SALUTE. GRUPPO MISTO: CHIUSURA AGENDE PRENOTAZIONE LEDE DIRITTO CURE
(ACON) Trieste, 14 set - La recente segnalazione pubblicata sul
quotidiano "Il Piccolo" in merito alla chiusura di alcune agende
di prenotazione delle prestazioni sanitarie ha avuto vasta eco
nell'opinione pubblica, ed essendo il tema di rilevante interesse
per la salute pubblica va approfondito con la massima chiarezza.
Lo scrivono, in una nota, i consiglieri del Gruppo misto in
Consiglio regionale.
Che le prenotazioni relative a discipline come oculistica,
ortopedia, Orl, siano impossibili da prenotare attualmente presso
le strutture ospedaliere di Trieste è testimoniato dalle
segnalazioni di numerosi cittadini - proseguono i consiglieri del
Misto - che raccontano come l'agenda di prenotazione fosse
chiusa, con l'invito a riprovare nei giorni successivi o di
recarsi in altre strutture, anche fuori Trieste, e comunque molto
spesso ben oltre i termini massimi previsti dal grado di priorità
imposto dalle condizioni cliniche del paziente.
Quindi, ne desumono i consiglieri, che siano in atto chiusure di
agende di prenotazione pare innegabile. E che tali chiusure non
siano conformi alla legge è confermato dall'esame della normativa
specifica. La legge nazionale n. 266 del 2005, infatti, all'art.
1 comma 282 prevede che alle aziende sanitarie e ospedaliere sia
vietato sospendere le attività di prenotazione delle prestazioni.
I consiglieri citano poi altre norme. La legge 23 dicembre 1994,
n. 724, art. 3, comma 8: ai fini del diritto di accesso garantito
dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, le aziende sanitarie devono
tenere il registro delle prestazioni specialistiche
ambulatoriali, di diagnostica strumentale e di laboratorio e dei
ricoveri ospedalieri ordinari. E poi il Decreto legislativo 30
dicembre 1992, n. 502 e s.m. e, in particolare, l'art. 3 bis,
comma 7 bis: l'accertamento da parte della Rregione del mancato
conseguimento degli obiettivi di salute e assistenziali
costituisce per il direttore generale grave inadempimento
contrattuale e comporta la decadenza automatica dello stesso.
Quanto alla normativa regionale, i consiglieri citano la legge
regionale 26 marzo 2009, n. 7, e, in particolare, l'art. 6: "I
direttori generali sono responsabili del rispetto dei tempi
massimi nelle sedi definite nell'accordo di area vasta, ciascuno
per le sedi e le prestazioni di competenza". "Al rispetto dei
tempi massimi è vincolato almeno il 25 per cento del compenso
integrativo del direttore generale". E poi il Dgr n. 1815 del
25.10.2019 al punto 3.5 allegato n.1: è vietata la sospensione
delle prenotazioni di prestazioni sanitarie ambulatoriale o di
ricovero programmato.
Dal combinato disposto della normativa nazionale e regionale
emerge - si legge ancora nella nota del Misto - che i direttori
generali sono altamente responsabilizzati nel governo dei tempi
di attesa. In primis, la normativa nazionale prevede persino la
decadenza in caso di mancato conseguimento degli obiettivi di
salute; e tra gli obiettivi di salute contrattualmente sanciti
tra Regione e Direttore generale si rinviene per certo quello del
rispetto dei tempi di attesa previsti dal Piano regionale e dal
Programma attuativo aziendale.
In secondo luogo, la normativa regionale prevede che "almeno il
25 per cento del compenso integrativo del direttore generale" sia
vincolato al rispetto dei tempi massimi. Inoltre, è fatto
espresso divieto di chiudere le prenotazioni, ma - continuano i
consiglieri - questa odiosa pratica sembra essere usata spesso, e
oltre a consentire ai direttori di rispettare formalmente i tempi
di attesa previsti, fornisce un quadro distorto delle attese, che
risultano in tal modo minori di quanto in realtà siano, visto che
una parte non viene registrata. E così viene meno anche la
trasparenza in questo campo voluta dalla citata legge 724/1994.
Alcuni cittadini hanno scritto sui social che invece delle
segnalazioni alla stampa sarebbe più opportuna la denuncia alla
magistratura. Ma i consiglieri del gruppo Misto ritengono che
questa sia più una questione politica che di giustizia, poiché
non si tratta di correggere casi isolati, ma saremmo di fronte a
una situazione di criticità diffusa che chiama in causa gli
assetti organizzativi e gestionali del Servizio sanitario
regionale.
E' vero che una concausa è rappresentata dalla carenza di
professionisti, ma si fa poco o nulla per trattenerli nei nostri
ospedali e sembrano anche mancare misure di buon governo volte ad
incrementare l'efficienza del sistema. E quindi ancora una volta
ci si chiede che strumenti voglia mettere in campo l'assessore
regionale alla Salute.
ACON/COM/red