ISLAM. BULLIAN (PAT-CIV): BAGNANTI VESTITI PEDOCIN TS, NO INTOLLERANZA
(ACON) Trieste, 14 ago - "Si tratta dell'ennesimo episodio a
dimostrazione di quanto la nostra società abbia abbassato la
propria capacità di riconoscere e rispettare le libertà altrui.
Che disagio provoca il fatto che alcune persone vadano a fare il
bagno con questo o quel vestito? L'asticella dell'intolleranza si
è purtroppo alzata a livelli preoccupanti".
Lo afferma in una nota il consigliere regionale Enrico Bullian
(Patto per l'Autonomia-Civica Fvg), riferendosi "alle proteste di
ieri contro un gruppo di donne musulmane che volevano fare il
bagno nelle acque antistanti il lido triestino del Pedocin. Trovo
sconcertante che le istituzioni comunali e la politica regionale
continuino a esasperare i toni e a occuparsi con questa enfasi di
come vadano al mare delle persone musulmane, entrando addirittura
in un ginepraio regolamentare nel quale sarà difficile
districarsi".
"Sarebbe sufficiente un po' di buon senso e di accettazione delle
differenze culturali quando, come in questo caso, non sono lesive
verso nessuno e non intaccano il nostro impianto istituzionale
liberal-democratico. Con un percorso di integrazione graduale -
aggiunge l'esponente del Gruppo Patto-Civica - sarebbero anche
introducibili migliorie (come il cambio del vestito di arrivo
rispetto a quello per entrare in acqua), impensabili con
l'approccio dello scontro frontale fra civiltà incompatibili.
Continuare solo a imporre divieti o a discriminare gli stranieri
attraverso norme finora sempre bocciate dalla magistratura (come
per le agevolazioni sul cosiddetto tagliaffitti o sulle
graduatorie Ater), certo non favorisce un percorso inclusivo
nella nostra società occidentale. Non aiuta neppure dichiarare a
sproposito, come ha fatto il sindaco di Trieste, Dipiazza, che
una triestina non può andare in bikini in Arabia. Questo,
infatti, non ci autorizza a comportarci come Stati che non hanno
nulla a che vedere con la nostra realtà".
"Noi, fortunatamente e grazie a chi ha combattuto per darci la
libertà, siamo una Repubblica democratica, laica e uno Stato di
diritto. Le istituzioni - commenta Bullian - devono comportarsi
conseguentemente anche verso i nuovi cittadini venuti qui ad
abitare e a lavorare. Poi, in generale, dubito di chi parla di
preoccuparsi per l'emancipazione femminile delle musulmane ma
che, allo stesso tempo, è propenso a non intervenire per salvare
le vite umane dei profughi nel Mediterraneo. Se si vuole la
libertà delle donne musulmane, ricordo che, per alcune, andare al
mare è già un passo in avanti. Solo la graduale integrazione può
aiutare l'emancipazione".
"È infatti noto che gli usi e i costumi sono quelli più lenti a
modificarsi, come è successo per le nostre bisnonne, che andavano
ancora in giro con il fazzoletto nero sul capo anche d'estate. Le
questioni vere a livello regionale - conclude Bullian -
riguardano l'inclusione, il lavoro e la salute, sulle quali serve
un'azione congiunta tra istituzioni, non certo i costumi da bagno
in sé, che fungono da armi di distrazioni di massa. Questi
rappresentano un diversivo per non parlare dei problemi che,
invece, interessano molto di più il nostro territorio: dalla
mancanza dei medici di famiglia alla denatalità, fino al
personale che le industrie e la ristorazione non riescono a
reclutare".
ACON/COM/db