GARANTE DIRITTI. CONVEGNO A UD: PIÙ BABY GANG E BULLISMO FEMMINILE
+++Pittaro: società disorientata. Zanin: strategico occuparsi di
futuro dei minori"
(ACON) Udine, 15 nov - L'inquietante aumento del numero delle
baby gang. Il nuovo fenomeno del bullismo al femminile, che
sostituisce la violenza fisica con le dicerie ma non per questo
fa meno male. Ma anche l'uso sempre più esteso dell'arma bianca,
in molti casi un coltello di casa che troppi ragazzi portano con
sé. E la precocità dell'uso del cellulare che amplifica i rischi
e la platea delle potenziali vittime, specie nel campo della
pedopornografia e dei reati a sfondo sessuale.
Sono questi i principali problemi analizzati nel corso del
convegno organizzato oggi a Udine, nell'auditorium Comelli di via
Sabbadini, dal Garante regionale dei diritti della persona. Ne ha
parlato per primo lo stesso Garante, Paolo Pittaro, inquadrando
la scelta del titolo di un seminario rivolto a tutti gli
operatori e in particolare ad avvocati e assistenti sociali: "Parliamo di minori
in una società disorientata, dove mancano i punti di riferimento
tradizionali e ci si trova su terreni inesplorati sul piano delle
relazioni sociali e interpersonali. Una situazione alimentata
anche dagli anni della pandemia".
"L'incontro - ha spiegato ancora Pittaro - è frutto del
protocollo di intesa tra noi, il Corecom, la Commissione per le
pari opportunità (Crpo), l'Osservatorio regionale antimafia, il
Difensore civico del Fvg, la Polizia Postale e l'Ufficio
scolastico regionale. Abbiamo firmato un patto che ha proprio lo
scopo di prevenire bullismo, cyberbullismo e altri fenomeni di
infanzia violata. E lo facciamo a 33 anni esatti dalla
Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e
dell'adolescenza che è l'accordo più firmato della storia,
sottoscritto da quasi tutti gli Stati".
"Un momento di confronto importante - l'ha definito, a margine,
il presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin - che
nasce dal prezioso lavoro del Garante, capace di interagire con
diversi soggetti e di fare sintesi. Questo organo di garanzia del
Consiglio è davvero strategico perché rappresenta un investimento
sui minori, su quello straordinario patrimonio per la comunità
che sono le giovani generazioni. Dobbiamo aiutare fin da subito i
ragazzi a esercitare i loro diritti e a imparare i loro doveri".
Ciascun ente ha invitato un esperto a tenere una relazione.
Indicato dal Garante dei diritti, lo psicologo-psicoterapeuta
Diego Barbisan ha sottolineato l'importanza delle Esi, le
Esperienze sfavorevoli infantili, "che accadono anche nelle
famiglie normali, borghesi, e che in qualche caso possono avere a
che fare con l'iperprotezione da parte dei genitori". "Chi ha
patito molti traumi - ha aggiunto Barbisan - è portato a farne ad
altri, per avere la sensazione di tenere tutto sotto controllo.
Dobbiamo renderci conto che certi comportamenti sono una
autocura, e così ad esempio non è una buona idea dire "provaci" a
chi è terribilmente insicuro, o far abbassare le ali al bullo
rischiando di ricacciarlo nel senso di impotenza da cui lui
cercava di smarcarsi con il suo comportamento. Certamente la
linea deve essere quella della fermezza nei provvedimenti, ma con
la coscienza di avere davanti una vittima".
"Di recente - ha raccontato ancora lo psicologo, destando
l'interesse dell'affollata platea - mi è capitato di seguire il
caso di una ragazza che era stata abusata dal compagno di sua
madre da quando aveva 9 anni, e ho capito che lei non voleva
essere trattata come una bambina violata ma come qualcuno che va
aiutato a perdonarsi".
La lotta quotidiana contro i leoni da tastiera, che imperversano
"nelle praterie del web, dove c'è di tutto" è stata al centro
della relazione del giornalista Paolo Mosanghini. Invitato dal
Corecom, il direttore del quotidiano "Messaggero Veneto" ha
parlato del ruolo e della responsabilità dei media: "Il problema
è quello dell'incitamento all'odio, dove tra chi attacca e chi
subisce ci inseriamo noi, chiamati a essere garanti di una
discussione democratica e rispettosa dell'altro anche nelle varie
piattaforme web. Per noi rispetto è la parola-chiave, per questo
non pubblichiamo sul web tutti i contenuti e su alcuni temi non
consentiamo i commenti. Cerchiamo di affrontare il problema anche
a monte, riflettendo sui titoli che vengono fatti. Abbiamo
inoltre un filtro che blocca automaticamente alcune parole ed
espressioni". Un'attività di controllo della Rete non certo
facile se è vero - come ha ricordato Mosanghini - che su Youtube
in un solo minuto vengono pubblicati contenuti per 48 ore, mentre
su Facebook sono miliardi i post che circolano ogni giorno.
Invitata dalla Crpo, la psicologa e psicoterapeuta Nadia Sollazzo
ha approfondito il tema del bullismo femminile, "che ha
caratteristiche diverse rispetto ai maschi e dove l'obiettivo è
danneggiare l'autostima dell'altra. A volte la vittima è una
potenziale rivale, da scalzare dalla sua posizione sociale. E le
baby gang femminili spesso sono ancora più coese di quelle
maschili". Sollazzo ha messo in evidenza anche il ruolo della
"maggioranza silenziosa", importante perché "il silenzio degli
altri rafforza il potere del bullo".
Molti gli spunti regalati dalla relazione di Cristina Bonucchi,
psicologa della Polizia di Stato invitata dai colleghi della
Polizia postale. "Se nel 2004, quando io ho iniziato - ha
raccontato - ci occupavamo quasi solo di pedopornografia, oggi la
diffusione di Internet anche nella fascia preadolescenziale,
quella dei bambini di 10-11 anni, ha aumentato di molto la
casistica". Autolesionismo, suicidio, estorsione sessuale,
challenge, sexting e revenge porn: è sempre più ampia la
possibilità di trovare sul web gruppi con cui condividere
propositi e suggestioni ad alto rischio, "con il pericolo di
trovare in Rete qualcuno che si nasconde e poi istiga a un certo
tipo di comportamento, oppure ricatta il ragazzino minacciando di
diffondere sue immagini non appropriate".
Invitato dall'Osservatorio regionale antimafia, il direttore
generale della Fondazione Agenfar international, Sergio Bianchi,
ha invece spiegato come si possa passare dal sociale al
criminale, anche senza entrare in Internet. "Molti fenomeni di
odio - ha detto - si sono trasformati in crimini nel mondo dei
videogiochi: esistono videogiochi in cui l'obiettivo è uccidere
l'altro. Il problema, rispetto a questo incitamento all'odio, è
che nessuno denuncia". Ma ci sono anche le buone pratiche di
contrasto, e a volte il coraggio di un giudice può salvare delle
vite. Bianchi ha raccontato il caso di tre fratelli stranieri
accusati di terrorismo per una chat "in cui davvero c'erano cose
molto pesanti": due sono stati messi alla prova, uno è finito in
carcere. "I due sono diventati rispettivamente professore
universitario e musicista di successo, l'altro è scappato in
Siria dove ha trovato la morte".
Un interessante spaccato della società è emerso dalla relazione
di Elisabetta Moreschini, giudice del Tribunale dei minorenni di
Trieste, che ha parlato di numerosi casi concreti. "A volte - ha
spiegato - le vittime percepiscono quel che è successo solo
quando c'è un video, come se il danno sociale fosse più grave di
quello che ha patito la persona fisica. E spesso i bulli hanno
genitori assenti, o in alcuni casi troppo presenti, che cercano
gratificazione dal rapporto con i figli, finendo per non entrare
mai in conflitto con loro". Moreschini ha parlato anche della
"eccesiva ingerenza dei genitori nella scuola" invitando tutti i
soggetti a prendersi la propria parte di responsabilità nei casi
di condotta illecita del minore.
Fabiano Paio, dirigente tecnico dell'Ufficio scolastico
regionale, ha infine illustrato il progetto messo in campo,
grazie al sostegno della Regione che ne ha assicurato la
continuità per i prossimi due anni, sul contrasto
all'analfabetismo emotivo e funzionale, con un lavoro di
formazione rivolto agli insegnanti.
ACON/FA