AMBIENTE. NO A MOZIONE REVISIONE CANONI CONCESSIONE ACQUE MINERALI
(ACON) Trieste, 9 nov - Il Consiglio regionale del Friuli
Venezia Giulia, presieduto da Piero Mauro Zanin, ha chiuso la
seconda giornata consecutiva di lavori nell'emiciclo di piazza
Oberdan a Trieste respingendo a maggioranza la mozione che
chiedeva un'urgente revisione dei canoni di concessione per la
coltivazione delle acque minerali, termali e di sorgente.
L'istanza era stata presentata dai consiglieri Massimo Moretuzzo
e Giampaolo Bidoli (Patto per l'Autonomia), alle sigle dei quali
si sono aggiunte in aula quelle dei colleghi del Movimento 5
Stelle. L'espressione di voto ha visto il Centrodestra compatto
nell'esprimere un secco no alla proposta, tanto quanto il
Centrosinistra si è invece espresso pienamente a favore.
Stessa sorte, anche in questo caso senza astensioni, ha
riguardato un ordine del giorno di Cristian Sergo che, affiancato
dagli altri esponenti pentastellati, chiedeva di valutare una
revisione dei canoni di concessione per l'utilizzo di tutte le
acque superficiali e sotterranee.
Il provvedimento autonomista mirava a impegnare la Giunta
regionale "a rivedere i canoni di concessione per la coltivazione
dei giacimenti, introducendo anche un canone relativo ai litri di
acqua emunti, modificando contestualmente l'attuale regime di
riduzione dell'importo del canone annuo posticipato riferito ai
litri imbottigliati e prevedendo parametri maggiormente
restrittivi rispetto agli attuali in grado di incentivare realtà
produttive virtuose".
Inoltre, puntava anche "a diffondere le case dell'acqua in tutti
i Comuni della Regione, nelle scuole e negli uffici pubblici",
nonché "a destinare i proventi derivanti dall'aumento dei canoni
per realizzare opere di ammodernamento della rete di
distribuzione dell'acqua potabile, contrastando le criticità
derivanti dalla carenza idrica, dando priorità agli interventi
sui territori contermini allo stabilimento, nonché per la
realizzazione di campagne per un uso corretto e sostenibile della
risorsa".
"Il tema specifico - ha spiegato Moretuzzo - è stato oggetto di
attenzione anche nell'ambito di inchieste condotte in altre
Regioni, riguardo i canoni pagati dalle società che emungono e
imbottigliano l'acqua per poi rivenderla in bottiglia. Gli
importi sono davvero irrisori, giacché i canoni ammontano a 1,9
euro ogni mille litri di acqua imbottigliata e possono essere
persino soggetti a riduzioni in zone di svantaggio
socioeconomico, a seconda delle percentuali di imbottigliamento
nel vetro o di vuoto a rendere con possibili riduzioni fino al
70% del canone originario".
"In Fvg - ha aggiunto l'esponente autonomista - molti dati non
sono stati resi pubblici, perché la Regione ha accolto
l'opposizione di Mineracqua (la Federazione italiana delle
Industrie delle Acqua minerali naturali, di sorgente e delle
Bevande analcooliche), secondo cui la loro divulgazione potrebbe
pregiudicare gli interessi economici e commerciali delle aziende".
Sulla stessa linea hanno fatto seguito gli interventi dem di
Nicola Conficoni e del capogruppo Diego Moretti: il primo ha
allargato il discorso anche ai recenti problemi di emergenza
idrica e alla questione dei pozzi artesiani, mentre il secondo ha
ribadito la piena condivisione sui contenuti della mozione,
auspicando pragmatismo operativo.
Sergo, dal canto suo, ha evidenziato che "alla fine, in regione
rimangono meno di 100mila euro all'anno: una cifra ridicola",
rimarcando anche una carenza di case dell'acqua. Furio Honsell
(Open Sinistra Fvg) si è invece concentrato su "un patrimonio
idrico che va tutelato in quanto è una delle caratteristiche
della biodiversità regionale. Prezioso sarebbe un ciclo integrato
dell'acqua su tutto il territorio con standard uguali per tutti i
cittadini".
In sede di replica, l'assessore regionale a Difesa dell'ambiente,
Energia e Sviluppo sostenibile, Fabio Scoccimarro ha chiarito
alcuni dettagli, anche alla luce di alcune premesse normative
vincolati. "Non siamo statici - ha assicurato - ma dobbiamo
seguire comunque direttive nazionali stabilite ogni 10 anni dalla
Conferenza Stato-Regioni e attualmente in fase di revisione. In
Fvg l'andamento dell'imbottigliato dal 2012 al 2021 ha subito un
calo decennale dell'11%, passando da 260,3 milioni di litri a
230,9 milioni. Inoltre, sono attualmente vigenti solo 6
concessioni, quattro delle quali in produzione".
"La direzione Ambiente, per mia volontà, ha aperto un tavolo nel
2019 per la riduzione dell'uso della plastica - ha ricordato
ancora il rappresentante dell'Esecutivo - ed è emersa la
difficoltà nello spostare la produzione su vetro o lattine a
causa di costi non sostenibili. Sono in corso valutazioni
finalizzate alla modifica del sistema dei canoni vigenti per
incentivare un uso sempre più responsabile della risorsa
minerale, evitando gli sprechi tra emunto e imbottigliato.
Quindi, non si ritiene che esistano in questo momento le
condizioni per rivedere i canoni al rialzo".
Prima del voto, Moretuzzo ha infine manifestato tutta la sua
perplessità: "Non possiamo certamente dire che l'aumento dei
canoni pregiudica lo sviluppo aziendale ed è, anzi, ridicolo
incassare solo 100mila euro a fronte di fatturati che cubano
centinaia di milioni".
ACON/DB-fc