60 ANNI FVG. INTERVENTI. BELLAROSA: AUTONOMIA VINCA SU CENTRALISMO
(ACON) Trieste, 31 gen - "Il mio augurio è quello che, in
occasione della prossima celebrazione, il confronto tra
centralismo e autonomia veda vincere definitivamente l'autonomia.
Il Friuli Venezia Giulia se lo merita in qualità di Regione
straordinaria: nata tra le difficoltà, ma poi diventata unica. E,
soprattutto, senza il famoso trattino che avrebbe potuto essere
considerato come una separazione ormai superata".
Accorato e storicamente approfondito l'intervento dell'ex
segretario generale della Regione Fvg, Giovanni Bellarosa,
avvenuto nel corso della cerimonia dedicata al sessantesimo
anniversario dello Statuto di Autonomia, ospitata a Trieste
nell'aula dell'Assemblea legislativa.
Introdotto dal presidente Piero Mauro Zanin quale figura deputata
a delineare "la prassi e la pratica reale che si concretizzano
attraverso gli atti amministrativi e le leggi che la struttura
deve poi concretizzare", Bellarosa era chiamato a delineare con
chiarezza il passato dell'autonomia speciale regionale.
"Inizierò da lontano, ma non spaventatevi - ha infatti esordito -
perché la vita di questo Paese, anche quella precedente all'unità
d'Italia, è sempre stata caratterizzata da una situazione
costante: ovvero, il conflitto, la contrapposizione e la
divisione tra autonomia e centralismo". Da Cavour (interessato al
sistema teresiano aperto alle autonomie) a Ricasoli
(centralista), fino al prevalere della cultura napoleonica,
rappresentata dal Regno di Sardegna.
"Perché il centralismo ha avuto la meglio sull'autonomia? La
risposta, assoluta costante radicata nei tempi, sta nella
questione meridionale. Nell'ambito dell'Assemblea costituente,
Nitti (centralista) discuteva con il sardo Lussu (autonomista e
federalista), lasciando poi al decreto 616 del 1977 il titolo di
momento più alto per l'autonomia, disciplinata in materia
organica in quanto a funzioni, materia e competenza".
"Territorio, confini, multiculturalità e plurilinguismo: i nostri
deputati regionali, come gli onorevoli Tessitori e Pecorari,
seppero convincere l'Assemblea, un po' alla volta, riguardo la
validità dell'operazione dell'aggregazione progressiva della
Regione - ha ricordato Bellarosa - fino al colpo di genio della
specialità. Non ci fu però alcun regalo, bensì un atto di
assunzione di responsabilità dei parlamentari che costituisce le
radici della nostra realtà politico-istituzionale. Quindi, la
nostra è un'autonomia conquistata".
Gli obiettivi? Superare l'emarginazione e l'emigrazione che, a
modo loro, hanno portato "al vertice della capacità di questa
Regione di superare il disastro del terremoto: secondo momento di
grande assunzione di responsabilità, percorrendo la strada verso
il riscatto da situazioni straordinarie".
I punti di forza, secondo Bellarosa, sono stati la stabilità
(Alfredo Berzanti, Antonio Comelli e Adriano Biasutti restarono
in carica per 10 anni o poco meno), una buona legislazione, la
valorizzazione del valore aggiunto dello Statuto e un'unità
regionale che si è consolidata progressivamente verso la
realizzazione di una sussidiarietà vera e non solo dichiarata.
"A cavallo del nuovo millennio sono giunte modifiche epocali e,
chi ha vissuto dall'interno gli anni Novanta, ha percepito una
sorta di rivoluzione che ha lasciato comunque intatta la solidità
dell'istituzione, grazie anche all'intelligenza politica di chi
la guidava e che seppe riconoscere una tradizione ultra decennale
di buon governo. Finirono gli esecutivi di lunga durata, ma
rimasero i valori forti dell'identità, dell'appartenenza e dello
spirto di servizio. Inoltre, se oggi la Conferenza delle Regioni
non è più un incontro informale tra presidenti, ma altresì un
interlocutore autorevole e riconosciuto del Governo italiano, si
deve anche a Comelli che aveva concorso alla sua creazione".
"Il momento più difficile - ha concluso Bellarosa - si è palesato
tuttavia nel 2001, allorché la storia del regionalismo speciale
si è intersecata con quella del regionalismo ordinario. La
riforma della legge 3, infatti, fotografa plasticamente la
dicotomia tuttora esistente tra centralismo e autonomia, della
quale il Paese non sembra in grado di liberarsi. Purtroppo, tema
finale e delicato, una responsabilità possiamo individuarla anche
nelle sentenze della Corte costituzione dove, troppo spesso,
l'ago della bilancia propende verso le ragioni e le competenze
statali".
ACON/DB-fc