SCUOLA. SIBAU (PROG FVG/AR): NO CHIUSURE IN MONTAGNA SE LINGUA SLOVENA
(ACON) Trieste, 30 mar - "Superare l'impasse legato ai
parametri ministeriali grazie alla presenza della scuola di
lingua slovena ed evitare, così, la ventilata ipotesi di chiusura
delle scuole nelle zone montane".
Questo il contributo portato all'Aula dal consigliere regionale
Giuseppe Sibau (Progetto Fvg/Ar), supportato dai contenuti del
decreto 233/1998 laddove si attribuisce, anche in assenza dei
parametri minimi, autonomia scolastica per l'esercizio del
diritto allo studio alle scuole e istituti di istruzione statali
con lingua d'insegnamento slovena.
"Il decreto - sottolinea in una nota Sibau - dispone che la
medesima autonomia possa essere attribuita alle scuole con lingua
d'insegnamento italiana, site negli stessi ambiti territoriali,
demandano alle Conferenze provinciali di tener conto delle
decisioni assunte nei confronti delle scuole con lingua
d'insegnamento slovena. In Friuli Venezia Giulia le Province non
ci sono più, però ci sono gli enti di decentramento regionale
(Edr) e, si spera, quanto prima anche il riconoscimento di una
piena autonomia in materia di organizzazione scolastica".
"Dobbiamo prendere coscienza di come la scuola rappresenti una
fonte di radicamento al territorio e non possiamo lasciare che
questi servizi subiscano dei tagli, a discapito delle zone
marginali. Pensiamo, poi, alla perdita di attrattiva nei
confronti di una famiglia intenzionata a trasferirsi in montagna.
Davanti a un'ipotesi di chiusura delle scuole, si vanificano
tutti gli sforzi attuati dall'amministrazione regionale per
incentivare il ripopolamento delle zone montane".
"La Regione attualmente non ha competenze in materia di
organizzazione scolastica, che sono statali, così come il
riconoscimento delle deroghe", aggiunge Sibau collegandosi alla
sua interrogazione presentata per chiedere "un intervento
dell'amministrazione regionale nei confronti del ministero
dell'Istruzione intenzionato a ridurre, per l'anno scolastico
2022/23, l'organico da assegnare agli Uffici scolastici regionali
che hanno subito un calo demografico della popolazione
scolastica. Un'ipotesi - sottolinea il consigliere - che a caduta
andrebbe a penalizzare le comunità montane e le zone a bassa
densità demografica, essendo il numero di posti di organico da
ripartire addirittura minore di quello attuale".
ACON/COM/rcm