AMBIENTE. MORETUZZO (PATTO): MOZIONE PER TUTELARE L'ACQUA, BENE COMUNE
(ACON) Trieste, 30 giu - "Il Friuli Venezia Giulia presenta una
minore efficienza delle reti di distribuzione dell'acqua potabile
rispetto alla media italiana e alle altre Regioni settentrionali
e del Nord-Est con un dato pari al 52,2% nel 2015,
particolarmente grave nelle ex province di Gorizia e di Trieste.
L'emergenza climatica ha già severamente condizionato la
fruizione di acqua potabile, portando a situazioni critiche anche
sul territorio regionale, come ben si vede in questi giorni.
Quindi, non c'è più tempo da perdere!".
Lo afferma in una nota il capogruppo del Patto per l'Autonomia
nel Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Massimo
Moretuzzo, prendendo la parola sul tema "delle perdite idriche
sulla rete regionale, estremamente attuale anche in seguito al
periodo di grave siccità che sta vivendo la nostra regione".
Anche per questo motivo, insieme al collega consigliere Giampaolo
Bidoli, ha presentato una mozione chiedendo "opere di
miglioramento e ammodernamento della rete di distribuzione
dell'acqua potabile, nonché la revisione urgente dei canoni di
concessione per la coltivazione delle acque minerali, termali e
di sorgente".
"È più che mai importante ricordare che l'acqua è un bene comune
che va difeso, sempre, contro ogni forma di mercificazione e
gestione orientata alla mera ricerca del profitto. Lo avevano
decretato 27 milioni di cittadine e cittadini italiani nel
referendum popolare sull'acqua pubblica del 2011 - spiega
Moretuzzo - esprimendo netta contrarietà alla privatizzazione dei
servizi pubblici locali e per la sottrazione degli stessi, a
partire dall'acqua, dalle dinamiche di profitto, perché ritenuti
beni essenziali".
"Eppure, periodicamente, riemergono nel dibattito pubblico
posizioni che affermano l'opportunità di affidare la gestione
dell'acqua alle regole del mercato. Abbiamo quindi ritenuto
opportuno - specifica l'esponente del Patto - presentare una
mozione in cui sollecitiamo una forte iniziativa da parte delle
Istituzioni pubbliche, con investimenti importanti per i quali
devono essere trovate le risorse necessarie. In questo senso,
proponiamo di aumentare i canoni per la coltivazione delle acque
minerali, termali e di sorgente, rivedendo disciplina e
regolamento della materia, in analogia a quanto già fatto da
altre Regioni. Il nostro Statuto riconosce alla Regione potestà
legislativa primaria in materia di acque minerali e termali".
"I dati, quando disponibili, parlano chiaro. Inchieste condotte a
livello italiano - dettaglia la nota - evidenziano come i canoni
versati siano irrisori rispetto ai quantitativi d'acqua
imbottigliati, dato che a fronte di 17,9 miliardi di litri
d'acqua emunti nel 2020, sono stati corrisposti canoni per appena
18,8 milioni di euro. L'acqua non è una semplice materia prima,
parte di un processo produttivo più ampio, ma è un bene della
collettività. Eppure, per il Fvg, non esistono dati sul rapporto
tra bene pubblico utilizzato e indennizzo alla comunità che,
invece, è nel pieno diritto di tutta la cittadinanza conoscere.
Riteniamo inaccettabile consentire lo sfruttamento dell'acqua
pubblica da parte di soggetti privati che realizzano su di essa
consistenti profitti economici, senza prevedere un adeguato
indennizzo ai territori cui viene sottratta tale risorsa, come
peraltro emerso in più occasioni nel corso dei dibattiti
sull'energia idroelettrica che si sono svolti in Aula".
Il capogruppo del Patto evidenzia anche come "dal 2015 la spesa
familiare per acqua minerale cresca a un ritmo superiore rispetto
a quella per la fornitura di acqua nelle abitazioni (+22,3%
contro +9,6%) e che, nel 2021, in due terzi delle famiglie
(66,7%) almeno uno dei componenti consumi quotidianamente almeno
un litro di acqua minerale imbottigliata, dato in crescita
rispetto agli ultimi anni".
Entrando nello specifico, la mozione presentata dal Gruppo
consiliare impegna il presidente della Regione e la sua Giunta "a
rivedere i canoni di concessione per la coltivazione dei
giacimenti di acque minerali, termali e di sorgente, introducendo
anche un canone relativo ai litri di acqua emunti e,
contestualmente, a modificare l'attuale regime di riduzione
dell'importo del canone annuo posticipato riferito ai litri
imbottigliati, prevedendo parametri maggiormente restrittivi
rispetto agli attuali in grado di incentivare realtà produttive
virtuose".
Inoltre, conclude la nota, li impegna "a diffondere le case
dell'acqua in tutti i Comuni della Regione, nelle scuole e negli
uffici pubblici, destinando i proventi derivanti dall'aumento dei
canoni per realizzare opere di miglioramento e ammodernamento
della rete di distribuzione dell'acqua potabile, ovvero altre
attività volte a contrastare le criticità derivanti dalla carenza
idrica, dando priorità agli interventi da realizzarsi sui
territori contermini allo stabilimento stesso, nonché per la
realizzazione di campagne formative e informative per un uso
corretto e sostenibile della risorsa acqua".
ACON/COM/db