LINGUE MINORITARIE. VERSO TRADUTTORE AUTOMATICO ITALIANO-FRIULANO
+++Convegno a Udine. Jagodic (Slori): ampliare bilinguismo
visivo. Il risveglio del tedesco+++
(ACON) Udine, 21 ott - In regione ci sono 600mila parlanti
friulani, ma ogni anno questa cifra cala mediamente dello 0,6 per
cento. Se non si facesse nulla, nel 2050 si perderebbero
centomila friulanofoni. L'obiettivo dunque è fermare questa
decrescita, anche con strumenti innovativi come il traduttore
automatico italiano-friulano su Google.
Lo ha detto William Cisilino, direttore dell'Agenzia regionale
per la lingua friulana, nel corso della sua relazione che ha
aperto gli interventi della tavola rotonda su promozione e
valorizzazione delle minoranze linguistiche, moderata da Fabiana
Fusco, docente dell'Università di Udine, e ospitata
dall'auditorium Comelli nella sede della Regione di via Sabbadini.
"Dobbiamo essere prudenti quando parliamo dei friulani come di
una maggioranza linguistica in questo territorio - è l'invito di
Cisilino - perché i numeri reali ci dicono che c'è ancora molto
da fare per evitare la decrescita e l'innalzamento dell'età media
di chi parla la marilenghe. Di certo, però, la situazione non è
ancora compromessa e ci sono ampi margini di miglioramento. Il
Piano generale di politica linguistica 2021-25 ha proprio
l'obiettivo di fermare questo calo del numero di parlanti.
Sappiamo che ci sono delle tecniche specifiche per arrivare a
questo risultato, e le esperienze del Galles e del Paese Basco
hanno dimostrato che è possibile invertire il trend".
Pubblica amministrazione, comunicazione, tecnologie, presenza
sociale e acquisizione linguistica - ha detto ancora il direttore
dell'Arlef - sono i cardini del Piano. Cisilino si è poi
soffermato su alcuni progetti, definendo "importantissimo" il
ruolo dei media, specie per le news, e dei canali social come
Facebook, Instagram e Youtube, dove il canale dell'Arlef ha
raggiunto il milione di visualizzazioni. Essenziale è anche
agganciare il mondo dei giovani, con iniziative mirate.
Devan Jagodic, dell'istituto sloveno di ricerche Slori, ha invece
fatto il punto sulla tutela della minoranza linguistica slovena,
diffusa in tutta la fascia orientale del Friuli Venezia Giulia.
Dalla terza Conferenza, ha detto, sono emersi studi preziosi e
numerosi sono i passi in avanti, "il più importante del quale è
forse l'avvio dell'Ufficio centrale per la lingua slovena. Molto
significativa - ha aggiunto Jagodic - è anche la novità del sito
del Consiglio regionale Fvg ora accessibile in lingua slovena".
"Ci sono però ancora molti aspetti da migliorare - ha spiegato il
rappresentante di Slori - a partire dall'assenza di una
programmazione pluriennale che individui le priorità risolvendo
il problema della frammentazione dei progetti. Strumenti come la
Commissione regionale consultiva per la minoranza linguistica e
l'Assemblea degli eletti in lingua slovena dovrebbero poi essere
utilizzati in modo più efficace".
Jagodic ha poi esposto i risultati di uno studio sul bilinguismo
nelle insegne pubbliche: l'analisi di 4.000 foto ha permesso di
constatare che la legge viene applicata solo al 40 per cento
nelle province di Udine e Gorizia, "e il bilinguismo visivo - ha
aggiunto Jagodic - andrebbe applicato anche alle tabelle con i
nomi delle strade". Numerose le proposte emerse dalla Conferenza,
tra le quali la costituzione di un'Agenzia regionale per lo
sloveno sulla falsariga dell'Arlef, presa a modello per la
politica linguistica. Jagodic ha auspicato anche l'allargamento
delle disposizioni della legge 38 all'intero territorio dei
Comuni interessati, facendo riferimento a Cividale e San Pietro
al Natisone, ma anche a Trieste e Gorizia.
È stato poi Francesco Costantini, docente dell'Università di
Udine, a tratteggiare lo stato dell'arte della minoranza
linguistica tedesca. Un idioma parlato con diverse varianti dalle
comunità di Sappada-Plodn, Sauris-Zahre, Timau-Tischlbong e nei
comuni della Valcanale-Kanaltal (Pontebba, Malborghetto-Valbruna,
Tarvisio), con storie molto diverse tra loro.
"Negli ultimi anni - ha spiegato Costantini, che ha riassunto i
risultati della prima Conferenza regionale sulla tutela delle
minoranze di lingua tedesca - c'è stato un risveglio di
attenzione verso il patrimonio linguistico, ma resta la criticità
legata alla dimensione demografica delle varie comunità". La
Valcanale, ad esempio, era prevalentemente germanofona fino al
1939, quando esercitando l'opzione molti cittadini di lingua
tedesca si trasferirono in Austria.
Un altro problema sottolineato da Costantini è l'insegnamento
scolastico, considerato essenziale, che si scontra però con il
mancato ricambio generazionale del corpo docente e con la mancata
istituzionalizzazione: servirebbe una programmazione a lungo
termine e una seria formazione degli insegnanti. Diverse
iniziative locali lasciano intuire le potenzialità della lingua
minoritaria anche nel settore turistico, dove il visitatore va
sempre più in cerca dell'autenticità. Sarebbe poi opportuna una
maggiore presenza del codice scritto, per varietà che hanno
fondamentalmente una tradizione orale, per quanto secolare.
La mattinata si è conclusa con due relazioni di esperti italiani
che vivono e lavorano all'estero. Michele Gazzola, dell'Ulster
University, ha parlato delle buone pratiche da differenziare a
seconda dei contesti: non tutto quello che va bene in una
determinata zona è valido anche nelle altre. Importante, secondo
il docente, anche la possibilità di utilizzare le tecnologie
digitali per approfondire le lingue a distanza.
Ada Bier, friulana originaria del Pordenonese, lavora per
l'Università del Paese Basco, e si è soffermata sulle sette
province che parlano questa lingua, distribuite tra Spagna e
Francia, con 900mila parlanti abituali su 3 milioni di abitanti.
Bier ha descritto in particolare il sistema scolastico, che ha
visto crescere negli anni l'adesione ai modelli con il basco come
lingua principale di insegnamento.
ACON/FA-rcm