GRANDE GUERRA. ZANIN. CAPORETTO, DA QUI PASSATA TENUTA DEL PAESE
(ACON) Tarcento, 21 ott - Caporetto non fu una disfatta. E'
questo il messaggio lanciato da Tarcento dove si è tenuta la
prima tappa di una serie di convegni dedicati a una delle
battaglie più importanti della Grande Guerra, considerata per
oltre un secolo come esempio di viltà e disfatta militare. Un
incontro, promosso con il supporto dell'Amministrazione comunale
cittadina, da cui è emerso un quadro complesso, con molti
combattimenti ed episodi di resistenza, dimenticati dai libri di
storia.
Relatori della serata gli storici Andrea Vazzaz, Paolo Gaspari,
Filippo Cappellano, Paolo Pozzato e Marco Pascoli che hanno
cercato di fornire alla platea una visione diversa sulla 12esima
battaglia dell'Isonzo spiegando fin da subito come si trattasse
di una serie di scontri che iniziarono il 24 ottobre continuando
fino a metà novembre, che non si svolsero solo a Caporetto bensì
lungo tutta la tratta di ritirata del regio esercito arrivando
fino al Piave. Interventi preceduti dal saluto di Piero Mauro
Zanin, presidente del Consiglio regionale del Fvg, appassionato
del tema, che si è soffermato sul concetto di eroe e patria.
"Questa sera inizia un percorso di resa di giustizia nei
confronti dei tanti soldati che hanno contribuito e perso la vita
nelle battaglie di Caporetto, permettendo poco dopo i successi
del Grappa e del Piave - ha spiegato la massima carica
dell'Assemblea legislativa del Fvg. Una nuova prospettiva che
mette in risalto i tanti atti di eroismo dei soldati italiani che
tentarono di bloccare il nemico sacrificando la propria vita per
il popolo, per la patria. Proprio per questo credo che noi
italiani, a tal proposito, dobbiamo finirla di commiserarci e
cominciare a ricordare con orgoglio che anche in una situazione
di sconfitta il Paese, la parte più umile, riuscì a dare una
risposta non tanto militare ma quanto etico - morale".
Dall'incontro è emerso come, a lanciare discredito sulle truppe
italiane, fu lo stesso Cadorna nel suo bollettino del 28 ottobre
a cui seguirono addirittura delle fake news che alimentarono il
sospetto del tradimento, una delle accuse più gravi in ambito
militare. Concetto che si replicò in molti strati della società
italiana, ripresa addirittura nella canzone più celebre della
Prima Guerra Mondiale "La leggenda del Piave" e smentita da una
commissione d'inchiesta solo successivamente. Episodio che non
bastò a sfatare le voci di soldati fannulloni, arrendevoli e mal
armati. La verità, infatti, è emersa solo negli ultimi 30 anni
grazie a storici che hanno riportato alla luce fondi d'archivio
di importanza capitale per la rilettura di questo evento, grazie
all'utilizzo delle relazioni dei prigionieri italiani che hanno
raccontato di una resistenza messa in atto da molti reparti ed
ancora sconosciuta.
"Dovremmo ricordare Caporetto con orgoglio, per essere i figli e
i nipoti di quei soldati che seppero portare sulle proprie spalle
il senso di appartenenza della nostra nazione e che, seppur nella
sconfitta, ebbero la lucidità di guardare oltre a quel momento
buio consentendoci le vittorie successive - ha concluso Zanin.
Giornate infinite, di grande sacrificio in cui, a mio parere,
finiscono le battaglie risorgimentali e nasce l'amore per
l'Italia. Le battaglie di Caporetto consolidano il senso di
nazione, perché da qui è passata la tenuta del Paese".
ACON/LI