PESCA. MASSOLINO (PATTO-CIV): STRUMENTALI POSIZIONI DEL CENTRODESTRA
(ACON) Trieste, 13 set - "Mistificare la realtà a fini di
propaganda politica va a scapito della cittadinanza, che invece
ha diritto di ricevere informazioni chiare, contestualizzate e
trasparenti. Anche sul tema della pesca, la Destra di Governo e
quella regionale non perdono l'occasione per fare propaganda
contro l'Europa a scapito della verità".
Così la consigliera regionale Giulia Massolino, del Patto per
l'Autonomia-Civica Fvg, commenta in una nota la prossima visita a
Trieste del Governo nell'ambito del forum internazionale dedicato
alla valorizzazione della "Risorsa Mare", che si terrà il 14 e 15
settembre, al quale parteciperà "e in cui si parlerà anche della
pesca, tema su cui in Consiglio regionale è stata da poco
depositata una mozione promossa dalla Lega", rammenta
l'esponente autonomista.
"La mozione presentata in Regione dal Centrodestra a favore della
pesca a strascico - spiega la Massolino - è strumentale per
diverse ragioni. In primis perché quello a cui la mozione intende
opporsi non è un regolamento, ma un Piano d'azione complessivo
proposto dell'Unione europea, che intende decarbonizzare e
rendere più sostenibile il settore della pesca con una serie di
interventi. Il pacchetto approvato in Commissione europea, al
quale solo il nostro Governo ha votato contro, prevede un aumento
delle aree marine protette al 30% dei nostri mari entro il 2030 e
lo stop totale della pesca a strascico in queste aree. Nel
complesso, gli obiettivi che si pone tendono a raggiungere e
mantenere gli stock ittici a livelli sostenibili, diminuire
l'impatto della pesca sui fondali marini e ridurre al minimo gli
impatti della pesca sulle specie sensibili. Quindi nessuno stop
indiscriminato della pesca a strascico, come afferma la mozione
del Centrodestra, bensì la creazione di zone di protezione e
ripopolamento, che permetteranno ai pescatori di pescare di più
all'esterno delle aree protette e tutelare al contempo la
biodiversità".
"Uno degli obiettivi del Piano di azione europeo prosegue la
consigliera regionale - è la decarbonizzazione del settore:
ridurre tutto al tema della pesca a strascico è strumentale e
populista. Ma non solo, dimostra ignoranza e distanza da quella
che è la realtà della pesca in Friuli Venezia Giulia, dove lo
strascico è già marginale e non verrebbe limitato dal piano di
azione europeo. La vera sfida che la politica dovrebbe fare
propria è la gestione delle risorse naturali valorizzando il
prodotto locale. Così si combatte l'importazione di pesce da
altre nazioni e si valorizza la tradizione marina regionale. Non
solo, riprendendo le tradizioni del consumo tradizionale locale
si potrebbe evitare la sovrapesca di alcune specie a discapito di
altre. Torniamo a privilegiare risorse che abbiamo semi
abbandonato (basti pensare a quanto si è ridotta negli ultimi
anni la coltura dei mitili tradizionali come le cozze)
riscopriamo le cooperative e rendiamo più attrattivi i mestieri
legati alla filiera della pesca, in particolare per le e i
giovani, e soprattutto studiamo le possibilità di distribuzione
dei prodotti marini locali in regione, accorciando le filiere,
come già sperimentato in alcuni territori".
"Dovremmo ricordare al Governo in passerella a Trieste e che ha
votato contro il Piano della Commissione europea, isolandosi dal
resto dei Paesi, che già nel 2006 l'Unione europea ha introdotto
nel Mediterraneo il divieto di strascico nei siti marini Natura
2000. Volendo andare ancora più indietro, aggiungiamo una nota di
colore per i nostalgici: già nel 1835 l'impero austro-ungarico
aveva posto delle limitazioni allo strascico per tutelare la
fauna marina. Eppure a diciassette anni di distanza il divieto
posto dall'Unione europea non viene pienamente applicato dagli
Stati membri e la pesca a strascico - rimarca Giulia Massolino -
continua a operare indisturbata in aree che prevedono la massima
tutela. Solo nel 2021, su 350 aree mappate e chiuse alla pesca a
strascico si sono rilevate ben 178 presunte infrazioni in aree
italiane da parte di 305 pescherecci, per un totale di 9.518
giorni di pesca di frodo. Questo è un tema che la politica deve
affrontare, il rispetto non soltanto delle leggi, ma del futuro
stesso del nostro mare e di conseguenza della sua capacità
produttiva".
"Un eccessivo sforzo di pesca causa un drammatico impoverimento
della biodiversità marina. Per garantire un futuro al
Mediterraneo, in una prospettiva di medio periodo, bisogna
proteggere integralmente almeno il 30% delle sue acque. Per
questo il Piano d'azione europeo (accolto positivamente da tutti
i Paesi dell'area mediterranea tranne l'Italia) è indispensabile.
Questo però ci obbliga a ripensare, entro il 2030, molti dei
nostri stili di pesca e di consumo: stock ittici, flotte,
modalità di pesca e di distribuzione. Un'amministrazione
responsabile non soffia sul fuoco, ma si impegna a sostenere
questa riconversione nel settore ittico. Per questo - conclude la
consigliera - noi intendiamo affrontare il tema con un diverso
approccio, pragmatico e non idealistico e strumentale, e
costruiremo presto un momento di incontro per immaginare il
futuro della pesca sul nostro territorio tutte e tutti insieme".
ACON/COM/rcm