SALUTE. PELLEGRINO (AVS): 90% AZIENDE BIOMEDICALI STANNO PER FALLIRE
(ACON) Trieste, 21 giu - "Il payback è l'ennesima definizione
inglese che nasconde una letterale truffa ai danni delle aziende
produttrici di dispositivi biomedicali, che vanno dai fili di
sutura alla protesi passando per le valvole cardiache, e dei loro
dipendenti, ma che soprattutto darà l'ennesima picconata
all'intero comparto sanitario pubblico. Pay back vuol dire
restituzione, ovvero le Regioni che nel corso dell'anno hanno
sforato il tetto di spesa a causa del sottodimensionamento della
programmazione per adempiere alle richieste del Servizio
sanitario pubblico, hanno in mano una norma che obbliga i
fornitori a restituire parte fatturato, pari a quasi metà dello
sforamento mettendole in ginocchio, con il rischio reale di
fallimento mandando a casa migliaia di persone".
Lo dichiara inun a nota la consigliera regionale Serena
Pellegrino di Alleanza Verdi e Sinistra, dopo aver discusso in
Aula con l'assessore regionale alla Salute, Riccardo Riccardi,
"l'imminente crisi che insidia le piccole e medie imprese della
nostra regione. Il pay back è iniquo e con tutta probabilità
incostituzionale, è uno strumento di vessazione per le aziende
utile solo a demolire la sanità pubblica assieme al diritto alla
salute di tutti i cittadini. Avendo anche il Friuli Venezia
Giulia superato il tetto di spesa, i fornitori dovranno
restituire parte del fatturato, diventando compartecipi a
tamponare per quasi la metà lo sforamento della pubblica
amministrazione".
"Nella nostra Regione, come in tutta Italia - aggiunge Pellegrino
-, il payback obbligherà i fornitori a sborsare somme che vanno
dal 30 al 100 per cento del fatturato medio annuo: una norma
nazionale folle, opportunamente tenuta nel cassetto per sette
anni e che, a fine della scorsa legislatura, è ricomparsa sulla
scena prevedibili effetti devastanti e persino chi aveva
approvato questa truffa alle aziende e ai loro dipendenti si
pente di averlo fatto. Ma tant'è, lo smantellamento della sanità
pubblica si fa anche con il payback".
"L'assessore Riccardi - prosegue l'esponente di Centrosinsitra -
si preoccupa solo a parole delle aziende del biomedicale
regionali che dovranno disporre pagamenti complessivamente
stimati oltre i 120 milioni di euro, della prevista ondata di
licenziamenti che seguirà nelle aziende in crisi e fallite, delle
carenze nelle forniture di biomedicali alle strutture sanitari
del Sistema sanitario regionale e, non ultimo, della tutela del
diritto alla salute dei cittadini, ulteriormente contratto a
causa della mancata qualità e tempestività delle cure nel
servizio pubblico: l'obbligo del payback è previsto dalla legge,
le Regioni sono vincolate, dice l'assessore".
Al termine della seduta d'Aula, la consigliera fa sapere di "aver
incontrato un gruppo di imprenditori regionali del biomedicale,
del tutto insoddisfatti della risposta dell'assessore Riccardi.
Tutti sono indignati ed estremamente preoccupati. Gli
imprenditori sostengono, numeri alla mano, che il 90 per cento
delle aziende regionali del settore saranno costrette a chiudere,
non è un rischio, è una certezza".
"E poco conta che si spostino i termini per pagare cifre
calcolate in percentuale sui fatturati, tra l'altro con
innumerevoli errori e con meccanismi stabiliti dalla legge ma di
fatto inapplicabili, come la compensazione. Le aziende - conclude
Pellegrino - non hanno dubbi: il payback è iniquo, illegittimo,
devasterà le aziende, dissuaderà operatori esteri ad investire
nel mercato italiano e manderà a gambe all'aria le forniture di
dispositivi medici agli ospedali".
ACON/COM/rcm