INFRASTRUTTURE. NICOLI (FI): PORTO TS, PROSEGUE PIANO EGEMONICO CINESE
(ACON) Trieste, 28 giu - "C'è chi non brinda a queste novità,
che altro non sono se non passi avanti del progetto cinese di
piantare una bandierina rossa sul porto di Trieste-Monfalcone.
Quando si parla di Cina, infatti, l'aspetto geopolitico è legato
a doppio filo con quello commerciale".
Lo rimarca in una nota il capogruppo di Forza Italia nel
Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Giuseppe Nicoli,
commentando la cerimonia con la quale Cosco ha inaugurato un
treno di collegamento tra il porto di Trieste e un sito
produttivo sloveno, annunciando anche l'intenzione di sviluppare
il traffico merci dal capoluogo regionale fino all'Ungheria.
"Cosa si intende fare per salvaguardare le nostre infrastrutture
portuali e ferroviarie? Lo chiederò - annuncia l'esponente
forzista - con un'interrogazione al presidente della Regione. Non
vogliamo che il porto di Trieste-Monfalcone diventi il nuovo
Pireo, piattaforma logistica svenduta a uso e consumo di uno
Stato autoritario, che non si fa scrupoli a continuare a fare
affari con la Russia di Putin e l'Ungheria di Orban. Il tutto
sotto la gestione di un'Autorità di sistema che già si era resa
protagonista, nel 2019, di un accordo di cooperazione con Cosco,
fortunatamente fermato. Ora si cercano altre strade, ma i rischi
restano gli stessi".
"Gli entusiasti per i nuovi sviluppi commerciali e logistici -
osserva Nicoli - sono accecati dagli annunci di buone intenzioni,
riferite al rafforzamento della cooperazione commerciale tra
Italia e Cina a suon di investimenti, ma continuano a non tener
conto di cosa rappresenta la Cina e a come agisce al proprio
interno e nel mondo. Non basta sottolineare come la collocazione
atlantista dell'Italia abbia fatto venir meno la nuova Via della
Seta politica: l'invasione commerciale, logistica e di ricerca di
materie prime a livello globale fa parte del disegno egemonico
cinese".
"L'interesse sui moli triestini presenti e futuri - conclude la
nota di FI - costituisce un campanello d'allarme e la diplomazia
serve a poco. È necessario un no politico a qualsiasi tentativo,
già in atto a piccoli passi, di monopolizzare le nostre
infrastrutture".
ACON/COM/db