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SALUTE. GRUPPO MISTO: CHIUSURA AGENDE PRENOTAZIONE LEDE DIRITTO CURE

14.09.2022
15:11
(ACON) Trieste, 14 set - La recente segnalazione pubblicata sul quotidiano "Il Piccolo" in merito alla chiusura di alcune agende di prenotazione delle prestazioni sanitarie ha avuto vasta eco nell'opinione pubblica, ed essendo il tema di rilevante interesse per la salute pubblica va approfondito con la massima chiarezza. Lo scrivono, in una nota, i consiglieri del Gruppo misto in Consiglio regionale.

Che le prenotazioni relative a discipline come oculistica, ortopedia, Orl, siano impossibili da prenotare attualmente presso le strutture ospedaliere di Trieste è testimoniato dalle segnalazioni di numerosi cittadini - proseguono i consiglieri del Misto - che raccontano come l'agenda di prenotazione fosse chiusa, con l'invito a riprovare nei giorni successivi o di recarsi in altre strutture, anche fuori Trieste, e comunque molto spesso ben oltre i termini massimi previsti dal grado di priorità imposto dalle condizioni cliniche del paziente.

Quindi, ne desumono i consiglieri, che siano in atto chiusure di agende di prenotazione pare innegabile. E che tali chiusure non siano conformi alla legge è confermato dall'esame della normativa specifica. La legge nazionale n. 266 del 2005, infatti, all'art. 1 comma 282 prevede che alle aziende sanitarie e ospedaliere sia vietato sospendere le attività di prenotazione delle prestazioni.

I consiglieri citano poi altre norme. La legge 23 dicembre 1994, n. 724, art. 3, comma 8: ai fini del diritto di accesso garantito dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, le aziende sanitarie devono tenere il registro delle prestazioni specialistiche ambulatoriali, di diagnostica strumentale e di laboratorio e dei ricoveri ospedalieri ordinari. E poi il Decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 e s.m. e, in particolare, l'art. 3 bis, comma 7 bis: l'accertamento da parte della Rregione del mancato conseguimento degli obiettivi di salute e assistenziali costituisce per il direttore generale grave inadempimento contrattuale e comporta la decadenza automatica dello stesso.

Quanto alla normativa regionale, i consiglieri citano la legge regionale 26 marzo 2009, n. 7, e, in particolare, l'art. 6: "I direttori generali sono responsabili del rispetto dei tempi massimi nelle sedi definite nell'accordo di area vasta, ciascuno per le sedi e le prestazioni di competenza". "Al rispetto dei tempi massimi è vincolato almeno il 25 per cento del compenso integrativo del direttore generale". E poi il Dgr n. 1815 del 25.10.2019 al punto 3.5 allegato n.1: è vietata la sospensione delle prenotazioni di prestazioni sanitarie ambulatoriale o di ricovero programmato.

Dal combinato disposto della normativa nazionale e regionale emerge - si legge ancora nella nota del Misto - che i direttori generali sono altamente responsabilizzati nel governo dei tempi di attesa. In primis, la normativa nazionale prevede persino la decadenza in caso di mancato conseguimento degli obiettivi di salute; e tra gli obiettivi di salute contrattualmente sanciti tra Regione e Direttore generale si rinviene per certo quello del rispetto dei tempi di attesa previsti dal Piano regionale e dal Programma attuativo aziendale.

In secondo luogo, la normativa regionale prevede che "almeno il 25 per cento del compenso integrativo del direttore generale" sia vincolato al rispetto dei tempi massimi. Inoltre, è fatto espresso divieto di chiudere le prenotazioni, ma - continuano i consiglieri - questa odiosa pratica sembra essere usata spesso, e oltre a consentire ai direttori di rispettare formalmente i tempi di attesa previsti, fornisce un quadro distorto delle attese, che risultano in tal modo minori di quanto in realtà siano, visto che una parte non viene registrata. E così viene meno anche la trasparenza in questo campo voluta dalla citata legge 724/1994.

Alcuni cittadini hanno scritto sui social che invece delle segnalazioni alla stampa sarebbe più opportuna la denuncia alla magistratura. Ma i consiglieri del gruppo Misto ritengono che questa sia più una questione politica che di giustizia, poiché non si tratta di correggere casi isolati, ma saremmo di fronte a una situazione di criticità diffusa che chiama in causa gli assetti organizzativi e gestionali del Servizio sanitario regionale.

E' vero che una concausa è rappresentata dalla carenza di professionisti, ma si fa poco o nulla per trattenerli nei nostri ospedali e sembrano anche mancare misure di buon governo volte ad incrementare l'efficienza del sistema. E quindi ancora una volta ci si chiede che strumenti voglia mettere in campo l'assessore regionale alla Salute. ACON/COM/red



I consiglieri regionali del Gruppo Misto