SOCIALE. RUSSO (PD): DONNA MORTA TS, ATTIVARSI PER CONTRASTARE DISAGIO
(ACON) Trieste, 22 ago - "La morte solitaria di una donna
ancora giovane è un fatto grave che ci deve far interrogare tutti
sulle azioni da compiere per contrastare tragedie del genere e
non solo. A fronte di questi eventi, che sono la punta di un
iceberg di un crescente disagio sociale, non si può restare
inattivi e gongolarsi nell'immagine di una "Trieste da bere" che
forse non la dice tutta sulla realtà della nostra città".
Lo afferma in una nota il consigliere regionale Francesco Russo
(Partito democratico) a margine del rinvenimento del cadavere di
una donna avvenuto a Trieste, in via Settefontane, nella serata
di ieri, 21 agosto.
"È davvero terribile - prosegue il consigliere - pensare che a
Trieste si possa morire da soli senza che nessuno se ne accorga
per settimane. Fermo restando che l'intervento
dell'amministrazione pubblica non può irrompere nella sfera
privata dell'individuo, credo che queste morti solitarie, queste
persone "dimenticate" siano un fenomeno, non nuovo a Trieste, che
getta una luce su aree di disagio ben presenti in città".
Secondo Russo "ci sono dei bisogni che continuano a sfuggire. Il
Servizio sociale del Comune dovrebbe poter stringere le maglie
per intercettare il bisogno: serve una raccolta di dati, la
possibilità di integrarli con altri al fine di mappare il disagio
e, ove possibile prevenire che si trasformi in tragedia o
incancrenisca".
E ancora, continua in consigliere dem, "come in sanità esiste la
medicina di iniziativa, ci vorrebbe anche il "sociale di
iniziativa", mentre, invece, stiamo assistendo allo
smantellamento, da parte della Regione, della presenza dei
servizi sul territorio, dalla riduzione dei distretti a quella
dei consultori che sembrano dettate da una semplice e terribile
volontà di risparmio".
Sul tavolo, conclude Russo, "ci sono diverse opzioni concrete da
considerare: la raccolta di dati da parte dei Servizi sociali dei
Comuni, integrati con altri, per esempio la Polizia locale o
l'Ater, e il successivo invio di questi alla Regione per la
pianificazione regionale, l'istituzione di un assessorato alla
solitudine, come già realizzato in molti Comuni, o di una
struttura ad hoc all'interno del Servizio sociale del Comune,
magari nelle realtà cittadine in cui il fenomeno è più presente".
ACON/COM/mt