LEGGE ELETTORALE. NO AULA A PDL RUSSO SU DOPPIA PREFERENZA DI GENERE
(ACON) Trieste, 22 nov - Nuova fumata nera per la proposta di
legge che intendeva introdurre la doppia preferenza di genere nel
meccanismo di elezione del Consiglio regionale. Presentata per la
terza volta in questa legislatura dal primo firmatario Francesco
Russo (Pd) e sottoscritta nel corso della seduta da tutti i
consiglieri di Opposizione, la pdl è stata bocciata per 23 voti a
17. Hanno premuto il pulsante rosso tutti i gruppi del
Centrodestra, con l'eccezione della leghista Maddalena Spagnolo
che è uscita dall'aula al momento del voto.
"La norma che propongo - ha spiegato Russo all'inizio del
dibattito - è già in vigore in tutti i Comuni del Fvg e in molte
altre Regioni italiane, di destra e di sinistra. Non si tratta di
quote rosa né di liste bloccate con l'obbligatoria alternanza di
genere, ma della semplice possibilità di esprimere due
preferenze, assegnandole a persone di genere diverso: un piccolo
passo che ci aiuterebbe a superare l'attuale imbarazzante dato di
sole 6 donne in Consiglio su 49 consiglieri". Russo ha ricordato
il sì alla proposta da parte della Commissione regionale per le
pari opportunità ("Io stimo la presidente Dusy Marcolin, ma non
si può certo dire che faccia riferimento alla nostra parte
politica") e l'impegno in questo senso di tante associazioni,
alcune delle quali presenti in aula per assistere alla
discussione.
Il consigliere dem ha ricordato inoltre "le parole del presidente
Piero Mauro Zanin su questo tema, che gli fanno onore" e "il
dialogo avviato con Fratelli d'Italia" per arrivare all'auspicio,
rivolto al Centrodestra, "di votare insieme questa norma, per non
essere più fanalino di coda in Italia e riportare in alto la
credibilità della politica, mai così bassa e fonte di una
crescente disaffezione al voto".
Concetti ripresi da molti consiglieri di Opposizione. Chiara Da
Giau (Pd) ha detto che "la pdl aprirebbe una strada che altrove
ha dimostrato di essere efficace", contestando quelli che ha
chiamato "mercanteggiamenti sulla legge elettorale, avvenuti oggi
nei corridoi, quando invece si tratta di fissare un semplice
principio". Simona Liguori (Cittadini) ha fatto riferimento alle
associazioni che si battono per la doppia preferenza, mentre
Massimo Moretuzzo (Patto per l'Autonomia) ha ricordato che "il
Centrodestra aveva promesso un'organica legge elettorale, riforma
ormai impossibile a pochi mesi dal voto" invitando a "non usare
male la specialità regionale, per diminuire il livello di accesso
alle istituzioni anziché aumentarlo".
E se Furio Honsell (Open Fvg) ha auspicato "la soluzione di un
problema che tutti riconoscono", Mauro Capozzella (M5S) ha
parlato di "chance in più per le donne. Non siamo comunque
all'anno zero perché le liste dei candidati alle elezioni
prevedono un equilibrio di genere". Secondo Cristiano Shaurli
(Pd) "la citazione delle donne eccellenti, nella politica e in
generale nella società del Fvg, non deve diventare la scusa per
dire: se sono brave possono farcela comunque. Vi chiedo se il 13
per cento di rappresentanza in Consiglio, che è il dato attuale,
corrisponda al peso effettivo delle donne nella nostra regione".
La collega dem Mariagrazia Santoro ha infine ricordato "la
sentenza della Corte Costituzionale che impone di non sottrarsi
al riequilibrio, a meno che non ci siano condizioni peculiari
locali che qui onestamente non vedo".
Per la Maggioranza, il primo a rispondere è stato Claudio
Giacomelli. "Non siamo pregiudizialmente contrari alla doppia
preferenza di genere - ha spiegato il capogruppo di Fratelli
d'Italia - ma non lo sentiamo come un principio irrinunciabile,
al quale aderire anche a costo di distinguerci dagli altri
partiti del Centrodestra. Va anche detto che altrove questa norma
ha favorito la partecipazione femminile nei Consigli regionali,
ma non si è dimostrata definitiva né risolutiva. In generale il
problema è il minor interesse delle donne per la politica, e solo
in Paesi dove le condizioni sociali sono migliori questa
percentuale di interesse cresce, riducendo il divario di genere.
Ricordo peraltro che questa Giunta e questo Consiglio hanno preso
molte misure che consentiranno alle donne di stabilizzarsi nella
società".
Tirata in ballo da Moretuzzo, che le aveva ricordato il suo sì
alla doppia preferenza, la leghista Spagnolo ha ribadito quella
posizione: "Si tratta di uno strumento che aiuta le donne a
ottenere maggiore rappresentanza. Ma bisogna sottolineare che
neppure la scorsa legislatura ha introdotto la doppia preferenza
per il Consiglio regionale, limitandola ai soli enti locali".
A spiegare compiutamente le ragioni del no alla pdl sono stati
Mauro Bordin e l'assessore alle Autonomie locali, Pierpaolo
Roberti. In premessa, il capogruppo della Lega ha invitato "a
rispettare le scelte degli elettori: non credo sia giusto dire
che all'esterno ci sono persone più degne di noi di stare in
quest'Aula: tutti siamo stati scelti dai cittadini, e che i 49
consiglieri siano uomini o donne poco importa". Poi Bordin ha
attaccato Russo e le Opposizioni sul piano della procedura: "Già
nei precedenti dibattiti su questo tema vi avevamo invitato a
sedervi con noi, per riscrivere tutti insieme le regole del
gioco, e non avete voluto farlo. Su questi temi non vanno bene le
iniziative unilaterali, e ormai siamo fuori tempo massimo".
Il capogruppo leghista ritiene infatti necessario modificare
anche altri aspetti della norma elettorale, tra i quali
l'ingresso in Consiglio del terzo candidato presidente più
votato, una più precisa rappresentanza della Maggioranza ("Oggi
anche chi prendesse il 95% dei voti avrebbe solo il 60% dei
consiglieri") e la tutela delle minoranze linguistiche.
Dello stesso tenore la replica di Roberti. "Dopo il primo
tentativo di approvare questa legge abbiamo cercato di costruire
un tavolo con una proposta di Maggioranza che avete giudicato
irricevibile - ha detto l'assessore -, poi abbiamo chiesto di
ripartire da un foglio bianco ma ancora non volevate discutere.
Ci sono diverse altre storture da correggere, e dobbiamo farlo
insieme perché per la modifica a una legge statutaria servono
maggioranze molto ampie".
Ricostruzione contestata da Russo, nella sua replica finale: "La
mia prima proposta di legge è del novembre 2019, e c'era tutto il
tempo: spetta poi alla Maggioranza aprire un tavolo con una
proposta definita. Tre anni fa il governatore Fedriga disse che
la norma sarebbe arrivata nel giugno 2020, poi siamo tornati in
aula nel 2021: pur con la pandemia di mezzo, c'era davvero la
possibilità di arrivare a una soluzione".
Prima del voto sull'unico articolo della pdl, il presidente Piero
Mauro Zanin ha spiegato che un emendamento modificativo proposto
da Forza Italia "è stato giudicato inammissibile in quanto
riguarda un altro oggetto della norma elettorale". Prendendone
atto, Mara Piccin (FI) ha fatto sapere che quell'idea sarà
ripresa in una nuova proposta di legge.
ACON/FA-fc