DEPORTATI IN YU. BERNARDIS A CERIMONIA LAPIDARIO: RESTITUITA DIGNITÀ
(ACON) Gorizia, 11 giu - Altri 97 nomi sono stati scritti
sull'acciaio nel parco della Rimembranza a Gorizia. Sono quelli
di uomini e donne deportati in Jugoslavia da partigiani comunisti
che volevano l'annessione delle terre giuliane al regime di Tito.
Persone di cui si sono perse per sempre le tracce e di cui era
stato cancellato anche il ricordo in una gigantesca operazione di
rimozione e omissione, come hanno denunciato oggi il presidente
della Lega Nazionale di Gorizia, Luca Urizio, e il vicepresidente
della sezione triestina, Diego Guerin, nel corso della cerimonia
di inaugurazione di questo secondo lapidario, alla quale su
delega del presidente Mauro Bordin ha partecipato il consigliere
regionale Diego Bernardis, in rappresentanza dell'intera
Assemblea legislativa del Fvg.
Bernardis ha voluto sottolineare innanzitutto la grande vicinanza
della gente, "con più di 150 persone che hanno voluto vedere con
i loro occhi questa inaugurazione percependola come una
operazione di verità, profondamente sentita dalla cittadinanza
goriziana. Perché della verità - ha ricordato il consigliere -
non bisogna mai avere paura".
La cerimonia cade tra l'altro in una data importante, alla
vigilia "di quel 12 giugno 1945 in cui, dopo 40 giorni di terrore
titino, si concluse l'occupazione dei partigiani comunisti e
infoibatori: una data che corrisponde alla vera liberazione della
città di Gorizia". Il consigliere ha quindi ringraziato "Urizio e
tutta la Lega Nazionale per la caparbietà con cui non si sono
arresi di fronte agli ostacoli e sono riusciti a portare a
compimento questo nuovo monumento, che restituisce dignità alle
vittime".
All'inaugurazione erano presenti anche la sottosegretaria
all'Istruzione Paola Frassinetti in rappresentanza del Governo,
l'assessore regionale Sebastiano Callari che è intervenuto per
conto della Giunta Fedriga, e il senatore Roberto Menia, artefice
della legge che ha istituito il Giorno del ricordo per
commemorare le vittime delle foibe e dell'esodo.
Il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, ha voluto ribadire "che
questa non è un'iniziativa contro i partigiani, tanto è vero che
oggi è con noi anche Paola Del Din: noi siamo grati ai partigiani
che ci hanno liberato dal nazifascismo, non a chi voleva portare
queste terre italiane in un altro regime dittatoriale, quello
comunista di Tito".
Né questa celebrazione può alterare il clima di collaborazione in
vista di Gorizia 2025, ha sottolineato ancora Ziberna, "anzi
questa storia ci accomuna perché anche dall'altra parte del
confine moltissimi patirono la violenza dei partigiani
comunisti". Dettagliato anche l'intervento di Urizio, che ha
parlato "di più di 900 persone deportate in Jugoslavia nel solo
maggio del 1945".
ACON/FA
Il consigliere regionale Diego Bernardis (primo da destra) durante l'esecuzione dell'inno nazionale. Al suo fianco l'assessore Sebastiano Callari
Le autorità durante la cerimonia
Il momento dell'omaggio con le corone
Il momento della benedizione del lapidario
La frase che spiega il senso del monumento di Gorizia