AGRICOLTURA. ZANIN FIRMA APPELLO COLDIRETTI CONTRO CIBO SINTETICO
+++Il presidente: no ai progetti delle multinazionali che
attaccano cultura e tradizioni+++
(ACON) Udine, 18 gen - Carne sintetica prodotta con bioreattori
e stampanti 3D, senza più bisogno di allevamento, mucche e
pascoli. Non è la trama di un film di fantascienza ma un progetto
portato avanti da potenti società multinazionali. Un'idea
rivoluzionaria che, se dovesse trovare sponda nelle istituzioni
europee, rischierebbe di mettere in ginocchio l'agricoltura
italiana con tutta la sua tradizione. Contro la prospettiva del
cibo in provetta si batte da tempo Coldiretti, con una campagna
che a livello nazionale ha già raccolto 400mila firme. Alle quali
oggi si è aggiunta quella del presidente del Consiglio regionale,
Piero Mauro Zanin.
"Le grandi lobby multinazionali - gli hanno spiegato oggi a Udine
Cesare Magalini, direttore di Coldiretti Fvg, e Gino Vendrame,
presidente della branca udinese dell'associazione - la chiamano
carne coltivata, un nome molto social e suadente, anche se qui la
terra non c'entra nulla. E ammantano la proposta di
ambientalismo, in quanto si ridurrebbero le emissioni legate al
consumo dell'acqua e alla produzione di foraggi. In più, dicono
di essere mosse da ragioni umanitarie, perché il cibo sintetico
potrebbe contribuire a risolvere il problema della fame nel
mondo".
Si tratta però, ribattono i dirigenti della maggiore associazione
di rappresentanza degli agricoltori, di un castello ideologico
molto fragile, "dal momento che non viene spiegato quanta energia
si utilizzerebbe nei bioreattori, mentre le cellule prelevate per
realizzare il cibo sintetico verrebbero dai feti dei bovini, alla
faccia del benessere animale. Anche il nobile intento di sfamare
i poveri - aggiungono Vendrame e Megalini - cozza con i
potenziali rischi del cibo in provetta, mai sperimentato e
possibile causa di malattie per quelle persone. Senza contare
l'attacco alla nostra economia e alla nostra cultura, al cibo
genuino e sano prodotto dai nostri agricoltori, che noi
promuoviamo con etichettatura, tracciabilità e iniziative come
Campagna amica".
Tutte considerazioni condivise al cento per cento da Zanin.
"Faccio i complimenti a Coldiretti per questa iniziativa - ha
esordito il presidente, ospite della sede udinese
dell'associazione in via Daniele Moro - e appoggio totalmente la
vostra battaglia, portandovi la solidarietà dell'assemblea
legislativa regionale. Voi giustamente fate suonare un campanello
d'allarme, perché il silenzio e la mancanza di informazioni
rischiano di alimentare questi progetti".
"Registro con preoccupazione - ha detto ancora Zanin - alcune
costanti di questi ultimi anni. Il primo problema è che, a
livello europeo e mondiale, a volte la decisione politica non
nasce da un processo democratico ma viene adottata da persone
nominate o autocooptate, come gli euroburocrati, che non
subiscono il vaglio dei cittadini, non hanno necessità di trovare
consenso per le loro azioni e dunque rispondono ad altri
portatori di interessi. In fondo il Qatargate è questo: flussi di
denaro di potenze statali o multinazionali per influenzare le
decisioni. Azioni come queste minano alla base la democrazia: noi
siamo contro gli autocrati, ma qui c'è in nuce il rischio di una
dittatura soft".
La seconda considerazione è che "processi millenari come la
produzione del cibo, selezionati e vagliati fino ad arrivare a
scelte in grado di tutelare economia, salute e territorio,
vengono oggi dimenticati e bypassati da progetti opachi e non
verificati sul campo. E poi, terzo elemento inquietante, dietro
questi processi ci sono sempre le grandi multinazionali". La
conclusione è che "se noi vogliamo tutelare la nostra identità,
per essere liberi e padroni a casa nostra, dobbiamo stare nel
solco della nostra tradizione. Anche dal punto di vista etico
dobbiamo contrastare questa narrazione, dipinta con i colori
dell'ambientalismo ma che altro non è se non una speculazione
economica. Anche il presunto intento umanitario è un alibi, in
quanto i poveri verrebbero trattati come cavie".
C'è infine il rischio - ha sottolineato ancora il presidente -
del cibo-standard, uguale in tutti gli angoli del mondo,
"dell'omologazione e della massificazione: il consumatore
friulano diventerebbe uguale al consumatore indiano o cinese,
perché tutti mangerebbero la stessa cosa. Sarebbe la fine di ogni
unicità e originalità, e in definitiva la fine della nostra
libertà. Sarebbe purtroppo la realizzazione di una società
dispotica, intravista da alcuni pensatori e scrittori". Per
questo va difesa "la nostra agricoltura" che, come hanno
sottolineato i due dirigenti di Coldiretti, "rappresenta per
l'Italia una vera miniera, in termini economici e culturali".
ACON/FA