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GRANDE GUERRA. ZANIN. CAPORETTO, DA QUI PASSATA TENUTA DEL PAESE

21.10.2022
20:35
(ACON) Tarcento, 21 ott - Caporetto non fu una disfatta. E' questo il messaggio lanciato da Tarcento dove si è tenuta la prima tappa di una serie di convegni dedicati a una delle battaglie più importanti della Grande Guerra, considerata per oltre un secolo come esempio di viltà e disfatta militare. Un incontro, promosso con il supporto dell'Amministrazione comunale cittadina, da cui è emerso un quadro complesso, con molti combattimenti ed episodi di resistenza, dimenticati dai libri di storia.

Relatori della serata gli storici Andrea Vazzaz, Paolo Gaspari, Filippo Cappellano, Paolo Pozzato e Marco Pascoli che hanno cercato di fornire alla platea una visione diversa sulla 12esima battaglia dell'Isonzo spiegando fin da subito come si trattasse di una serie di scontri che iniziarono il 24 ottobre continuando fino a metà novembre, che non si svolsero solo a Caporetto bensì lungo tutta la tratta di ritirata del regio esercito arrivando fino al Piave. Interventi preceduti dal saluto di Piero Mauro Zanin, presidente del Consiglio regionale del Fvg, appassionato del tema, che si è soffermato sul concetto di eroe e patria.

"Questa sera inizia un percorso di resa di giustizia nei confronti dei tanti soldati che hanno contribuito e perso la vita nelle battaglie di Caporetto, permettendo poco dopo i successi del Grappa e del Piave - ha spiegato la massima carica dell'Assemblea legislativa del Fvg. Una nuova prospettiva che mette in risalto i tanti atti di eroismo dei soldati italiani che tentarono di bloccare il nemico sacrificando la propria vita per il popolo, per la patria. Proprio per questo credo che noi italiani, a tal proposito, dobbiamo finirla di commiserarci e cominciare a ricordare con orgoglio che anche in una situazione di sconfitta il Paese, la parte più umile, riuscì a dare una risposta non tanto militare ma quanto etico - morale".

Dall'incontro è emerso come, a lanciare discredito sulle truppe italiane, fu lo stesso Cadorna nel suo bollettino del 28 ottobre a cui seguirono addirittura delle fake news che alimentarono il sospetto del tradimento, una delle accuse più gravi in ambito militare. Concetto che si replicò in molti strati della società italiana, ripresa addirittura nella canzone più celebre della Prima Guerra Mondiale "La leggenda del Piave" e smentita da una commissione d'inchiesta solo successivamente. Episodio che non bastò a sfatare le voci di soldati fannulloni, arrendevoli e mal armati. La verità, infatti, è emersa solo negli ultimi 30 anni grazie a storici che hanno riportato alla luce fondi d'archivio di importanza capitale per la rilettura di questo evento, grazie all'utilizzo delle relazioni dei prigionieri italiani che hanno raccontato di una resistenza messa in atto da molti reparti ed ancora sconosciuta.

"Dovremmo ricordare Caporetto con orgoglio, per essere i figli e i nipoti di quei soldati che seppero portare sulle proprie spalle il senso di appartenenza della nostra nazione e che, seppur nella sconfitta, ebbero la lucidità di guardare oltre a quel momento buio consentendoci le vittorie successive - ha concluso Zanin. Giornate infinite, di grande sacrificio in cui, a mio parere, finiscono le battaglie risorgimentali e nasce l'amore per l'Italia. Le battaglie di Caporetto consolidano il senso di nazione, perché da qui è passata la tenuta del Paese". ACON/LI



Il presidente del Consiglio regionale del Fvg, Piero Mauro Zanin, interviene al convegno
Il pubblico presente in sala a Tarcento