PROVINCE. RELATORI IACOP-CAPOZZELLA-BIDOLI-CENTIS: NESSUNO LE RIVUOLE
(ACON) Trieste, 31 gen - "Rappresenta il poco che la
maggioranza regionale di Centrodestra è riuscita a fare su un
obiettivo di legislatura". "La reintroduzione delle Province
elettive si pone in contraddizione con lo sbandierato ritorno
alla piena autonomia dei Comuni". "Un totale ritorno al passato,
che serve poco o nulla se non a evidenziare la mancanza di una
visione del futuro". "Si inserisce in un contesto di riforme
anacronistiche e lontane dalle vere esigenze dei cittadini, che
non chiedono ulteriori enti, burocrazia, poltrone e spese".
Così i quattro relatori per la minoranza, Franco Iacop (Pd),
Mauro Capozzella (M5S), Tiziano Centis (Civica Fvg) e Giampaolo
Bidoli (Patto per l'Autonomia), nel commentare all'Aula la
proposta di legge nazionale 19 con cui si intende modificare lo
Statuto di autonomia reintroducendo nell'ordinamento locale enti
di area vasta. Per tutti, si tratta dunque di enti doppione delle
ex Province di cui nessuno sentiva la mancanza.
Per Iacop, la pdln 19 interviene "in maniera pregiudiziale e non
organica sulle Unioni territoriali dei Comuni (Uti)". E ha
parlato di necessità, quando si decise di abrogare le Province,
di "riformare gli enti locali con nuove funzioni di area vasta
che non passavano necessariamente per un ente elettivo, ma con le
funzioni esercitate dai Comuni e attraverso sistemi aggregativi
come le Uti". Oltre ai dubbi sul mantenere un ente elettivo di
livello intermedio contro l'esigenza di eliminare sprechi e
snellire i processi decisionali, ma anche "la mozione approvata a
fine legislatura Tondo (la X) che portò a un progetto di legge
per la trasformazione delle Province in enti di secondo livello
con funzioni meramente onorifiche, lasciando quelle pratiche alla
Regione o agli enti locali".
"Ora assistiamo a una totale marcia indietro del Centrodestra a
trazione leghista, che propone la restaurazione di un ente
elettivo di livello intermedio tra Regione e Comuni di cui
nessuno sente il bisogno", ha detto il relatore, aggiungendo:
"Ora ci vorranno ulteriori 5 anni per il nuovo doppio passaggio
parlamentare, se ciò avverrà, e nel frattempo si dovranno
consolidare le funzioni presso gli enti, agenzie e società della
Regione. Poi ricominceranno i trasferimenti e l'assunzione di
nuovo personale, con costi aggiuntivi. Per tempi e modi, questa
pdln risponde solo ad esigenze elettoralistiche".
E di "perfetta tempestività elettorale" ha parlato, a seguire,
anche Capozzella, per il quale servono programmi di sviluppo
locale ed economia circolare. Per farlo "bisogna rafforzare i
Consigli comunali, gli strumenti di informazione e partecipazione
dei cittadini, progetti condivisi attraverso deliberazioni dei
Consigli comunali e accordi di programma". Perciò non servono
"nuove istituzioni intermedie fra Regione e Comuni. Sciolte le
Province, nel 2015, non c'era un progetto alternativo. Le Uti
sono sembrate una cosa sbagliata perché non mettevano in
discussione il ruolo della Regione e cercavano solamente di
riunire i già debolissimi Comuni".
Per il pentastellato, inoltre, anche la previsione voluta dal
Centrodestra degli Edr è stata un flop nel percorso di
superamento delle Uti e "che la riforma degli enti territoriali
sia sostanzialmente fallita, lo rappresenta anche il fatto che le
Comunità di montagna non funzionano e quelle di pianura nemmeno
sono partite". "Sarebbe meglio che le risorse previste per tali
finalità fossero destinate a sanità pubblica, istruzione,
ambiente o trasporti, vere priorità del Fvg".
Per Bidoli, al Centrodestra "non è bastato cancellare le Uti
colpevolizzandole di tutte le criticità degli enti locali. Chi si
è reso artefice di questa soppressione, però, non ha dotato le
amministrazioni comunali di strumenti adatti a dare risposte
adeguate ai cittadini". Inoltre, "fino alla riforma
costituzionale 3/2001, le Province hanno rappresentato la sede di
decentramento del potere statale e non un ente autonomo
espressione del territorio".
È poi fondamentale "che l'integrazione di enti intermedi
sovracomunali parta dalle esigenze dei Comuni e non venga calata
dall'alto, senza dare ascolto ai cittadini. Come Patto per
l'Autonomia ci eravamo resi disponibili a discutere tutti assieme
della miglior riforma possibile, ma la Maggioranza, dopo cinque
anni di annunci, non ha ancora trovato soluzione agli accorati
appelli dei sindaci che si trovano a gestire criticità crescenti.
Ora invece, ribadendo un mantra elettoralistico di tutta la
legislatura - conclude Bidoli -, si propone una modifica allo
Statuto per reintrodurre le ex Province inutilmente".
"La posizione del nostro Gruppo civico - ha infine affermato
Centis, ricordando che l'allora assessore Paolo Panontin dei
Cittadini fu tra i protagonisti della cancellazione delle
Province - è quella di restare coerenti con quanto l'Aula decise
a suo tempo con voto unanime, compreso il Centrodestra che ora fa
marcia indietro e si smentisce dopo aver detto per anni di poter
rieditare le Province senza ricorrere a una modifica dello
Statuto, evitando la riforma con legge costituzionale. Invece il
Consiglio regionale è chiamato ad approvare una pdln da inviare
al Parlamento. Si prefigura, quindi, una riedizione tale e quale
delle quattro Province per una Regione di soli 1.200.000
abitanti, con una tendenza anagrafica negativa".
"Gli esponenti del Centrodestra che parlano di
cancellazione-capriccio di chi ha governato questa Regione prima
di loro, non ricordano la volontà politica unanime abolizionista
e, soprattutto, popolare di allora. In 7 anni, nessuno si è
accorto della scomparsa di questi enti, salvo per alcuni deficit
nella manutenzione delle strade". Poca cosa per Centis, che poi
rammenta anche lui come la riforma Fedriga degli enti locali non
sia mai realmente avvenuta e parla di "anacronistica
restaurazione dello status quo in un momento in cui le risorse
dovrebbero essere concentrate su ciò che realmente serve".
ACON/RCM-fc