicino agli abitati, questo però non deve creare
allarmismo ma una rete di comunicazione. Dobbiamo cercare di
cambiare il comportamento dei lupi, anche perché sappiamo che è
possibile".
"La cosa peggiore è lasciare che il problema sia gestito a
livello emozionale dagli organi di informazione", ha commentato
Massimo Vitturi, responsabile area nazionale animali selvatici
della Lega anti vivisezione (Lav), che ha poi detto delle
piattaforme utilizzate da alcune Regioni, a cui potrebbe accedere
anche il Friuli Venezia Giulia, basate sul quadro giuridico
europeo e che riuniscono allevatori, coltivatori, amministrazioni
pubbliche, associazioni ambientaliste, caseifici, carabinieri
forestali, per creare la necessaria convivenza uomo/animale. La
piattaforma fornisce, poi, anche indicazioni utili sui cani da
guardiania e un manuale sulla prevenzione.
Il responsabile del servizio reginale Biodiversità, Gabriele
Iacolettig, ha parlato della colonizzazione del lupo in Fvg,
cominciata in pianura, e che vedrà un espandersi sul territorio.
"Il numero dei branchi - ha detto Iacolettig sollecitato da
Chiara Da Giau (Pd) - è di uno ciascuno nei Magredi, Cansiglio,
Pedemontana pordenonese, Tarvisiano e 2 o 3 in Carnia; ogni
branco è formato da 4 a 6 lupi, ciascuno domina 100/250
chilometri quadrati, ecco perché ci aspettiamo un aumento nei
prossimi anni. Dove si insedia un branco, non se ne insedia un
secondo, ma certo aumenteranno. Con l'università si sta cercando
di catturali e mettere loro un collare per monitorarli, ma non è
facile. Quanto agli indennizzi, si parla di una spesa di circa
25mila euro all'anno e parimenti per la prevenzione".
"Si tratta di una evoluzione naturale, non indotta da una azione
di ripopolamento da parte della Regione Fvg", ha sottolineato
l'assessore Zannier, che ha concluso affermando "la necessità di
fornire informazioni tecnico-scientifiche corrette e che non
devono promettere interventi impossibili".
"Per l'aspetto della comunicazione - ha proseguito Iacolettig -,
con il Corpo forestale regionale e il servizio Caccia sono in
atto diversi incontri formativi, la divulgazione di informazioni
alla cittadinanza e lo studio di azioni di convivenza con i
predatori. Tutte le Regioni alpine sono impegnate in un tavolo di
confronto con il Governo, per un Piano di gestione dei grandi
carnivori e le necessità dell'uomo. Quanto agli indennizzi, si
sta valutando una forma diversa dal de minimis tarata
sull'indennità, ma ci vorrà molto tempo".
Quasi tutti in linea gli interventi dei consiglieri, da Chiara Da
Giau e Sergio Bolzonello (Pd) a Ilaria Dal Zovo e Cristian Sergo
(M5S), sulla necessità di implementare la campagna di
informazione sui comportamenti da adottare e la divulgazione dei
dati. Unica voce fuori dal coro, Stefano Mazzolini (Lega), che
dopo aver raccontato una sua recente esperienza con i lupi
davanti a casa, nel Tarvisiano, ha affermato di essere "in favore
di un piano di controllo e abbattimento dei lupi. A oggi, le
norme non tutelano chi vive e chi lavora in montagna".
ACON/RCM-fc