ENERGIA. PICCIN (FI): I NO A PRESCINDERE DANNO PER FAMIGLIE E IMPRESE
(ACON) Trieste, 22 apr - "In materia energetica, in questo
delicato momento servono buonsenso e serietà e non rincorrere
facili slogan: il pensiero prima di tutto deve andare alle nostre
famiglie e alle nostre imprese, invece assistiamo a prese di
posizione ideologiche del tutto fuori luogo, con no bipartisan
anche tra le forze politiche della Regione".
Lo afferma in una nota la consigliera regionale di Forza Italia,
Mara Piccin.
"Mi riferisco anche, ma non soltanto, alle reazioni sulla stampa
sulle possibili ricadute regionali del Piano della transizione
energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai) - continua la
Piccin -, che individua le aree in cui é consentito lo
svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione
di idrocarburi sul territorio nazionale. È figlio dei Governi
Conte, ma soltanto grazie al Governo Draghi si è arrivati alla
sua pubblicazione. Un Piano che già di per sé limita fortemente
le attività, ma, se migliorato, potrebbe avviare il rilancio
dell'estrazione di gas in Italia, necessaria dopo due decenni di
declino, eredità dei talebani del 'no triv'".
"Ora assistiamo a una crociata, anche in Friuli Venezia Giulia,
contro questo strumento - osserva la forzista -. Al di là della
sua validità e applicabilità concreta, che va verificata e
probabilmente migliorata, ciò che spaventa sono ancora alcuni no
a prescindere, a spot e bipartisan, nonostante a fine marzo il
Consiglio regionale abbia approvato una mozione di Forza Italia
su caro bollette ed energia, che ha impegnato la Giunta Fedriga a
favorire una politica all'insegna della diversificazione delle
fonti di approvvigionamento energetico, con un unico fine:
contenere le spese di famiglie e imprese. Una posizione politica
opposta a quella dei no a prescindere: richiamiamo tutte le forze
politiche alla responsabilità".
"Appaiono quanto meno discutibili le motivazioni di chi si oppone
anche soltanto alle attività di ricerca del gas, che il Pitesai
individua in aree ritenute idonee, non in mare, nei fiumi o in
molti altri siti sensibili. Abbiamo letto un'espressione come
'chiudere il gas'. Sarebbe una follia: l'auspicabile sviluppo
delle rinnovabili si deve necessariamente ancora accompagnare
alle fonti fossili, pena un disastro economico. Ne è consapevole
persino il ministro Di Maio, alla spasmodica ricerca in Africa di
contratti per la fornitura di gas, in sostituzione di quella
russa. Ma anche il rilancio della produzione di gas in Italia,
con la situazione che si è creata - conclude la Piccin -, è
necessario. Quello che non serve ai cittadini del Fvg è il fumo
negli occhi".
ACON/COM/rcm