AMBIENTE. SERGO (M5S): CAFC E PNRR, OK INNOVARE MA ADEGUARE IMPIANTI
(ACON) Trieste, 23 gen - "È sempre positivo che il territorio
regionale possa usufruire delle risorse messe a disposizione,
grazie all'impegno del presidente Giuseppe Conte, attraverso il
Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e siamo contenti
che il Cafc ne possa usufruire per un impianto di essicamento
fanghi a bassa temperatura. Anche dietro a questa decisione,
tuttavia, ci sono delle perplessità per il costo delle opere e
per quelle che rimangono ancora da realizzare negli impianti di
depurazione da adeguare".
Lo afferma in una nota il consigliere regionale del Movimento 5
Stelle, Cristian Sergo, aggiungendo che "dal punto di vista
economico, l'intervento finanziato con fondi Pnrr avrà un costo
complessivo di circa 14,6 milioni di euro, 10 milioni dei quali
con i fondi del Piano. Nel programma degli interventi approvato
dall'Ausir, però, il medesimo intervento doveva costare un terzo.
Infatti, basta scorrere il programma delle opere per verificare
non solo il solito costante ritardo nel realizzare i lavori (che
erano previsti nel biennio 2020-21) ma, soprattutto, che il costo
previsto era di 5,5 milioni di euro per raggiungere gli stessi
obiettivi. Tra questi c'era la riduzione delle bollette:
nonostante, o forse a causa di milioni di euro spesi ogni anno,
secondo le stime di Cittadinanzattiva la spesa media delle
famiglie friulane è passata dai 132 euro del 2007 ai 322 del
2020. Praticamente, un aumento del 150%".
"In attesa di comprendere come mai siano triplicate le previsioni
di spesa dell'intervento, attendiamo con la stessa trepidazione -
continua l'esponente pentastellato - di veder realizzati sia gli
interventi già autorizzati dalla Regione a Udine nel 2020, mai
realizzati, sia quelli obbligatori prescritti nel 2017 per il
depuratore di Lignano. Lavori necessari per adeguare gli impianti
alle stesse normative regionali, nazionali ed europee inseriti
anche questi nei piani di intervento, anche qui mai realizzati".
"Per quanto riguarda l'impianto di Udine, invece di realizzare
opere già autorizzate, si spendono ancora soldi in studi e
consulenze per comprendere come mai i dati reali in ingresso al
depuratore siano così diversi da quelli dell'agglomerato di
riferimento, forse a causa dell'eccessiva diluzione dei reflui,
stesso problema presente in molti impianti del territorio.
Nonostante queste mancanze - conclude Sergo - si continuano a
rilasciare le autorizzazioni regionali degli scarichi di questi
impianti, utilizzando anche formule innovative per verificarne
l'efficienza, invece di far valere i poteri sostitutivi per
superare l'inerzia di chi li gestisce".
ACON/COM/db