SALUTE. III COMM, DIBATTITO SU EMERGENZA: OPERATORI PER CENTRALE UNICA
(ACON) Trieste, 30 mag - La grande maggioranza degli operatori
sanitari che si occupano dell'emergenza-urgenza preferisce una
centrale operativa unica, e non il ritorno alle centrali
territoriali. Ma è anche convinta che Centrale e soccorsi debbano
entrare a far parte di un unico ente, evitando la frammentazione
di oggi. Indicazioni importanti per la Giunta regionale che, pur
precisando di non avere già in tasca la soluzione, sta per varare
le scelte strategiche nel nuovo Piano operativo di
emergenza-urgenza, documento che verrà approvato entro la fine
della legislatura.
Le novità sono emerse oggi in III Commissione, dove il
vicegovernatore con delega alla Salute e il direttore generale
dell'Arcs hanno parlato delle ipotesi di riorganizzazione del
sistema regionale, dando riscontro a una mozione approvata
dall'Aula a novembre.
L'analisi avviata dalla cosiddetta Azienda zero assieme ai
responsabili delle emergenze territoriali e ai vertici del
personale infermieristico ha preso in esame una pluralità di
possibili modelli, a 1, 2, 3 o 4 centrali operative. E sono
emerse - è stato detto in Commissione - molte controindicazioni
rispetto alla frammentazione in più centrali, che comporterebbe
ad esempio un allungamento dei tempi di risposta alle chiamate,
oggi di 16-18 secondi in media, un dato incoraggiante a livello
nazionale.
La divisione in più centrali finirebbe anche per frammentare la
gestione dei mezzi, con inevitabili ritardi nei comuni di
confine, mentre è stato riscontrato che il modello di centrale
unica ha prodotto un miglioramento dei tempi ad esempio a San
Giovanni al Natisone (dove le ambulanze ora arrivano da Cormons e
non più da Cividale) e a Codroipo, al confine con il Pordenonese.
Per contro, il sistema oggi vigente andrebbe corretto collocando
tutto il personale che si occupa di emergenza-urgenza in uno
specifico ente, in modo da poter favorire una rotazione tra
centrale e soccorsi. L'errore di fondo - ha ribadito il
vicegovernatore - non è stato quello di realizzare una sola
centrale operativa, ma di non aver garantito un'unica catena, in
quanto il sistema dell'emergenza ha diversi passaggi e non è
legato alla sola centrale.
Queste considerazioni hanno sollevato numerose osservazioni e
critiche da parte dei consiglieri. Il Gruppo Misto ha chiesto di
spostare l'attenzione dai tempi di attesa al telefono (restare in
linea 20 o 30 secondi, è stato detto, non cambierebbe molto) ai
tempi del soccorso, calcolabili da quando si chiama il 118
all'arrivo dell'ambulanza sul posto. E ha ribadito che in questi
ultimi anni ci sarebbero stati troppi ritardi, con ambulanze
spesso indirizzate nei posti sbagliati. Ma il problema della
conoscenza del territorio da parte degli operatori, per il quale
molti invocano il ritorno alle centrali locali - gli è stato
risposto - oggi grazie alle nuove tecnologie è diventato assai
meno importante.
Il gruppo del M5S si è chiesto cosa sia cambiato dalla
valutazione costi-benefici operata nel 2019, quando i tecnici
dissero che ci sarebbero stati più punti di forza con due
centrali. E ha voluto chiarimenti sull'adeguatezza della sede di
Palmanova in termini di strutture e software. Da parte dei
Cittadini sono arrivate invece segnalazioni sul problema del
numero dei mezzi e delle automediche, con il tema dei tre
operatori a bordo che non sarebbe stato ancora risolto.
Fratelli d'Italia, intervenendo con due consiglieri, ha chiesto
ripetutamente dati relativi a Trieste e agli altri capoluoghi di
provincia, sulla falsariga delle indicazioni rese note a
proposito dei comuni di confine, osservando che esiste una
percezione di peggioramento della tempistica di intervento da
quando è stata varata la centrale unica. Mentre il Pd ha
osservato che la scelta della centrale unica operata dalla
precedente Giunta ha portato a diverse economicità, risolvendo
efficacemente il problema dei comuni di confine.
ACON/FA