GRANDI OPERE. NO A COMMISSARIO, MOZIONE CAPOZZI BOCCIATA A MAGGIORANZA
(ACON) Trieste, 26 set - Bocciata a maggioranza dall'Aula, con
il voto contrario dell'intero Centrodestra, la mozione proposta
da Rosaria Capozzi, consigliera del Movimento Cinque Stelle, che
poneva all'attenzione della Giunta sull'articolo 13 del decreto
legge 10 agosto del 2023 numero 104, che prevede la nomina di un
commissario straordinario per grandi programmi d'investimento
esteri sul territorio italiano, definiti di interesse strategico
nazionale.
La proponente, spinta anche da quanto accaduto recentemente sulla
questione acciaieria sull'Aussa Corno, suggeriva alla Giunta di
presentare un ricorso davanti alla Corte Costituzionale per la
declaratoria di illegittimità costituzionale, o di richiederne
l'abrogazione in sede di conversione in legge.
Come spiegato dalla pentastellata, "nel decreto è previsto che il
Consiglio dei ministri possa con propria deliberazione, su
proposta del Ministro delle imprese e del made in Italy,
dichiarare il preminente interesse strategico nazionale di grandi
programmi d'investimento esteri sul territorio italiano, che
richiedono, per la loro realizzazione, procedimenti
amministrativi integrati e coordinati di enti locali, Regioni,
Province autonome, amministrazioni statali e altri enti o
soggetti pubblici di qualsiasi natura. Per garantire la
tempestiva ed efficace realizzazione del programma d'investimento
sarà nominato un commissario straordinario di Governo che potrà
operare in deroga dando alle amministrazioni competenti un
periodo massimo di quindici giorni per eventuali richieste, al
termine del quale può procedere anche in mancanza dei pareri".
"A nostro avviso - ha aggiunto Capozzi - per realizzare
infrastrutture o insediamenti produttivi sul territorio regionale
non è in alcun modo necessaria la nomina di un commissario da
parte del Governo e anzi, laddove ne è stato nominato uno, anche
di recente, non si sono velocizzate le procedure, ma invero si
sono definitivamente bloccate, come successo sulla linea
ferroviaria Venezia-Trieste o l'insediamento recente di
multinazionali che hanno affrontato investimenti che hanno
superato i 500 milioni di euro senza l'utilizzo di questa figura.
Questa nomina - ha concluso l'esponente dell'Opposizione - a
nostro parere rischierebbe di prevalere sulle norme regionali
votate da questo Consiglio o approvate dalla Giunta, limitandone
così l'autonomia prevista dalla Costituzione".
Il documento è stato sottoscritto anche da altri consiglieri di
minoranza che in Aula hanno ribadito la loro contrarietà al
decreto sostenendo che a rischio, in primis, c'è la specialità
regionale. Secondo Furio Honsell (Open) "bisogna porre
particolare attenzione ai rischi che si incontrano quando prevale
la normazione in deroga, che invece dovrebbe avvenire solo in
occasioni veramente straordinarie. Una modalità di legiferare che
non tiene conto di tutti i punti di vista, che non ha attrito,
rendendoci tutti molto più deboli e senza garanzie".
"Considerando le dichiarazioni rilasciate dai parlamentari
leghisti Pizzimenti e Dreosto - ha proseguito Massimo Moretuzzo
(Patto-Civica) che annunciavano la presentazione di emendamenti
volti a garantire l'autonomia decisionale della Regione Fvg su
questioni strategiche per il nostro territorio come salute,
ambiente e turismo, mi sorprende il silenzio in Aula dei
consiglieri della Lega che invece affidano le loro repliche
all'assessore Pierpaolo Roberti, posizione mantenuta anche dal
direttivo del partito su territorio regionale. In discussione c'è
un punto fondamentale: l'articolo 4 dello Statuto di autonomia
del Fvg che attribuisce le materie di competenza regionale. E
quindi bisogna decidere se esercitare la nostra specialità o
lasciarla in balia degli eventi".
A fargli eco Diego Moretti (Pd): "Bisogna capire se utilizzare o
meno la nostra specialità e le competenze che vengono assegnate
alla Regione. Credo che comunque la si pensi, visto anche quanto
accaduto sulla questione dell'acciaieria, è giusto che il destino
economico e industriale del Fvg si decida nella nostra regione
rispettando le competenze primarie previste".
La replica da parte della Maggioranza è arrivata dall'assessore
Pierpaolo Roberti che ha ribadito come il Centrodestra, a partire
dalla passata Legislatura, sia stato in grado di difendere con
ogni mezzo l'autonomia di questa Regione, anche grazie ai nuovi
patti finanziari. Nel merito della mozione, "il parere è
contrario poiché si parla di un decreto legge che ha una validità
di 60 giorni e che, se non verrà convertito in legge, decadrà.
Consideriamo inoltre che i parlamentari friulani hanno presentato
degli emendamenti di modifica in merito. Se sarà necessario
interverremo sul testo di legge", ha annunciato Roberti.
Serena Pellegrino (Avs) ha sottolineato come si tratti di un
articolo di legge "che mette a rischio la democrazia stessa,
spregio ai più elementari diritti di autodeterminazione delle
popolazioni e dei territori senza margine di ascolto e
trattativa, imbavagliando amministrazioni pubbliche e politica e
attribuendo a un unico soggetto, il commissario di Governo, un
potere inusitato in nome dell'interesse strategico nazionale".
Prima del voto, ha preso la parola anche Antonio Calligaris
(Lega) che ha ribadito come "la Lega abbia preso una posizione a
livello regionale e nazionale e abbia presentato degli
emendamenti tramite i suoi parlamentari. L'assessore ha dato una
risposta tecnica a conferma che nessuno ha cambiato idea ma che
l'impugnativa costituzionale di un decreto legge, che non è stato
ancora convertito e su cui si sta lavorando con delle modifiche,
credo sia una commedia".
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