SALUTE. NO A MOZIONE PD/M5S SU SANITÀ PUBBLICA DI QUALITÀ E CONDIVISA
(ACON) Trieste, 14 lug - Il dem Roberto Cosolini e con lui il
pentastellato Andrea Ussai e il collega del Pd Francesco Russo si
sono visti bocciare dal Centrodestra dell'Aula, con 23 voti
contrari giustificati da critiche a un testo dal sapore
squisitamente strumentale, da campagna elettorale aperta, la
mozione con cui chiedevano un impegno giuntale per una sanità
pubblica di qualità, partecipata e condivisa a Trieste. A farla
approvare non sono, quindi, bastati i 14 voti a favore dei
consiglieri dei Gruppi delle Opposizioni.
"Un titolo su cui come si fa a non essere d'accordo", hanno
ironizzato un po' tutti gli esponenti di Maggioranza, assessore
alla Salute incluso, accusando poi generalità e faciloneria nel
trovare il consenso popolare ad accuse rivolte alla gestione
regionale del Sistema sanitario che fanno leva su un mal sentire
generale, mentre non si spiega che si tratta di problemi e limiti
che sta vivendo l'Italia intera.
Nel dettaglio, erano sei i punti elencati nella mozione 348:
condivisione sulla collocazione e sull'attività delle Case della
Comunità distrettuali finanziate dal Piano nazionale di ripresa e
resilienza; rapide procedure concorsuali del personale sanitario
pubblico; un cronoprogramma trasparente dei lavori di
ristrutturazione dell'ospedale di Cattinara; ascolto degli
operatori, affinché possano esprimere le proprie valutazioni
anche in pubblici dibattiti; incontri pubblici con i direttori
generali delle Aziende sanitarie per le istanze dei cittadini;
una comunicazione compiuta e chiara sul contrasto alla
dilatazione dei tempi nelle liste di attesa.
"Sanità non significa solo intervento di emergenza e cura presso
la struttura ospedaliera, ma anche e soprattutto garantire a
tutti i cittadini e alla comunità regionale nel suo insieme
un'attività quotidiana attraverso il rafforzamento
dell'assistenza primaria, dei dipartimenti di prevenzione,
dell'assistenza territoriale oltre all'attività ospedaliera
ordinaria che assicura le prestazioni diagnostiche e routinarie",
avevano detto i tre consiglieri tramite la loro mozione.
Cosolini, Ussai e Russo avevano fatto presente anche la "raccolta
di quasi 10.000 sottoscrizioni effettuata dal Coordinamento per
la difesa della sanità pubblica di Trieste a sostegno di alcune
richieste fondamentali per ottenere una sanità pubblica di
qualità, come ad esempio il mantenimento delle funzioni degli
attuali distretti sanitari, il potenziamento dei servizi
territoriali, di assistenza domiciliare e di comunità,
sburocratizzati e resi molto più operativamente autonomi e tra
loro integrati".
Non da ultimo, avevano sostenuto che "il distretto è la vera e
unica struttura organizzativa nel cui ambito vengono attivati
tutti i servizi territoriali e che purtroppo l'integrazione
ospedale/territorio e territorio/servizi sociali è ancora
inattuata", e che "va mantenuta la piena operatività dei Centri
di salute mentale (Csm) attualmente esistenti e rafforzato con
investimenti il Dipartimento delle dipendenze nell'area giuliana".
Primo a smontare pezzo pezzo le richieste dei tre proponenti, il
capogruppo di Fratelli d'Italia, Claudio Giacomelli, che ha
definito le Case della Comunità distrettuali "una colossale
fesseria", il problema delle liste d'attesa e delle procedure
concorsuali "una questione che non è accettabile si faccia
credere che riguarda solo la Regione Friuli Venezia Giulia",
mentre in riferimento agli incontri e ai pubblici dibattiti ha
ricordato i compiti della politica per questo.
Un aspetto poi ripreso da Ivo Moras (Lega), che ha detto delle
funzioni in tal senso degli organi politici di rappresentanza,
oltre ad aver registrato, nella mozione, un attacco strumentale
diretto all'operato della III Commissione consiliare da lui
presieduta e che si occupa di salute.
A difesa di un maggiore ascolto delle istanze dei cittadini e
degli operatori sanitari ha parlato Furio Honsell (Open Fvg): "Il
dialogo e la trasparenza sono importanti, specie nei momenti di
crisi e di difficoltà. Più che tematiche strettamente sanitarie,
la mozione chiede che si affronti l'aspetto metodologico affinché
tutti possano esprimere il proprio disagio", ha detto non
trovando alcuna strumentalizzazione politica in questo.
Un punto su cui invece Mara Piccin (FI) è stata irremovibile,
parlando di "facili consensi, specie se si agita lo spauracchio
della sanità privata. Qui si parla come se non sia stato fatto
nulla sui punti citati dalla mozione. Allora dobbiamo decidere se
è meglio che i nostri cittadini vadano in Veneto per ottenere
prestazioni convenzionate che poi la Regione Fvg deve pagare là,
o è preferibile restino in Fvg a fare prestazioni presso
strutture private convenzionate qui".
"La sanità è un argomento di tale sensibilità - ha ammonito anche
Mauro Di Bert, capogruppo di Progetto Fvg/Ar - che va trattato
con molta cautela e responsabilità. Le richieste avanzate nella
mozione sono basilari per non dire banali, e se ne parla come se
non fossero mai state soddisfatte dalla nostra Regione. Gli
argomenti sono ovviamente condivisibili, li rispetto e rispetto
chi li ha proposti, ma come sono stati posti hanno il sapore
della strumentalizzazione a fini elettorali".
In difesa delle firme raccolte dal Coordinamento per la difesa
della sanità pubblica di Trieste ha, invece, parlato il
capogruppo del Pd, Diego Moretti: "Sono migliaia di persone che
hanno firmato e vogliono far presente al legislatore il loro
malessere". Per lui, gli interventi tramite il privato possono
essere accettati ma solo per esigenze temporanee, invece c'è
l'usanza di ritenere la sanità pubblica in difficoltà e allora ci
si rivolge a quella privata costantemente. "La nostra sanità
regionale è sempre stata considerata di livello, la dobbiamo
salvaguardare, è questo che chiede la mozione".
Tranchant il capogruppo della Lega, Mauro Bordin: "Dichiaro il
voto contrario della Lega a questa e a tutte le mozioni che le
Opposizioni presenteranno sulla sanità per i prossimi 10 mesi,
perché immagino saranno tutte volte, come questa, a fare campagna
elettorale. Si sa che c'è tensione nei cittadini e negli
operatori, ma un dibattito siffatto non porta a nulla. Se oggi
non ci sono abbastanza medici è causa di scelte nazionali prese
in 16 anni, 12 dei quali erano partiti di Centrosinistra al
Governo, che hanno fatto errori di programmazione che ora non si
possono cancellare in poco tempo".
A chiudere la discussione, il titolare regionale della salute del
Fvg, Riccardo Riccardi, che ha puntato il dito su chi fa credere
alla gente che basti raccogliere delle firme per avere la
soluzione dei problemi. "Gli indicatori - ha poi proseguito -
dicono che questa Regione è tra le ultime di quelle con una
sanità privatizzata, perciò affermare il contrario significa
voler raccontare cose non vere".
Anche lui ha fatto presente che "molti di quelli che contestano
il nostro Ssr vanno a fare le prestazioni altrove e poi gli si
devono rimborsare le spese".
Sul bisogno di dibattiti, ha quindi affermato che "gli strumenti
partecipativi a disposizione sono più che sufficiente per poter
affrontare questi argomenti nei luoghi dovuti e in tutte le
occasioni dove è utile e giusto che i rappresentanti
istituzionali le affrontino. Non sono contrario a un processo
democratico di acquisizione e di osservazione del da farsi, ma il
nostro compito è di lasciare la programmazione sugli standard a
chi ne ha le competenze".
"La fuga dal settore pubblico è un fenomeno pesante, che riguarda
l'Europa", ha poi aggiunto ricordando che "gli investimenti di
questa legislatura a oggi sono pari a 750 milioni di euro
rispetto ai 200 della precedente" e concludendo augurandosi che
"sia possibile rispettare il cronoprogramma dei lavori per
l'ospedale di Cattinara, con la politica dei prezzi in continuo
aumento".
ACON/RCM