STRAGE CAPACI. SBRIGLIA (ANTIMAFIA): GUARDARE A EREDITÀ FALCONE
(ACON) Trieste, 23 mag - La giornata di oggi, 23 maggio 2022, è
piena di significati: ci ricorda il dovere della responsabilità,
un dovere indirizzato a tutti, giovani e meno giovani. A
sottolinearlo, in una nota, è Enrico Sbriglia, vicepresidente
dell'Osservatorio regionale antimafia, in occasione
dell'anniversario del tragico omicidio di Giovanni Falcone.
"Trent'anni fa la mafia, nella sua forma di "crimine organizzato
e sistemico" - ricorda ancora Sbriglia - compì la strage di
Capaci, esibendosi con un'azione di autentica capacità militare,
con la quale mostrava che era in grado di avere il dominio del
territorio, potendo contare su una rete vasta di complicità e di
fiancheggiatori a diverso livello".
"Non si trattava, infatti, di minare un sentiero o un viottolo di
campagna, ma un tratto di una delle più importanti ed impegnate
arterie del traffico stradale regionale - prosegue il
vicepresidente dell'Osservatorio, che regge l'organismo del
Consiglio regionale dopo le dimissioni del presidente Michele
Penta -. Fece brillare quel tratto di strada con una quantità
enorme di esplosivo, posizionato sotto un canalone (circa 400 kg.
di tritolo, alcuni dicono anche 500), il cui timer fu azionato
dal mafioso, poi pentitosi, Giovanni Brusca".
"Ammazzarono il Giudice Giovanni Falcone, 53 anni appena
compiuti, sua moglie Francesca Morvillo, pure magistrato, di 46
anni ed i tre uomini della scorta, gli agenti Vito Schifani,
Rocco Dicillo e Antonio Montinaro - ricostruice Sbriglia -. Vi
furono, inoltre, 23 feriti, fra i quali gli agenti Paolo Capuzza,
Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l'autista giudiziario Giuseppe
Costanza. Erano le 17.57, in Sicilia era praticamente già
estate
".
"Il giudice Falcone rappresenta una icona imponente di un'Italia
diversa, di una Italia che non si arrende, che sa valorizzare la
caparbietà, con il senso dell'umanità e della concretezza.
Il Giudice Falcone, durante la sua vita professionale, agirà
infatti con appropriatezza e soprattutto senso della legalità.
La legalità non è mai fatta di slogan e di demagogici simbolismi,
ma di azioni concrete, misurate, ragionate e progressive,
compiute con la consapevolezza di dover affrontare un nemico
subdolo, che sa mimetizzarsi, mascherarsi, nascondersi e che è
pervasivo, capace d'inserirsi nei contesti più diversi, purché
raggiunga il profitto e il potere sulle persone e le cose".
"La caratteristica, forse, più saliente di Falcone, ma poi anche
del suo compagno di sventura, Paolo Borsellino, sarà quella di
essere stato in grado di svelare, almeno in parte, un mondo
altrimenti criptico, riuscendo a ricostruire delle storie
credibili, sostenibili sul piano della responsabilità penale.
Il suo metodo, il "metodo Falcone" - continua Sbriglia - è
l'indagine che si avvia e si sviluppa attraverso la
ricostruzione, paziente ed ostinata, del fiume carsico della
ricchezza in odore di malaffare
Di un malaffare potente, di quei
flussi finanziari, liquidi o virtuali, che si riescono ad
intercettare nel corso delle indagini penali, agendo gli
investigatori come i cani da tartufi, scavando, odorando,
raspando ogni centimetro di terra, di bosco, di campagna dal
quale si elevi l'odore dei soldi, perché i soldi hanno un loro
odore, "pecunia olet", hanno inoltre una capacità magnetica e
aggregativa, riescono a trovarne degli altri, e poi amano
mettersi in posa, farsi misurare, sfogliare, riempire, e tradursi
in altra ricchezza illecita".
"Quella di Falcone non solo è una eredità di tenacia e di valori
- conclude il vicepresidente dell'Osservatorio regionale
antimafia - ma anche una direzione dove tutti coloro che si
occupano di contrasto e lotta alle criminalità organizzate
dovrebbero saper guardare. Forse solo così facendo, le
celebrazioni e il ricordo rivolto a lui, a Paolo Borsellino ed ai
tanti magistrati e appartenenti alle forze dell'ordine, vittime
delle grandi criminalità, avranno un senso e non saranno
derubricate in sterili laiche liturgie".
ACON/COM/fa