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PARTIGIANI. ZANIN A CERIMONIA ECCIDIO UD: LIBERTÀ VALE PIÙ DELLA VITA

11.02.2023
16:33
(ACON) Udine, 11 feb - Seppero leggere il presente e fecero le scelte giuste. La semplice frase del pastore valdese Peter Ciaccio rompe un silenzio carico di attenzione e ben riassume il sacrificio dei 23 partigiani che l'11 febbraio 1945 vennero giustiziati dai nazisti su un muro del cimitero monumentale di Udine, terribile rappresaglia per l'assalto alle carceri di qualche giorno prima, che consentì di liberare molti prigionieri politici.

A 78 anni di distanza, l'annuale cerimonia che invita "non a ricordare ma a fare memoria", come ha sottolineato don Luciano Segatto, è stata seguita da decine di cittadini, alla presenza della partigiana Paola Del Din, una delle ultime testimoni di quegli anni, dell'assessore Fabrizio Cigolot in rappresentanza del Comune di Udine, del consigliere regionale Furio Honsell e del presidente della massima Assemblea legislativa regionale, Piero Mauro Zanin.

Introdotto dal presidente dell'Anpi di Udine, Dino Spanghero, Zanin ha voluto lanciare due messaggi. Il primo è un appello all'unità: "Dobbiamo dare un segnale di riconciliazione, con Anpi e Apo assieme, perché tutto quello che divide e allontana crea conflitto tra le persone e le comunità. Sbaglia chi guarda nel passato per registrare un vantaggio millimetrico della propria posizione rispetto a quella degli altri, perché in questo modo vanifica le parole cantate dal coro partigiano che abbiamo appena ascoltato, e cioè 'combattiamo perché l'Italia viva in pace e libertà'. Dobbiamo comprenderci a vicenda, questo dà valore a chi in quegli anni combatté: il loro sacrificio ci chiede di parlare oggi con questo rispetto, senza alimentare scontri soltanto per recuperare qualche consenso personale".

Il secondo aspetto è il significato del sacrificio di chi venne ucciso in quel tragico 1945: "Qui per le giovani generazioni c'è un monito preciso, scolpito nella storia, e cioè che la vita vale meno della libertà, della possibilità e capacità di sentirsi liberi. Quei giovani - ha ripreso il presidente - misero il bene personale e individuale più grande che c'è, la propria vita, a servizio di un bene collettivo: la libertà e la democrazia. Ed è qualcosa di insito dentro di noi: l'uomo nasce libero, la libertà non si può coartare, viene fuori come la pianta che buca l'asfalto".

"È questo il valore - ha concluso Zanin - che dobbiamo trasmettere ai giovani. E quest'anno vedo una partecipazione ancora più nutrita del solito, credo a causa degli avvenimenti degli ultimi anni, dalla pandemia alla guerra, che hanno dato una spinta forte alla mobilitazione. E la democrazia non abbia paura dell'autoritarismo e della violenza perché è più forte, in quanto ci è stata consegnata da chi si sacrificò in quegli anni".

La cerimonia si è conclusa con l'orazione ufficiale, affidata quest'anno a Doriana Armenise, e con un intervento di Paola Del Din. ACON/FA



L'intervento del presidente Piero Mauro Zanin all'esterno del cimitero di Udine. Al suo fianco l'assessore udinese Fabrizio Cigolot e il consigliere regionale Furio Honsell (primo da destra)
Le autorità nel luogo della cerimonia per l'eccidio dell'11 febbraio 1945: il presidente Zanin è il terzo da sinistra, al suo fianco il consigliere Honsell
Il presidente Zanin assieme a Paola Del Din davanti alla lapide che ricorda l'eccidio dei partigiani