IMMIGRAZIONE. OK VI COMM A PLN CAMBIO NORME RICONGIUNGIMENTI FAMILIARI
(ACON) Trieste, 19 ott - Un intervento legislativo in materia
di immigrazione e ricongiungimento familiare che, in base alle
intenzioni dei proponenti, si rivolge al Parlamento italiano con
l'obiettivo di rendere la disciplina più in linea con le norme
europee e con le disposizioni di altri Stati membri dell'Unione
europea.
La VI Commissione consiliare presieduta da Giuseppe Sibau
(Progetto Fvg/Ar), riunita a Trieste alla presenza dell'assessore
regionale all'Immigrazione, Pierpaolo Roberti, ha espresso parere
favorevole a maggioranza (contrarie le Opposizioni, nessun
astenuto) alla proposta di legge nazionale 18, incentrata sulle
modifiche al testo unico delle disposizioni concernenti la
disciplina dell'immigrazione e le norme sulla condizione dello
straniero.
Relatore per la maggioranza per l'Aula sarà Antonio Calligaris
(Lega), quelli per la minoranza saranno invece Chiara Da Giau
(Pd) e Furio Honsell (Open Sinistra Fvg).
Nello specifico, per garantire il rispetto dei requisiti
reddituali minimi per il sostentamento familiare autonomo (senza
accedere al sistema assistenziale del Paese ospitante),
attraverso i suoi 2 articoli (Diritto all'unità familiare e
Ricongiungimento familiare) il provvedimento vuole apportare
alcuni correttivi. Si va da una soglia di reddito minimo del
richiedente il ricongiungimento parametrata sul costo della vita
(indici Istat), fino all'obbligo di dimostrare una prospettiva di
reddito sul lungo periodo, per rispettare il requisito della
stabilità delle risorse (contratto a tempo indeterminato per i
lavoratori dipendenti e stato reddituale su un periodo minimo di
almeno due anni, nonché una verifica fiscale, per i lavoratori
autonomi).
Vengono inoltre previsti un requisito di permanenza minima sul
territorio italiano di almeno due anni prima della possibilità di
presentare domanda, la necessità di registrare i matrimoni
contratti all'estero in Italia al momento della presentazione
della domanda in favore del coniuge e la certificazione
dell'idoneità dell'alloggio con indicazione del numero degli
effettivi occupanti.
Il pronunciamento è arrivato dopo una lunga serie di interventi,
attraverso i quali gli esponenti delle Opposizioni hanno
manifestato esplicitamente la loro decisa avversione nei
confronti della Pln 18. Mentre il capogruppo del M5S, Mauro
Capozzella, ha tirato in ballo la realtà monfalconese, il suo
collega Andrea Ussai ha messo in dubbio l'utilità dello strumento
anche per motivi procedurali, definendolo "una bandierina
politica che introduce condizioni di reddito più stringenti,
dicendo di voler pesare meno sul welfare, piuttosto che inserire
misure ragionevoli come la conoscenza della lingua. Va in
un'ottica opposta rispetto la direttiva europea e potrebbe
esporci a contenziosi. Non risolverà problemi, provocando più
danni che benefici".
Anche Honsell ha espresso la sua contrarietà, parlando di
"crudeltà implicita verso lavoratori con contratti di lavoro
miserabili e inaccettabili, vittime quasi di una forma camuffata
di schiavitù". La dem Da Giau, dal canto suo, ha aggiunto che
"per una questione di umanità e di diritti, porre delle regole va
bene, ma inasprirle non corrisponde ai nostri principi". Il
collega di partito Francesco Russo ha inoltre previsto che
"questa norma sarà di certo fermata da Confindustria in
Parlamento".
Il capogruppo del Patto per l'Autonomia, Massimo Moretuzzo, ha
ribadito come a suo dire "il ricongiungimento favorisca uno degli
strumenti più importanti per gestire i fenomeni migratori e
offrire stabilità. Questo testo, però, non va bene: se non hai un
contratto indeterminato, è fuori dalla storia che stiamo
vivendo".
Posizioni diametralmente opposte dagli scranni della Maggioranza,
dove Stefano Turchet (Lega) ha evidenziato di aver firmato il
provvedimento "con l'obiettivo di migliorare le condizioni di chi
si appresta a venire a vivere nel nostro Paese. Confermiamo la
posizione di chi vive e opera, in modo che possa portare qui
moglie e figli. Arriveranno miglioramenti e non escluderà nessuno
con misure di buon senso".
Il capogruppo del Carroccio, Mauro Bordin, seguito anche da
Simone Polesello (Lega), ha invitato ad affrontare il tema "senza
posizioni ideologiche. Il fenomeno migratorio è inevitabile e
talvolta necessario, ma va regolamentato e gestito: non subito.
Deve essere inquadrato all'interno di una disciplina seria e
rispettosa per chi viene e chi già vive e lavora qui con la
propria famiglia, senza alimentare pressioni sociali ed evitando
situazioni illecite".
Il presidente Sibau ha menzionato le sue esperienze da
amministratore locale solidale con gli immigrati, allargando la
problematica "ai datori di lavoro che pagano poco, soprattutto
gli stranieri. Alzare l'asticella, quindi, potrebbe essere un
beneficio per tutti loro". In tal senso, il forzista Franco
Mattiussi ha dissentito "in qualità di microimprenditore. Da me
tutti hanno i medesimi contratti degli italiani e non bisogna mai
generalizzare".
A Calligaris è anche spettato il compito di replicare alle parole
di critica, respingendo alcuni termini forti e difendendo
l'aumento del limite reddituale "in quanto legato a un parametro
non certo arbitrario, giacché aggiornato sui dati Istat.
Schiavisti e sfruttatori - ha proseguito - non siamo certamente
noi, Friuli Venezia Giulia e Italia. Si deve offrire al
lavoratore straniero il diritto di avere un'opportunità e non di
chiedere la carità".
Anche l'assessore Roberti ha respinto certe espressioni,
definendo la norma come legata "al primo canale di ingresso
legale nel Paese e continuerà a esserlo anche dopo le modifiche.
Dobbiamo tuttavia stabilire se un testo del 1998, elaborato in
ben altre condizioni, è ancora attuale. Infatti, non era stato
certamente pensato per affrontare temi relativi al contratto
nazionale di lavoro".
"L'attuale soglia di 8mila euro - ha concluso - non è certamente
adeguata a soddisfare il principio del reddito minimo che il
richiedente deve dimostrare di disporre, affinché il mantenimento
della persona ricongiunta non ricada sul welfare territoriale".
L'istanza del Gruppo consiliare del Carroccio (con lo stesso
Calligaris primo firmatario) era stata trasmessa anche al Garante
regionale dei diritti della persona per la formulazione di
eventuali osservazioni e pareri.
ACON/DB-rcm