SALUTE. CAREGIVER, VENERDÌ ESAME IN III COMM. AUDITI: NO INVISIBILITÀ
(ACON) Trieste, 8 feb - Una figura preziosa e generosa, più che
mai indispensabile. Troppo spesso, però, isolata, dimenticata,
trascurata e quasi invisibile. Il caregiver, soprattutto quello
familiare, vive la solitudine, l'isolamento e l'abbandono,
inesorabilmente stretto tra burocrazia, necessità di sostegno
economico e supporto psicologico, assenza di garanzie lavorative
e rischio di esclusione sociale. Un problema, a detta di tutti,
portatori di interesse e politici, da affrontare nel più breve
tempo possibile.
Al punto che, già nella giornata di venerdì, la III Commissione
consiliare, presieduta dal leghista Ivo Moras, tornerà a riunirsi
proprio al fine di pervenire a una sintesi tra i documenti
tematici presentati e gli ultimi suggerimenti emersi, da
sottoporre alla prima occasione utile all'esame definitivo del
Consiglio.
Lo ha annunciato lo stesso Moras (auspicando "un risvolto
unitario delle due leggi valutate da presentare all'Aula per un
percorso veloce"), seguito dal vicegovernatore Fvg con delega
alla Salute, Riccardo Riccardi, al termine dei lavori del
Comitato ristretto costituito in seno alla Commissione per
l'esame delle proposte di legge 104, "Disposizioni per il
riconoscimento e la valorizzazione del caregiver familiare"
(iniziativa di Walter Zalukar del Polo liberale) e 110,
"Disposizioni per il riconoscimento, la valorizzazione e il
sostegno dei caregiver familiari" (prima firmataria la dem Chiara
Da Giau).
"È necessario prestare grande attenzione - ha sottolineato
Riccardi - alle situazioni sulle quali la Regione può intervenire
con una norma che non deve incontrare l'ostilità dello Stato.
Questo è uno dei temi sui quali le forze politiche possono
concedersi il lusso di non dividersi. La Direzione ha già
raccolto i due testi in un unico provvedimento e nelle prossime
ore sarà implementato con i suggerimenti odierni. L'obiettivo è
quello di dare vita a un caposaldo importante".
Un'intensa sessione di attività, quella archiviata a Trieste,
aperta a tutti i componenti della III Commissione e deputata alle
audizioni dei numerosi stakeholders nell'emiciclo di piazza
Oberdan. A partire da Mario Brancati (Consulta regionale delle
associazioni di persone disabili) che si è augurato "la
concretizzazione di un passo avanti importante. Avvertiamo la
necessità di armonizzare meglio le componenti, attraverso un
sistema integrato di supporto che consenta ai caregiver di
assolvere al meglio alla loro funzione, senza comprimere la
qualità delle loro vite e gli spazi lavorativi".
Carlo Grilli (Federsanità Anci Fvg) ha ricordato il ruolo
importante "che può essere interpretato dalle aziende di servizi
alle persone. È necessario un alleggerimento dei carichi,
introducendo progetti personalizzati con soggetti esterni per
sgravarli". Adriana Bressan, rappresentante dell'Azienda
sanitaria universitaria Friuli Centrale (Asufc), ha parlato di
"umanizzazione della cura, attraverso una sfida che tuteli anche
la qualità della vita delle persone che, spesso, si dedicano
interamente a questa causa".
Gabriella Clarich (Ordini dei Medici chirurghi e degli
Odontoiatri) ha centrato l'attenzione su "integrazione
assistenziale territoriale e progetti personalizzati. Fare il
caregiver per un familiare costituisce un impegno totalizzante,
ma è importante anche la figura del medico di base". Il collega
Albino Visintin ha portato un'esperienza professionale di 35 anni
che consiglia "un percorso collettivo di formazione specifica e
anche uno individuale. Ogni famiglia ha le sue caratteristiche,
sensibilità e conoscenze".
Cristina Brandolin, a nome degli infermieri regionali (Opi), ha
fatto riferimento "all'inverno demografico che fa aumentare le
situazioni di bisogno tra fragilità e famiglie mononucleari,
mentre emerge anche la sensazione di profonda solitudine e
abbandono da parte dei caregiver". Gloria Giuricin, anche lei
dell'Opi, ha suggerito "la costituzione di commissioni
multidisciplinari nei distretti con psicologo, specialista,
medico e infermiere domiciliare per fornire un unico punto di
riferimento".
Roberto Tommasini (Ordine della professione sanitaria di
Fisioterapista) ha espresso la necessità di "umanizzare le cure
in maniera approfondita, valorizzando le attività di formazione".
L'Ufficio scolastico regionale, attraverso Giovanna Berizzi e
Fabiano Paio, ha rivendicato il fatto che "non sono pochi i
minorenni che si assumono responsabilità da adulti, assistendo
fratelli o genitori: il rendimento sui libri cala e non è raro
l'abbandono. Urgono, perciò, norme per la flessibilità della
frequenza". Paio si è quindi concentrato su "crediti formativi,
scolastici ed esperienze extrascolastiche".
Renata Della Ricca (Cisl Fvg) ha introdotto "l'obiettivo di
superare l'erosione delle famiglie, insostituibili luoghi di
affetti e inclusione. È necessario un welfare regionale in tutte
le fasi della vita per rendere strutturale, qualificata e
monitorata la rete di coloro che per vincoli famigliari o
affettivi si prendono cura di tali soggetti, garantendo loro un
sostegno economico, contratti assicurativi, garanzie da parte del
mondo del lavoro e supporto psicologico, nonché mutuo soccorso".
Magda Gruarin (Uil Fvg) ha fatto presente che "parliamo in gran
parte di donne. Parole chiave sono coprogettazione, umanizzazione
delle cure ed estensione della famiglia alla comunità per creare
una rete di sostegno con operatori di sollievo per il recupero
mentale e fisico". Roberto Treu (Spi Cgil) ha aggiunto "il valore
della conciliazione tra tempi di lavoro e assistenza, con il
coinvolgimento di imprese e scuole".
Pierino Chiandussi del Coordinamento unitario Pensionati lavoro
autonomo (Cupla) ha fatto presente che "in Italia 8 milioni di
persone ne stanno assistendo altri 10. In Fvg parliamo di non
meno di 360-380mila soggetti. La figura va definita, evidenziando
le principali caratteristiche come attività non professionale e
volontaria, ma preziosissima". Paolo Felice (Legacoopsociali Fvg)
ha allargato la discussione "agli spazi di cointervento, alla
comunità e al Terzo settore. L'80% dei servizi in Europa è
erogata dai caregiver, percentuale che in Italia è addirittura
superiore. Noto mancanza di riconoscimento e rischio di
esclusione sociale".
Roberto Giacomini (Afasop-Noi insieme) si è concentrato sui
bisogni psichici e i Centri di igiene mentale, mentre Guido De
Michelis (Coordinamento delle associazioni Alzheimer regionali)
ha invocato "uno studio con le mappature dei dati in possesso
delle singole realtà. È anche opportuno distinguere tra caregiver
in senso lato e familiari. Essenziali anche i Piani di zona".
Maria Teresa Squarcina (Associazione Goffredo de Banfield) ha
sottolineato "i 2mila caregiver che seguiamo ogni anno: una legge
specifica è urgente, sperando che la corsa finale non superi il
traguardo".
Loredana Ligabue (Associazione caregiver familiari di Carpi) ha
portato online l'esperienza del primo esempio nazionale in
materia, suggerendo l'abbinamento al caregiver primario di uno
secondario per un'utile alternanza, nonché la creazione di un
gruppo di monitoraggio regionale. Antonio Lattanzio (Associazione
familiari e amici del giglio) ha condiviso "le proposte tese a
valorizzare e a umanizzare la figura del caregiver, ancora
invisibile", mentre Andrea Tomada (Associazione Ricerche e
risorse Odv) ha chiamato in causa "la rete amicale".
Prima del commiato, il consigliere Furio Honsell (Open Sinistra
Fvg) ha chiesto dettagli relativi all'ambito scolastico e al
riconoscimento delle attività formative degli studenti impegnati
con un familiare. Da Giau e Zalukar si sono dichiarati aperti a
modificare i rispettivi impianti normativi, mentre il
pentastellato Andrea Ussai si è lamentato "per una discussione
giunta solo a fine legislatura, con il rischio di non poter
recepire tutte le indicazioni".
ACON/DB-fa