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DEPORTATI IN YU. BERNARDIS A CERIMONIA LAPIDARIO: RESTITUITA DIGNITÀ

11.06.2023
21:17
(ACON) Gorizia, 11 giu - Altri 97 nomi sono stati scritti sull'acciaio nel parco della Rimembranza a Gorizia. Sono quelli di uomini e donne deportati in Jugoslavia da partigiani comunisti che volevano l'annessione delle terre giuliane al regime di Tito.

Persone di cui si sono perse per sempre le tracce e di cui era stato cancellato anche il ricordo in una gigantesca operazione di rimozione e omissione, come hanno denunciato oggi il presidente della Lega Nazionale di Gorizia, Luca Urizio, e il vicepresidente della sezione triestina, Diego Guerin, nel corso della cerimonia di inaugurazione di questo secondo lapidario, alla quale su delega del presidente Mauro Bordin ha partecipato il consigliere regionale Diego Bernardis, in rappresentanza dell'intera Assemblea legislativa del Fvg.

Bernardis ha voluto sottolineare innanzitutto la grande vicinanza della gente, "con più di 150 persone che hanno voluto vedere con i loro occhi questa inaugurazione percependola come una operazione di verità, profondamente sentita dalla cittadinanza goriziana. Perché della verità - ha ricordato il consigliere - non bisogna mai avere paura".

La cerimonia cade tra l'altro in una data importante, alla vigilia "di quel 12 giugno 1945 in cui, dopo 40 giorni di terrore titino, si concluse l'occupazione dei partigiani comunisti e infoibatori: una data che corrisponde alla vera liberazione della città di Gorizia". Il consigliere ha quindi ringraziato "Urizio e tutta la Lega Nazionale per la caparbietà con cui non si sono arresi di fronte agli ostacoli e sono riusciti a portare a compimento questo nuovo monumento, che restituisce dignità alle vittime".

All'inaugurazione erano presenti anche la sottosegretaria all'Istruzione Paola Frassinetti in rappresentanza del Governo, l'assessore regionale Sebastiano Callari che è intervenuto per conto della Giunta Fedriga, e il senatore Roberto Menia, artefice della legge che ha istituito il Giorno del ricordo per commemorare le vittime delle foibe e dell'esodo.

Il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, ha voluto ribadire "che questa non è un'iniziativa contro i partigiani, tanto è vero che oggi è con noi anche Paola Del Din: noi siamo grati ai partigiani che ci hanno liberato dal nazifascismo, non a chi voleva portare queste terre italiane in un altro regime dittatoriale, quello comunista di Tito".

Né questa celebrazione può alterare il clima di collaborazione in vista di Gorizia 2025, ha sottolineato ancora Ziberna, "anzi questa storia ci accomuna perché anche dall'altra parte del confine moltissimi patirono la violenza dei partigiani comunisti". Dettagliato anche l'intervento di Urizio, che ha parlato "di più di 900 persone deportate in Jugoslavia nel solo maggio del 1945". ACON/FA



Il consigliere regionale Diego Bernardis (primo da destra) durante l'esecuzione dell'inno nazionale. Al suo fianco l'assessore Sebastiano Callari
Le autorità durante la cerimonia
Il momento dell'omaggio con le corone
Il momento della benedizione del lapidario
La frase che spiega il senso del monumento di Gorizia